I club norvegesi, alla fine, non sono riusciti ad abolire il Var

Decisivo il volere della Federcalcio, espresso grazie ai voti dei club dilettantistici (che della tecnologia non fanno uso).

Sembrava tutto deciso, ma alla fine il calcio norvegese resterà leale alla tecnologia. Al Var. E il colmo è che deve ringraziare proprio quelle squadre che il Var, di fatto, non l’hanno mai visto nei loro stadi. Tutte le 450 società sotto l’egida della Norges Fotballforbund – la Federcalcio locale – erano chiamate a pronunciarsi dopo l’iniziativa dei club professionisti che lo scorso gennaio ne avevano chiesto lo smantellamento. Ebbene, si è rivelata un’assemblea storica, secondo gli addetti ai lavori: «La più alta per affluenza sin dai tempi della questione Qatar 2022», quando la Norvegia valutò di boicottare l’evento per protesta contro la violazione dei diritti umani. E il partito pro-Var ha sconfitto gli abolizionisti per 321 voti a 129, rovesciando il pronostico alla vigilia.

Ma perché i dilettanti – molto più numerosi, talvolta vere e proprie squadre di quartiere – hanno deciso di votare in blocco a favore del supporto video agli arbitri? Da Oslo spiegano che è pura questione di lealtà istituzionale: se i club delle prime due divisioni del calcio norvegese si erano fatti carico dell’insofferenza dei tifosi nei confronti della tecnologia, lo schiaffo al Var aveva imbarazzato non poco la Norges Fotballforbund dinanzi all’Uefa. «Resta uno strumento da mantenere e perfezionare», questa è la risposta dei vertici federali alla mozione di gennaio. E una chiara indicazione di voto per quest’oggi. Così le piccole hanno eseguito: in termini di risorse e organizzazione dei campionati dipendono dalla Federcalcio, mentre quella per il Var suona come una crociata altrui, sacrificabile sull’altare.

Non sarà dunque la Norvegia, almeno per ora, il primo paese al mondo a disconoscere la tecnologia – qui adottata a partire dal 2023. Ma sulla patria di Haaland piomba la riflessione: quanto può essere credibile un sistema-calcio che non garantisce alcun potere decisionale ai club che lo trainano? «Non piace nemmeno a noi, ha spiegato al Guardian il presidente di una delle squadre amatoriali tirate in ballo. «Apprezziamo la democrazia, in cui pure noi piccole abbiamo voce in capitolo per discutere i grandi temi: ma questo non è il modo di coinvolgerci. Ci sentiamo usati come pedoni in un gioco di potere». Figurarsi allora i tifosi, che pur di sbarazzarsi del Var – correva Rosenborg-Lillestrom, luglio dell’anno scorso – avevano ricorso al lancio di crocchette di pesce dagli spalti. Si attendono nuove forme di protesta creativa.

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