Nell’antico Egitto il Faraone, oltre a essere il capo supremo dello Stato, era anche una divinità nel corpo di un essere umano. Secondo la mitologia, dopo la morte, il re d’Egitto era in grado di trasferire i propri poteri sovrannaturali al figlio, in modo da perpetuare così la dinastia. Un po’ come il passaggio di testimone che sembra stia avvenendo nell’universo calcistico egiziano, con lo scettro pronto a passare dalle mani di un crepuscolare – seppur tra mille virgolette – Mohamed Salah a quelle di Omar Marmoush, attaccante 25enne dell’Eintrcht Francoforte. Il paragone può apparire blasfemo o quantomeno azzardato. I fatti, però, parlano chiaro e non possono essere trascurati.
Dopo stagioni discrete ma non proprio esaltanti, da ormai diversi mesi l’attaccante dell’Eintracht Francoforte ha conquistato la Bundesliga, imponendo la sua legge e terrorizzando le difese del massimo campionato tedesco. I numeri, infatti, raccontano di un decollo verticale: quando siamo ancora a dicembre, ovvero neanche al giro di boa della stagione, Marmoush ha già realizzato 13 reti – solo Harry Kane ha fatto meglio – e servito sette assist in campionato (17 e 11 rispettivamente se si considerano tutte le competizioni). Per intenderci: più del bottino raggiunto in tutta la passata stagione (12 reti in Bundesliga) e addirittura più del doppio del fatturato realizzativo maturato nell’annata 2022/23 (cinque reti). C’è un dato che più di tutti balza all’occhio e restituisce l’esatta misura dell’impatto tonitruante di Marmoush sul fußball, ma in generale sul calcio europeo: con 20, tra gol e assist, l’egiziano è al primo posto per contribuzioni realizzative nei top 5 campionati del Vecchio Continente, meglio di pesi massimi come Harry Kane, Robert Lewandowski e del suo connazionale più importante in assoluto, ovviamente guardando al calcio: Mo Salah.
L’ ultima partita di campionato con l’Heidenheim, vinta 0-4 in scioltezza dall’Eintracht, è stata il palcoscenico per l’ennesimo show stagionale di Marmoush. L’egiziano ha siglato una doppietta, la quarta in campionato, mettendo in mostra un’ampia parte di un repertorio che negli ultimi anni ha saputo arricchire e allargare, riuscendo a farlo somigliare sempre di più a quello di un top player. Nel secondo gol, segnato con un destro chirurgico arrivato a sublimare una fuga innescata da un controllo orientato con dribbling incorporato al difensore, c’è un po’ tutta l’essenza dello stile di Omar Marmoush. L’attaccante dell’Eintracht non ha la tecnica né la visione periferica di Salah, ma è comunque una punta versatile, uno di quei giocatori che sanno aumentare il voltaggio della partita con propulsioni fulminee e raffiche ingestibili, anche in spazi claustrofobici, stressando continuamente le difese avversarie e generando costantemente situazioni di superiorità numerica. La sua struttura fisica, agile, compatta ed esplosiva, unita a un’accelerazione portentosa, inoltre, ricorda vagamente proprio quella di Salah. Come del resto accade per il fuoriclasse del Liverpool, quando Omar Marmoush riceve la palla fronte porta, con tanto campo da attaccare, nelle difese avversarie scatta sempre l’allarme rosso. «E’ difficile difendere quando ti punta uno contro uno. Il suo ritmo, combinato alla velocità, lo rende un cliente particolarmente difficile per qualsiasi difensore”, ha spiegato Dino Toppmöller, l’allenatore dell’Eintracht.
Eppure, prima di quest’anno, Marmoush non aveva mai tenuto certe medie realizzative. Anzi, a dirla tutta, la parabola della sua carriera non ricorda quella tipica di un predestinato, quanto piuttosto somiglia a un inno alla resilienza. Dopo gli esordi nel Wadi Degla, e una favorevole impressione lasciata a Ryan Giggs durante un torneo U17 a Dubai, Marmoush è arrivato in Germania, al Wolfsburg, nel 2017 – secondo alcuni proprio grazie a una soffiata dell’ex fuoriclasse gallese del Manchester United al management dei Lupi. L’esordio in Bundesliga sarebbe arrivato solo tre anni più tardi: vuoi per le difficoltà di ambientamento, non solo puramente calcistico, vuoi per la lontananza dalla famiglia, Marmoush non ha un bel ricordo di quel periodo. «Non è stato un passo facile», ha raccontato l’attaccante dell’Eintracht. «Sono arrivato in Germania, un Paese nuovo, dove non conoscevo cibo, lingua, niente. E poi mi sono accorto che il calcio europeo è molto più veloce, anche dal punto di vista mentale. Mi ci è voluto un po’ di tempo per acclimatarmi al meglio».
Dopo i prestiti al St. Pauli e allo Stoccarda, poco fruttuosi a livello realizzativo ma piuttosto formativi, ecco il ritorno senza fare troppo rumore al Wolfsburg nel 2022, con il conseguente passaggio all’Eintracht a parametro zero nell’estate successiva. Nella prima stagione con le Aquile, Omar ha gettato le basi per il decollo, ma è stato l’arrivo sulle rive del Meno di Hugo Ekitike, con cui Marmoush sta vivendo una vera e propria bromance calcistica, il vero detonatore della carriera della punta egiziana. Nel calcio diretto e verticale di Toppmöller, con Ekitike a gravitare nel cuore dell’area, Marmoush può esplorare tutto il fronte offensivo, ma soprattutto allungare la squadra attaccando la profondità. La presenza di una spalla accanto a lui, a differenza di quanto avveniva nella passata stagione, quando l’Eintracht giocava con il 3-4-2-1, lo ha sollevato da diversi compiti e responsabilità, e così Marmoush si è riscoperto uno dei centravanti più letali e cinici.
Proprio il suo killer instinct sotto porta è la cosa che ha alimentato i paragoni con Salah. Qui, però, va detto, le analogie, se così vogliamo chiamarle, incontrano il loro capolinea. Lo status e l’aura di Salah sono ancora inavvicinabili, e soprattutto si estendono oltre il calcio: Momo Salah, si sa, è un’icona per l’intera comunità non solo egiziana, ma anche araba e musulmana. Anche se la tentazione è forte, e la fascinazione per l’individuazione di un un nuovo eroe è irresistibile in un mondo che ha sempre più fretta di celebrarne di nuovi con la stessa velocità con la quale accantona quelli vecchi, per Marmoush è difficile ipotizzare l’accesso a questo tipo di dimensione, ovvero quella del capopopolo carismatico, del condottiero ispiratore, dell’icona a trecentosessanta gradi. O, perlomeno, al momento è così.
Lo spiega benissimo Mustafa Abu Karat, CEO della World Youth Football Academy del Cairo: «Salah ha trasmesso speranza al di fuori dell’industria sportiva. È stato l’esempio vivente che, con la perseveranza, ognuno può essere chi sogna di essere, raggiungendo i livelli più alti». Poi Abu Karat ha citato un aneddoto molto significativo, un po’ il pilastro fondativo di questa speranza incarnata da un giocatore come Salah: «Il fatto che Momo viaggiava per molte ore al giorno per allenarsi, mangiando spesso solo il koshari, un piatto povero a base di pasta, riso e legumi, ha mandato un messaggio forte e chiaro a tutti i giocatori e anche ai loro genitori. Per questo, oggi, Salah è un esempio usato in tutte le conversazioni legate al calcio, naturalmente, ma anche al lavoro, alla fiducia nel futuro. E a tanto altro ancora».
In effetti c’è davvero qualcosa di Salah, nel suo modo di stare in campo
Anche quella di Marmoush, comunque, è una storia di sacrifici e perseveranza. E anche di amore verso la patria. In possesso anche del passaporto canadese, i genitori hanno lavorato per sei anni nel paese nordamericano, Marmoush avrebbe potuto indossare anche la maglia dei Canucks. Eppure ha preferito sposare la causa dei Faraoni, senza alcuna esitazione. Forse anche per questo che i tifosi egiziani non mancano mai di manifestargli il proprio affetto, cantando cori in cui lo paragonano a Salah, anche se il fenomeno del Liverpool ha voluto allontanare ogni tipo di parallelismo. Non per orgoglio personale, ma per proteggere il giovane compagno di nazionale, sottraendogli il peso di un fardello piuttosto ingombrante. «Smettetela di accostare Omar a me», ha detto l’attaccante del Liverpool. «Simili paragoni non fanno che aggiungere inutili pressioni. Non ci sono molti calciatori egiziani che fanno fortuna in Europa. Per cui lasciamo tranquillo Omar. Il percorso di ogni calciatore è diverso e sta a noi supportare quello di Marmoush».
Il due volte Pallone d’Oro Africano, naturalmente, ha ragione. Anche perché, al momento, ogni discorso non solo è prematuro, ma l’ombra proiettata dalla strepitosa carriera di Salah rischia di inghiottire quella di Marmoush. Che, tanto per dire, in questo momento h è fermo a sei gol in 35 presenze complessive con la Nazionale. Soprattutto, quando è mancato Salah, come nell’ultima finestra di qualificazioni alla Coppa d’Africa, Marmoush non ha ancora dato l’impressione di essere un trascinatore, un leader carismatico in grado di caricarsi la squadra sulle spalle e accompagnarla verso la vittoria. Certo, secondo Transfermarkt, Marmoush vale già 40 milioni. Probabilmente in estate avrà la sua occasione in un top club, forse proprio il Liverpool di Salah – che è in scadenza di contratto con i Reds. Un giorno, verosimilmente, la corona egiziana – che un tempo era appartenuta a El Khatib, Aboutrika e Hossam Hassan e che ora è proprietà di Salah – si poserà sulla sua testa. Poi starà a lui cercare di compiere l’impresa, difficilissima, di eguagliare e superare l’attuale Faraone.