Metà dei club della Ligue 1 rischia seriamente di fallire, dice L’Équipe

Non ci sono offerte per i diritti tv, e così molte società sono in difficoltà.

Che il calcio francese sia in difficoltà economica, beh, si sa. Anche perché stiamo parlando di una crisi che va avanti da tempo: già nel 2021, infatti, Jean-Marc Mickeler – presidente del del DNCG, ente regolatore finanziario del calcio francese – disse che «molti club del massimo campionato francese non saranno in grado di sopravvivere, senza una massiccia iniezione di liquidi da parte degli attuali proprietari». Ecco, adesso quello scenario così nefasto si sta materializzando nella realtà. A dirlo è L’Èquipe, secondo cui otto società iscritte al prossimo campionato di Ligue 1 rischiano seriamente di fallire. Si tratterebbe di Auxerre, Lens, Nantes, Stade Reims, Montpellier, Brest, Le Havre e Angers. A sorprendere è il fatto che due di queste squadre, il Lens e il Brest, si sono qualificate alla Champions League: il Lens ha disputato l’edizione 2023/24, il Brest è arrivato terzo nell’ultimo campionato e quindi ha ottenuto il suo primo accesso alla massima competizione europea. Eppure, secondo il giornale francese, i problemi di liquidità potrebbero mettere in dubbio l’esistenza stessa di questi club.

Ma come sono arrivati, in Francia, a impantanarsi dentro una situazione così critica? Semplice: nessuna emittente televisiva, almeno fino a questo momento, ha presentato un’offerta ritenuta congrua per i diritti televisivi della Ligue 1. Di conseguenza, i club medio-borghesi del campionato versano in una condizione di totale incertezza/indigenza. Secondo Calcio&Finanza, in questo momento ci sarebbero solo due strade percorribili: la nascita di un canale proprietario della Ligue 1 – una soluzione di cui si parla spesso anche in Italia – e un’offerta da 375 milioni l’anno, pervenuta da DAZN. Non c’è bisogno di essere esperti di finanza per rendersi conto che questi ipotetici 375 milioni sono davvero pochi, soprattutto rispetto agli altri campionati top in Europa. Fino a qualche settimana fa resisteva la speranza che Canal+ potesse fare una proposta più allettante, ma l’emittente francese ha deciso di destinare il suo budget ad altre competizioni calcistiche. Tra cui, naturalmente, la Champions League.

E ora un’altra domanda: perché, nonostante la situazione sia evidentemente difficile per tutti, alcuni club sono più a rischio rispetto ad altri? Anche qui c’è una risposta piuttosto semplice: come in quasi tutti i campionati europei, in Ligue 1 ci sono delle proprietà ricche e solide – quella del PSG, del Nizza, del Rennes, dello Strasburgo – e poi ci sono quelle che fanno capo a fondi di investimento, per esempio quelle di Tolosa e Lille. Il problema è che altri club francesi sono ancora fondati su un vecchio modello, quello del presidente/azionista di maggioranza che deve coprire personalmente i buchi di bilancio. E non è detto che degli imprenditori, per altro neanche troppo facoltosi, si facciano carico di una crisi tanto profonda. Una soluzione potrebbe essere il ricorso a un prestito bancario, ma è difficile che un istituto di credito investa su un’azienda che, in pratica, non ha alcuna certezza delle proprie entrate future.

L’altro grande problema, come succede sempre in casi del genere, è quello relativo al tempo: un dirigente francese ha spiegato che «il primo pagamento dei diritti televisivi deve avvenire il 15 agosto, il secondo il 15 ottobre e il terzo il 15 dicembre. Se questi soldi non arriveranno, a fine anno i club accuseranno una mancanza di liquidità che va dagli otto ai 12 milioni di euro». Sembra una cifra irrisoria, ma può fare la differenza in un contesto come la Ligue 1, un torneo ricco ma non ricchissimo in cui i club sopravvivono grazie agli introiti garantiti dalle tv e a quelli generati grazie al player trading – a meno che non si tratti del PSG, naturalmente.