Il Red Star contro la multiproprietà

Il club parigino appartiene al fondo 777 Partners e presto potrebbe essere acquisito da un'altra conglomerata. Ma i tifosi hanno protestato e continuano a protestare, legati come sono a ideali popolari e non negoziabili.

L’Olympic è un bar situato di fronte allo stadio Bauer di Saint-Ouen, nella periferia nord di Parigi. È qui che la squadra di calcio della città, il Red Star F.C., gioca le sue partite casalinghe. Il bar è da sempre luogo di ritrovo per i tifosi del club. «Andiamo allo stadio e, non appena finisce la partita, veniamo qui e ne discutiamo bevendo una birra», dice Yacine Saada, proprietario de L’Olympic e tifoso del Red Star dalla nascita. L’interno del bar è un museo dedicato alla storia del club e ai valori che rappresenta. Vecchie foto della squadra, sciarpe e adesivi adornano le pareti, la maggior parte delle quali riflette una profonda tradizione politica vicina al comunismo e al movimento antifascista. Tra i tanti adesivi attaccati sul muro adiacente all’entrata, ce n’è uno raffigurante Maradona che fuma un sigaro e indossa un cappello con una stella rossa al centro, uno che dice “Refugees Welcome” (i rifugiati sono benvenuti) e un altro con la scritta “Fuck Nazis” (vaffanculo i nazisti).

La vicinanza della tifoseria al movimento antifascista e comunista viene da lontano. Alcune delle icone del club, come Jean-Claude Bauer, un medico di Saint-Ouen a cui è dedicato lo stadio, e Rino Della Negra, che ha giocato per il Red Star negli anni Quaranta e presta il nome ad un settore del Bauer, furono giustiziati dalle truppe tedesche per la loro affiliazione al Partito Comunista Francese e al movimento di Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. «Il movimento antifascista ha sempre fatto parte della nostra storia. È parte della nostra identità e questo non cambierà mai». dice Saada. Che definisce L’Olympic come il «quartier generale» dei tifosi del Red Star F.C.: «Se i tifosi hanno in programma di incontrarsi o di protestare contro qualcosa, lo fanno qui», afferma. È quanto accaduto nel 2022, quando il club è stato acquistato dalla società di investimento americana 777 Partners, proprietaria di diverse squadre in tutto il mondo, tra cui il Genoa in Italia, il Vasco da Gama in Brasile e l’Hertha Berlino in Germania.

I tifosi si opposero scrivendo lettere aperte alla dirigenza, pubblicando annunci sul quotidiano parigino Le Parisien, distribuendo volantini allo stadio e radunandosi fuori L’Olympic per protestare contro il fondo americano. Ancora oggi continuano a mostrare il loro disappunto verso la proprietà del club, anzi hanno acquisito rilevanza a causa di quello che è successo di recente: 777 Partners è fallita. Mentre fonti interne indicano che il club è finanziariamente stabile, il Red Star F.C. è ora alla ricerca di un nuovo proprietario ed è attualmente in trattative con Steve Pagliuca, già proprietario dei Boston Celtics e dell’Atalanta.

L’idea che un’altra multiproprietà possa acquisire il Red Star, naturalmente, non piace ai tifosi. Il collettivo Tribune Rino Della Negra è attivo insieme all’Associazione nazionale dei tifosi (ANS) nella lotta contro le multiproprietà, ed è stato invitato a partecipare ad un dibattito sul fenomeno organizzato da Football Supporters Europe (FSE) nell’ambito dell’European Football Fans Congress del 2023. L’attività del collettivo ha avuto anche risonanza politica: Éric Coquerel, membro dell’Assemblea Nazionale in rappresentanza della circoscrizione di Saint-Ouen e presidente della Commissione Finanze, ha iniziato più di un anno fa consultazioni per una legge che vieterebbe la multiproprietà nel calcio francese. Tuttavia, finora non è stato raggiunto alcun accordo.

Alla base di queste tensioni ci sono i valori politici con cui si identificano i tifosi. «Trovo fantastico che il club resti fedele alla sua tradizione di sinistra, soprattutto in un paese in cui l’estrema destra è così vicina al potere. Fa parte della storia del club e ne sono orgoglioso», afferma Sebastien, tifoso del Red Star da pochi anni. Indossa una giacca della squadra mentre beve una birra fuori L’Olympic con un amico, Maximilian, un sabato pomeriggio (entrambi hanno rifiutato di fornire il loro cognome). I due fanno parte di un gruppo di tifosi che si è spostato dagli spalti del Bauer a L’Olympic dopo una partita con il Paris FC (un club che sembra sembra destinato a essere acquisito da Red Bull, gruppo proprietario di club in Austria, Germania, Stati Uniti e Brasile, e dalla famiglia Arnault, proprietaria del conglomerato del lusso LVMH). Il risultato finale è stata una pesante sconfitta per 3-1 per la squadra di casa.

Secondo Maximilian, l’identità sociale e politica di Saint-Ouen è importante per spiegare queste tensioni. «Saint-Ouen è una città operaia. Se arriva una compagnia americana come 777 Partners, c’è un inevitabile gap ideologico», dice. Oltre a essere uno storico sobborgo operaio alle porte di Parigi, Saint-Ouen ha una forte tradizione politica comunista, una tendenza abbastanza frequente nei sobborghi parigini, spesso descritti con l’espressione ceinture rouge (cintura rossa) o banlieue rouge (sobborghi rossi). Tra il 1945 e il 2014, la città è stata amministrata da soli tre sindaci, tutti del Partito Comunista Francese. «Siamo fortemente contrari a 777 Partners e alle multiproprietà. È un fenomeno che non serve gli interessi del calcio, ma piuttosto quelli della proprietà e dei loro conti in banca», aggiunge Saada. «Qui siamo di sinistra, comunisti di base. Siamo contro le multiproprietà e i fondi di investimento».

Il Red Star ha vinto per cinque volte la Coppa di Francia, l’ultima nel 1952, e ha disputato 19 stagioni nella massima divisione francese, da cui però è retrocesso l’ultima volta nel 1975. Quest’anno è tornato in Ligue 2 a cinque anni dall’ultima retrocessione (Cristophe Simon/AFP via Getty Images)

I tifosi del Red Star non sono gli unici a preoccuparsi di questo fenomeno. I rischi della multiproprietà sono stati riconosciuti anche dalla UEFA, che ha sottolineato che la pratica «minaccia di minare l’integrità del gioco». Eppure la regolamentazione su questo tema è carente. E, in alcuni casi, il fenomeno è stato anche favorito dalla stessa UEFA. Al 2023, 105 club europei di massima divisione – equivalente al 13% dei club UEFA – hanno un rapporto di investimento incrociato con uno o più società diverse. Saada è preoccupato principalmente per i giocatori. Le multiproprietà utilizzano i loro club più piccoli come trampolini di lancio per giovani talenti, per poi venderli ai loro club più grandi. Una ricerca del servizio di business intelligence calcistico Off The Pitch mostra che i trasferimenti tra club legati da multiproprietà hanno rappresentato solo una «piccola parte dell’attività di trasferimento» durante lo scorso mercato estivo, con due grandi eccezioni: il trasferimento di Ernest Nuamah dal Molenbeek all’Olympique Lione e quello di Savinho dal Troyes al Manchester City.

Per Llarbatmi Sa’ar, che è stato un giocatore di calcio nel territorio francese d’oltremare di La Réunion in gioventù e ora vive a Saint-Ouen, la storia è più complicata. Mentre beve una birra fuori da L’Olympic, dice che una grande azienda come 777 Partners può portare investimenti che, a lungo termine, possono portare vantaggi sia ai giocatori che alla squadra. «Dobbiamo ascoltare gli ultras ma anche i giocatori, che vogliono eccellere e hanno bisogno delle risorse per farlo». All’interno de L’Olympic, seduto di fronte a un adesivo con la scritta “FUCK 777,” Saada afferma che un nuovo investitore è benvenuto solo se questo «porta denaro e aiuta il club a migliorare». Ma non tutti sono d’accordo. In risposta alla notizia del fallimento di 777 Partners, la Tribune Rino Della Negra ha ribadito la sua posizione sul futuro del club. Scrivendo “No alla multiproprietà”.