La multiproprietà di John Textor ha fregato Bruno Lage, l’attuale allenatore del Benfica, che ora gli ha fatto causa

All'allenatore portoghese, firmando all'epoca per il Botafogo, venne promessa in seguito la panchina del Lione o del Crystal Palace: non arriverà mai. La vicenda prosegue oggi in tribunale.
di Redazione Undici 02 Maggio 2025 alle 18:36

Una clausola da oltre quattro milioni di euro. Diventati quasi nove, considerando gli interessi maturati nel frattempo. Il caso Lage contro Textor rischia di fare scuola, il primo nel suo genere tra un allenatore e una multiproprietà di vertici di svariati club calcistici. Ne bastano tre, per riassumere la storia: Botafogo, Crystal Palace e Lione. Il portoghese ha allenato la squadra carioca per pochi mesi, tra luglio e ottobre 2023. Uno degli altri due, invece, avrebbe dovuto essere da contratto la sua destinazione successiva. Non è stato così e ora le parti in causa se la vedranno in tribunale.

La vicenda è legalmente intricata, anche perché i precedenti in questo campo e a questi livelli sono ben pochi. Fondi come la Eagle Football Holdings di John Textor, magnate americano nell’industria dell’intrattenimento, possono mischiare le carte delle proprie società con inediti vantaggi competitivi. Dal trasferimento dei giocatori – si azzerano le commissioni, si spalmano talenti e obiettivi: ma questo dovremmo saperlo sin dalla longeva attività dei Pozzo, tra Udinese, Watford e Granada – al potere contrattuale rispetto alle concorrenti. Per esempio quando si vuole iniziare un nuovo ciclo tecnico, a partire da un nuovo allenatore: è quello che è successo a Bruno Lage un paio d’anni fa. Libero dopo l’esperienza ai Wolves, venne allettato dagli emissari di Textor più o meno con queste parole: “Vieni ad allenare il Botafogo per sei mesi e se le cose vanno bene ti piazzeremo al Crystal Palace o al Lione” (tanto siamo sempre noi che comandiamo).

A queste condizioni, Lage accettò. L’avventura brasiliana si sarebbe però rivelata un flop, con tanto di esonero dopo appena tre mesi e le ultime otto gare senza vittorie. I club europei decantati dalla holding di Textor non bussarono più alla porta e per quasi un anno lui rimase senza allenare. Poi, lo scorso settembre, il richiamo del Benfica – dove Lage aveva mosso i primi passi in carriera vincendo un campionato – e la risalita professionale, coi lusitani oggi nel pieno della volata scudetto contro lo Sporting.

Finita qui? Manco per niente. Perché a marzo Lage ha denunciato il gruppo di Textor alla London’s Commercial Court, rivendicando una clausola cristallina sul proprio contratto ai tempi del Botafogo: «Eagle Holdings è desiderosa di assumere Lage come allenatore del Crystal Palace del Lione e Lage è desideroso di diventare allenatore del Crystal Palace o del Lione», una volta terminato il periodo in Brasile. E ancora: «Le parti sono d’accordo che, tra l’1 gennaio e il 15 aprile 2024, Eagle Holdings dovrà usare i propri poteri dirigenziali sui due club per offrire all’allenatore una nuovo ruolo alla guida di uno di questi club». Questa offerta, sempre da contratto, sarebbe stata superiore ai quaytro milioni di euro netti all’anno. Un’ulteriore clausola gravava invece su Lage, impegnatosi a pagare la medesima cifra alla holding «in compensazione, qualora egli dovesse accettare diverse destinazioni lavorative durante il periodo in questione». Entrambe le parti, inoltre, intendevano «considerare questo accordo legalmente vincolante».

Quel che è successo, de iure, è che la Eagle Holdings – non offrendo la panchina del Palace o del Lione a Lage, per poi scegliere rispettivamente Oliver Glasner e Pierre Sage – ha disatteso quanto concordato. Poco importa se al Botafogo l’avventura del portoghese sia stata un fiasco: sul contratto la suddetta intesa non era vincolata all’ottenimento di derterminati risultati con la squadra di Rio. E se oggi il gruppo di Textor si dice sorpreso, aprendo alla risoluzione amichevole con Lage e citando a propria discolpa una vecchia conferenza stampa dell’allenatore al Botafogo – in cui faceva mea culpa per gli scarsi risultati –, dimentica uno dei principi cardine del diritto: verba volant. Per iscritto invece persiste una milionaria postilla. A meno che non prevalga una particolare caratteristica del diritto inglese: ogni accordo sulle intenzioni – agreement to agree – viene considerato legalmente inapplicabile. Lage e i suoi avvocati, evidentemente, ritengono che l’intrigo abbia invece dimensioni e ripercussioni internazionali. Con tutta la normativa del caso. Quella sfortunata parentesi a Rio potrebbe diventare l’affare della vita.

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