Non c’è mai stato nessuno così forte, all’età di Lamine Yamal

A 18 anni da compiere, Messi debuttava in Liga, CR7 giocava allo Sporting e Haaland al Molde. L'esterno del Barça è già campione d'Europa e segna gol pazzeschi in Champions League.
di Redazione Undici 12 Marzo 2025 alle 13:25

Due cambi di passo, dalla linea laterale. Il secondo auto-lanciandosi verso spazi di calcio che soltanto rari talenti generazionali sanno vedere e sfruttare. A quel punto il ragazzino tira: il suo corpo è rivolto verso la tribuna centrale, a venti metri dalla porta. Eppure il pallone viene telecomandato rasente al secondo palo, preciso, splendido. Come quelle volte che giocando alla PlayStation ci sembra che la console stia un po’ esagerando con gli effetti speciali – e via di commenti: dai, su, non è verosimile. Questa invece è soltanto l’impressionante realtà di Lamine Yamal. Un uragano sullo sport, figurarsi sul Benfica. E mercoledì sera, nella gara di ritorno degli ottavi di Champions League, è diventato il calciatore più giovane di sempre a segnare e a confezionare un assist – pure quello immaginifico, con Raphinha a lucidargli le scarpe – nella stessa partita della competizione. A 17 anni e otto mesi.

Non è possibile prevedere quale carriera attenderà il canterano blaugrana (da Balotelli in poi, ci sono tantissimi talenti precoci smarriti lungo la via del calcio). Ma il dato di fatto è già gigantesco. Yamal è prossimo a sfondare quota 100 presenze in casa Barcellona, impreziosite da 19 reti e 24 assist – già 27 giocate decisive nella stagione in corso. Ha già vinto l’Europeo con la Nazionale spagnola, l’estate scorsa. E con entrambe le maglie non è affatto il giovanotto dello spogliatoio che ha classe e si farà, magari pure lasciando il segno nel garbage time: Yamal è un leader tecnico affermato, irrinunciabile e letale. Trascina, segna e passa il pallone in tutti i modi, disegnando traiettorie inedite anche per quei compagni di squadra – Lewandowski ha due anni in più del padre di Lamine – che le hanno viste tutte sul terreno di gioco. «Ma con lui è diverso», racconta il centravanti ex Bayern. «Non è soltanto questione di talento assoluto: riesce a esprimersi come se avesse sei o sette anni in più».

Perché rivedere solo il gol e l’assist, quando possiamo rivedere l’intera partita di Yamal?

Alla sua età, lo stesso Robert – certo più maratoneta che sprinter, in quanto a parabola – giocava nella seconda squadra del Legia Varsavia. Ma anche scomodando il gotha del calcio mondiale e qualunque altro precedente fulminante, nessuno nemmeno si avvicina a quanto realizzato finora da Yamal. Esempi sparsi. A 17 anni e 8 mesi, Haaland militava nel Molde in Norvegia. Cristiano Ronaldo, il cui nome veniva ben sottolineato sui taccuini di mezza Europa, era l’astro nascente dello Sporting Lisbona. E perfino Messi, cresciuto alla Masia come Lamine, aveva appena debuttato nel Barcellona: il primo dei suoi 672 gol con la maglia blaugrana sarebbe arrivato soltanto nel maggio 2005, a 17 anni, dieci mesi e sette giorni. Loro sì, erano enfant prodige. Yamal è già un fuoriclasse e basta. Prezzo del cartellino, 180 milioni di euro e forse più. “Il più giovane a…” per una decina di record diversi (un po’ come Luka Doncic si era rivelato al basket).

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Oggi l’unico rischio è dare per scontato un destino di altrettanta grandezza. «Messi e Maradona? I paragoni non mi piacciono», frena Hansi Flick, suo allenatore al Barça. «Certo Lamine è un genio, sfodera giocate incredibili, lo adoro ed è fantastico averlo con noi. Ma ha pur sempre 17 anni». A rispondere, tenendosi a distanza, è lo stesso Yamal. Sul campo, e con notevole larghezza di spalle anche a favor di microfoni: «Prima di vincere l’Europeo ero un bambino. Da lì in poi tutto è cambiato: rischio un calcio diverso, mi diverto di più e mi sento più libero palla al piede». Le parole tradotte in gol sono la meraviglia che ha steso il Benfica. Nuovo incanto blaugrana, delle grandi notti d’Europa che furono. E che forse saranno ancora.

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