I tifosi del Tottenham hanno lo stadio più bello del mondo, ma non ne sono così felici

Il problema sono i prezzi e, ovviamente, i risultati degli Spurs.
di Redazione Undici 27 Settembre 2024 alle 13:27

Quando è stato costruito e inaugurato, il nuovo stadio del Tottenham era considerato un vero e proprio gioiello, il futuro dell’architettura sportiva e del business legato a essa. Oggi, cinque anni dopo, le cose non sono cambiate molto: il New White Hart Lane – anche se il nome ufficiale è Tottenham Hotspur Stadium – resta ancora uno degli impianti calcistici più belli al mondo, forse il più bello in assoluto, e ha avviato una nuova era per la società che l’ha voluto a tutti i costi. In questo senso, basta pensare agli accordi stipulati con la NFL e a quelli con le major discografiche per organizzare dei concerti-evento: è attraverso i ricavi generati in questo modo che gli Spurs, stando ai dati dell’ultima Deloitte Football Money League, sono diventati il club più ricco della capitale inglese.

Ci credereste se vi dicessimo che i tifosi del Tottenham, le persone che popolano i settori del New White Hart Lane, non sono così felici di avere uno stadio del genere? No, non potreste crederci. E invece le cose stanno più o meno così, per tanti motivi. A raccontarlo è questo articolo pubblicato da iNews, in cui alcuni fan degli Spurs hanno espresso i loro dubbi e le loro perplessità rispetto a ciò che comporta, e a ciò che porta, un impianto così moderno e così maestoso. Certo, in alcuni giudizi c’è un’evidente deriva nostalgica, c’è il rimpianto per il vecchio White Hart Lane: uno stadio con le gradinate attaccate al terreno di gioco, un luogo in cui si respirava la vecchia cara atmosfera del calcio inglese quello vero, altro che le emozioni di plastica della Premier League. Oltre a questo tipo di pulsioni, però, ci sono anche delle letture interessanti e calate nella contemporaneità, nella realtà delle cose.

Intanto, molto banalmente, il fatto di giocare nel nuovo stadio e l’aumento dei ricavi non ha portato granché, a livello di risultati: l’ultimo trofeo del Tottenham resta la Coppa di Lega conquistata nel 2008, gli Spurs non vincono il titolo nazionale dal 1961, non sollevano la FA Cup dal 1991 e l’ultimo trofeo europeo risale al 1984. Il vero grande problema dei tifosi, però, va ricercato nella politica dei prezzi attuata dalla dirigenza del Tottenham: l’abbonamento più economico per la stagione 2024/25 ha un costo superiore ai 1000 euro; inoltre, a partire dall’anno prossimo, non saranno messe in vendita tessere annuali agevolate per anziani. E chi ne possiede una si vedrà riconosciuto uno sconto del 25%, non più del 50%, rispetto al prezzo di listino.

Insomma, entrare nello stadio più bello del mondo costa tantissimo. Anzi: costa decisamente troppo. Ed è un problema che diventa più grosso, più difficile da risolvere, se i risultati sul campo non sono all’altezza delle aspettative. Martin Cloake, ex co-presidente del Supporters’ Trust del Tottenham, ha raccontato come la trattativa tra club e tifosi per stabilire i prezzi dei biglietti fosse andata in una direzione chiara: «Se paghiamo un prezzo altissimo, tra i più alti in Europa, vogliamo assistere a grandi prestazioni in grandi competizioni. E questo, purtroppo, non sta avvenendo. Inoltre i servizi e il cibo, col tempo, sono diventati sempre più scadenti».

Insomma, c’è un evidente scollamento tra i tifosi degli Spurs e il loro nuovo stadio. Il fatto che l’impianto sia stato costruito nello stesso luogo in cui sorgeva il vecchio White Hart Lane è piuttosto importante, ha contribuito a tenere saldo il legame tra il club e il suo pubblico, ma da allora le cose non sono cambiate. Oppure, per dirla meglio, sono cambiate solo per la società, per la dirigenza, non certo per il pubblico. Oggi il Tottenham è un club ricco, deve essere considerato parte delle Big Six della Premier, ma di certo non esprime una squadra di primissimo livello. E in questa condizione, come dire, avere lo stadio del mondo non serve a cancellare le critiche. Anzi, finisce addirittura per alimentarle.

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