Il fatto che Héctor Bellerín fosse un calciatore fuori dal comune, o comunque diverso dalla maggior parte dei suoi colleghi, era noto da tempo: la sua attenzione a tematiche ambientali, il suo amore per la moda e il suo modo unico di raccontarsi, sia come professionista che come uomo, lo hanno reso una specie di icona. Accanto a tutti questi interessi abbastanza rari, ce n’è un altro ancora più interessante: quello per la letteratura. È stato lo stesso Bellerín a confessare, nell’ambito di un’intervista rilasciata al Guardian, che «i libri mi hanno cambiato completamente la vita». Il terzino del Betis intende naturalmente in positivo, visto che «durante il lockdown legato al Covid, nel 2020, ho vissuto un periodo difficile: il calcio mi mancava, non sapevo quando sarei potuto tornare in campo, avevo iniziato anche a bere più del dovuto». Poi però ha iniziato a leggere Bukowski, e da allora non ha più smesso. Anzi, ha allargato sempre di più la sua conoscenza letteraria.
Basta aprire il profilo Instagram di Bellerín per imbattersi in numerose copertine di libri, libri tutt’altro che estivi – un aggettivo gentile per dire frivoli. Anche ora che è in Portogallo, in ritiro con il suo Betis, non mancano foto in cui è intento a leggere. Stando a quanto dichiarato al Guardian gli ultimi autori che ha letto sono Alana Portero, scrittrice madrilena attenta alle tematiche LGBTQI+, Juan Rulfo e Federico García Lorca; sul suo profilo, invece, si vedono le cover di Carolina Yuste e José Luis Sastre. Come detto: tutt’altro che autori semplici.
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In realtà l’amore di Bellerín per i libri è un affare di famiglia: suo padre aveva una grande passione per la letteratura dell’antica Grecia, non a caso il nome di battesimo del figlio Héctor arriva proprio da quell’influenza. Sergio C. Fanjul, editorialista culturale del quotidiano spagnolo El País, ha detto che «le preferenze di Bellerín ci dicono che è un lettore non si limita a seguire le tendenze mainstream». E infatti, viene da dire, il difensore spagnolo ha confermato che molti dei libri che ha scelto gli sono stati consigliati da un gruppo di scrittura creativa che frequenta ogni martedì sera a Siviglia, composto da studenti, medici e ingegneri. L’unico libro che proprio non è riuscito a finire, lo ammette quasi vergognandosene un po’, è stato Cime Tempestose di Emily Brontë, versione inglese: «Ci ho provato, ma non ce l’ho fatta».