L’Europeo dell’Italia ha avuto un impatto culturale dentro e fuori il calcio femminile, intervista a Laura Giuliani

Il portiere delle Azzurre racconta la sua estate indimenticabile, la sua carriera al Milan, le prospettive sue, del club rossonero e di tutto il movimento.
di Jacopo Morelli 22 Agosto 2025 alle 17:02

Laura Giuliani si è già infilata i guanti. Sta per cominciare un’altra stagione, la quinta che vivrà con la maglia del Milan. Il tempo vola, la passione è la solita del primo giorno. Ma a Milanello, dopo l’estate, è sbocciata una nuova consapevolezza. Grazie all’Europeo vissuto con l’Italia, su Laura e le sue compagne c’è una nuova curiosità. Perché in Svizzera hanno acceso una scintilla magica, pronta a illuminare il calcio femminile. E adesso deve essere alimentata. Per tutto il movimento e per le generazioni del futuro. Servono lavoro, passione, entusiasmo. Come ci ha raccontato Laura.

Ci racconti cosa ti è rimasto dentro dell’ultimo Europeo che hai vissuto con l’Italia?
Dell’Europeo giocato quest’estate mi porto dentro la leggerezza. Quella sensazione di vivere momenti di tensione e pressione con tranquillità e fiducia, col piacere di godersi ogni attimo.
Facciamo un passo indietro: cosa si prova quando si perde una finale europea nel giro di un minuto e mezzo?
La sensazione che ho provato è stata quella che vedo spesso nel dormiveglia: sono in procinto di prendere qualcosa e appena allungo le mani per toccarla, si sgretola il suolo e cado in un buco nero profondissimo. Credo che questa immagine descriva perfettamente quello che ho vissuto nel momento in cui Kelly ha ribattuto la palla in rete.

Quali sono state le tue emozioni in movimento in Svizzera?
‘Emozioni in movimento’ è stata una frase ricorrente nei miei scritti e dipinti di quest’estate, tanto che se dovessi trovare un titolo a tutto il periodo vissuto con la nazionale, sarebbe proprio questo! Le emozioni non solo sono loro stesse ‘movimento’ ma muovono e coinvolgono nella loro onda chiunque sia sintonizzato sulla stessa frequenza, espandendosi in ogni direzione. Questo Europeo mi ha portata letteralmente sulle giostre: tanto in alto quanto in basso, mentre nel mezzo avevo solo il tempo per sentire l’aria che mi sferzava il volto e la voce che si bloccava nella gola. Alla fine, comunque, è stato tutto troppo veloce e il mese e mezzo che siamo state insieme mi sembra volato via in un battito. Ciò che più mi ha inorgoglita, è il fatto che tutto quello che abbiamo provato noi all’interno del gruppo era così forte da riuscire a trasmetterlo ai tanti che ci hanno seguite ed accompagnate nel nostro percorso. Si è creato quel qualcosa di magico che solo le vere e spontanee emozioni sanno realizzare.
Qual è il momento, che sia dentro o fuori dal campo, che ti è rimasto di più in testa?
L’esultanza al secondo gol di Cristiana contro la Norvegia. C’è stato un boato incredibile in tutto lo stadio e ho visto ogni persona che potesse farlo correre verso di lei ed esultare! Sono rimasta a guardare quella scena con gratitudine infinita e anche un po’ incredula che tutto quello che stavo vivendo fosse vero. Finché non è arrivato il fischio finale e sono iniziati i festeggiamenti.

Come si fa a conservare la magia che si è creata dentro lo spogliatoio delle Azzurre?
Le ‘emozioni in movimento’ di cui parlavamo prima non sono solo sensazioni forti provate in precisi momenti ma sono i colori che impregnano tutte le immagini di quest’estate, dando senso e significato ad ogni ricordo. Così, ognuno di essi diventa unico e rimane nitido, impresso vividamente nella memoria. La ‘magia’ che si è creata ci è sempre stata. La fiamma va alimentata e accresciuta continuando a lavorare con impegno, dedizione, entusiasmo e passione, portando in campo tutto l’amore che proviamo per la Maglia Azzurra.
L’Italia di Soncin ha tracciato una linea definitiva nel calcio femminile: ci sarà un prima e un dopo l’Europeo. Perché chi voleva cominciare a giocare, ora ha un riferimento, un nuovo sogno, delle immagini nuove, come quella del gruppo che esulta dopo la vittoria contro la Norvegia. Che effetto ti fa sapere che il vostro percorso abbia avvicinato ancora di più il calcio alle ragazze?
Sapere che le prestazioni e l’entusiasmo di quest’estate abbiano avvicinato ancor di più le bambine e le ragazze al calcio, è uno degli obiettivi più importanti che ci auspicavamo di raggiungere. È importante sottolineare che i successi dell’Europeo non hanno solo una valenza sportiva ma anche un peso culturale e sociale di spinta al cambiamento e all’apertura collettiva potente. Oggi le bambine sono libere di scegliere di giocare a calcio, inseguendo, come abbiamo fatto anche noi alla loro età, i loro sogni mentre rincorrono o parano un pallone.

Qual è stata la forza di Soncin?
Quella di riuscire a costruire un gruppo coeso e solido non solo nello spogliatoio ma con tutti gli addetti ai lavori. Armonia e disponibilità sono state le chiavi per remare tutti insieme verso gli stessi obiettivi.
Cosa manca oggi al calcio femminile in Italia? E cosa vorresti contribuire a far crescere?
Credo che il risultato di quest’estate, oltre ad essere un grandissimo traguardo sia anche un importante punto di partenza. Dopo aver visto i frutti del lavoro fatto da otto anni ad oggi, è adesso il momento per guardare avanti e piantare nuovi semi, investendo nel futuro. Tutti i grandi cambiamenti hanno bisogno di tempo e tutto quello che abbiamo visto muoversi durante questo Europeo non può e non deve fermarsi al risultato di un’estate, deve diventare la normalità di un sistema che fa della consapevolezza del suo prodotto la sua forza.

Come immagini il futuro del Milan femminile nei prossimi cinque anni?
Sono trascorse quattro stagioni da quando sono approdata al Milan e mi appresto adesso ad affrontare la quinta. Quello che è cambiato di più in questo periodo, può sembrare scontato, è l’età. Se quando sono arrivata ero ‘una delle grandi tra le grandi’, oggi sono una delle poche trentenni presenti in squadra. Dall’anno scorso il club ha infatti deciso di puntare alla valorizzazione del settore giovanile, dando spazio alle ragazze formate ‘in casa’ e acquistando profili giovani da far crescere, affiancando loro calciatrici di esperienza che potessero aiutarle nel processo. L’attenzione al presente con lo sguardo al futuro.
Che messaggio cerchi di trasmettere da capitana?
Cerco di passare la mia esperienza. Mettermi a disposizione della squadra mi motiva a continuare a migliorarmi e a lavorare su ogni dettaglio, dentro e fuori dal campo. Mi piace osservare, ascoltare e condividere i momenti di gruppo, cercando di coinvolgere tutte le componenti. Alla fine, ho la sensazione che le mie colleghe mi restituiscano, anche inconsapevolmente, molto più di quanto gli do io.

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