Reijnders sembra già un giocatore perfetto per il Manchester City di Guardiola, o forse lo è sempre stato

All'ex centrocampista del Milan sono bastate due partite per integrarsi alla perfezione nel sistema del tecnico catalano.
di Redazione Undici

Ci sono giocatori in grado di cambiare il sistema di una squadra di calcio, di elevare il rendimento dei compagni, di farlo restando semplicemente se stessi. È questione di presenza, movimenti, di intelligenza cinestetica e visiva, rispetto al proprio gioco e a quelo degli altri. Sono solo le prime uscite di Tijjani Reijnders con il Manchester City, eppure l’ex centrocampista del Milan sembra già quel calciatore lì, nel contesto della sua nuova squadra. Come direbbero negli Stati Uniti, dove è impegnato nel Mondiale per Club, “he makes the other play better”, “fa giocare meglio gli altri”. Guardiola con lui è andato a colpo sicuro. Lo voleva già a gennaio, lo ha acquistato appena possibile, nella finestra di mercato dal primo al 10 giugno che la FIFA ha messo a disposizione in vista del suo nuovo scintillante torneo. Evidentemente il tecnico del City aveva bisogno che Reijnders andasse in America e si rendesse conto subito di quello che lui sapeva già, ovvero che Reijnders è un calciatore perfetto per il suo sistema.

Per metterlo a suo agio Reijnders e lavorare immediatamente sull’intesa con i compagni, Guardiola lo ha fatto partire dall’inizio nei due match più difficili del girone, l’esordio contro il Wydad Casablanca e quello di ieri sera contro la Juventus. L’ex Milan ha risposto interpretando tutte le funzioni di centrocampo: davanti alla difesa, da mezzala di dialogo alla ricerca del terzo uomo, da numero-otto-simil-dieci con il compito di occupare la trequarti e inserirsi da dietro sui filtranti degli esterni. Insomma, Reijnders ha risposto davvero alla grande, qualità e velocità. Il suo innesto è come se avesse riavviato il motore del City, quelo che l’anno scorso – anche per via dell’infortunio di Rodri e non solo – si era inceppato. Reijnders ha fatto una sorta di inventario di quello che mancava ai Citizens, un po’ come quando li faceva per davvero, al supermercato Aldì di Zwolle, prima di andarsi ad allenare con la prima squadra del PEC Zwolle: «Guadagnavo poche centinaia di euro, quella fase mi ha fatto molto bene. Ho visto entrambi lati della medaglia», ha raccontato Reijnders in un’intervista a Nos.

Reijnders ha vissuto tutte le sue vite con il sorriso stampato in faccia, lo stesso sorriso che gli permetteva di andare in campo, di dominare le partite e poi di cantare i Queen o i pezzi folk olandesi in spogliatoio dopo una vittoria. In queste prime due uscite con il City si è divertito praticamente allo stesso modo, forse anche di più, conscio di essere (già) decisivo in uno dei top club più forti al mondo. L’esordio contro il Wydad non poteva andar meglio: 82 tocchi, 92% di passaggi completati, otto assistenze nell’ultimo quarto di campo e quattro recuperi. Certamente il ritmo e l’intensità della sfida contro i marocchini non è stato quello delle gare di Premier League o di Champions, ma anche contro la Juventus si è visto come Reijnders si muova splendidamente, come si metta sempre in visione dei due centrali a inizio azione, fornendo una soluzione a Matheus Nunes e Aït-Nouri e poi imbucando per i tagli di Doku e Savinho. Come in occasione del lancio che ha innescato il 3-1 di Haaland, vero punto di svolta della gara contro la squadra di Tudor.

Sui social network, luogo di commento da prendere sempre con le pinze, i tifosi del City hanno già lanciato un interessante accostamento: quello tra Reijnders e il Gundogan prime. Il paragone non è così campato in aria, tanto che alcuni data analyst hanno voluto comparare le loro statistiche: nel grafico a cerchio che vedete sopra, si può notare come i valori si accoppino quasi alla perfezione. L’olandese garantisce qualche dribbling e qualche passaggio offensivo in più del tedesco, invece che preferiva aprire il gioco, tenere il possesso del pallone e guadagnare campo in conduzione. Al di là delle pure stats, quello che colpisce è che si può fare un confronto tra un nuovo arrivato e una vera e propria leggenda del club. Per il City, infatti, Gundogan ha rappresentato e rappresenta ancora la continuità tra i tre cicli di Guardiola. c’era nel primo City dei vari Kompany, Fernandinho e Aguüro, nel secondo di De Bruyne e David Silva, ha alzato la Champions League da capitano e adesso ha un ruolo importante anche nel nuovo corso targato Haaland, Marmoush, Nico Gonzaáez, Matheus Nunes, Savinho,. Ecco, questo parallelo mostra perfettamente la dimensione già raggiunta da Reijnders nella mente e nei cuori dei tifosi del City. Non certo qualcosa di scontato considerando che è arrivato da neanche un mese. Non si direbbe, ma è proprio così.

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