Maglia azzurra, ko indolore contro la Spagna e un bagliore arcobaleno al braccio di Elena Linari. Non è passata inosservata la scelta della capitana dell’Italia, che nel corso di questi Europei in Svizzera ha deciso di scendere in campo con i colori rappresentativi della comunità LGBTQI+ a decorare la fascia che porta al braccio sinistro. «Penso che sia una forma di rispetto e apertura per tutto quel potrà avvenire in futuro», ha spiegato la calciatrice della Roma, che da tempo ha fatto coming out. Ma più che lanciare un messaggio personale, da parte di Linari c’è la voglia di dire basta ai pregiudizi all’interno dello sport. E Linari è la prima rappresentante dell’Italia – sia femminile, sia maschile – a indossare questo tipo di fascia in una competizione ufficiale.
L’impegno di Linari non arriva certo da ieri: già lo scorso ottobre figurava tra le 130 firmatarie da 27 paesi per la protesta contro l’accordo di sponsorizzazione tra la FIFA e Aramco, gigante saudita degli idrocarburi responsabile di politiche aziendali tutt’altro che progressiste in fatto di parità di genere e rispetto delle minoranze (eufemismi a parte, anche l’ONU ha accusato Aramco di violazione dei diritti umani). E durante gli Europei svizzeri, altre giocatrici – a partire da Leah Williamson, capitana dell’Inghilterra campione in carica, ma anche le colleghe di Svizzera, Germania e Norvegia – hanno indossato la fascia arcobaleno come Linari.
Una direzione che l’Italia ha voluto condividere in quanto gruppo, e che in generale è ben delineata nel panorama calcistico femminile. Basti pensare che, se guardiamo alle 368 partecipanti alla rassegna continentale, almeno 70 – di cui sei italiane – appartengono alla comunità LGBTQ+. Quasi il 20% del totale, una quota in continua crescita rispetto ai precedenti tornei grazie al progressivo sdoganamento delle barriere culturali. In questo senso va fatta una chiara distinzione fra le Federcalcio competenti: se la UEFA ha regolarmente approvato o consentito manifestazioni simboliche contro l’omotransfobia – anche se agli ultimi Europei maschili le fasce arcobaleno sono pressoché sparite –, discorso diverso va fatto per la FIFA. Che non solo ha vietato l’esposizione delle cosiddette bande al braccio “OneLove” – sia per Qatar 2022, sia per Australia 2023 – ma non ha dato alcun segno di apertura. Anzi. La risposta di Gianni Infantino è che nel 2034 la Coppa del Mondo maschile si giocherà in Arabia Saudita. E nel percorso di avvicinamento al grande evento, tutte le iniziative potenzialmente di disturbo al paese organizzatore saranno ridotte ai minimi termini. Anche per questo, finché si può, Linari e compagne mostrano il braccio con orgoglio.