È arrivato il momento che anche l’UEFA pensi a un turno preliminare prima delle qualificazioni ai Mondiali e agli Europei

La formula attuale, che mette di fronte le grandi e le piccole Nazionali, è poco attraente, squilibrata e mortificante per le piccole rappresentative.
di Vincenzo Lacerenza 09 Settembre 2025 alle 11:00

La sensazione di impotenza che giovedì scorso ha provato il Liechtenstein, travolto 0-6 a domicilio dal Belgio, deve essere stata parecchio frustrante. Un ciclone rosso si è abbattuto sul piccolo Rheinpark Stadion di Vaduz, spazzando via la modesta nazionale del Principato, seppellita dalle reti di De Cupyer, De Bruyne, Fofana, Theate e dalla doppietta di Tielemans. Il risultato extralarge, sarebbe potuto essere anche più largo nelle proporzioni, e così si è inevitabilmente riacceso il dibattito sul meccanismo delle qualificazioni europee ai grandi tornei internazionali, sollevando interrogativi sulle modalità dell’attuale format. Anche perché, dopo la goleada di Vaduz, nell’ordine, abbiamo assistito alle seguenti partite: Grecia-Bielorussia 5-1, Italia-Estonia 5-0, Armenia-Portogallo 0-5, San Marino-Bosnia 0-6, Croazia-Montenegro 4-0.

Questo break internazionale, insomma, ha riacceso i riflettori sul dislivello tecnico tra le superpotenze calcistiche e le selezioni minori, ovvero quelle con il Ranking FIFA più basso, ribadendo con forza l’esigenza di un barrage preliminare. Una sorta di scrematura, capace di scongiurare partite dal destino segnato, garantirebbe maggiore equilibrio e valorizzerebbe il percorso di qualificazione, restituendo competitività – e anche un poi di senso – a una fase che, così com’è, rischia spesso di trasformarsi in una stucchevole passerella per le big e in una dannosa ed evitabile fiera dell’umiliazione per i lillipuziani del calcio europeo. Si eviterebbero, in questo modo, anche molti paradossi, come quello fatto notare da Jonathan Northcroft, che sulle colonne del Times si è chiesto se fosse sensato che Marc Vales, il capitano di Andorra, abbia fronteggiato per sei volte l’Inghilterra negli ultimi venti anni, mentre nello stesso arco di tempo la nazionale dei Tre Leoni non abbia mai incrociato sul proprio cammino l’Argentina di Lionel Messi.

In altre parti del mondo, per dire, i round preliminari sono già da tempo una realtà. Solo la CONMEBOL, che però ha un sistema completamente diverso, rimane l’unica grande confederazione a non adottare turni preliminari. Praticamente tutte le altre confederazioni – dall’AFC alla OFC passando per la CONCACAF, mentre la CAF ha abolito i turni eliminatori solo dopo l’allargamento del Mondiale – hanno sistemi che prevedono dei barrage iniziali tra le Nazionali con ranking FIFA più basso. Questo format preliminare consente alle selezioni meno competitive di crescere sfidando avversari di livello simile, evitando goleade demoralizzanti e favorendo uno sviluppo più equilibrato del movimento calcistico.

Quella di Vaduz, del resto, è solo l’ultima di una lunga serie di sconfitte schiaccianti e ipertrofiche, l’ennesima conferma di come le qualificazioni sotto l’ombrello UEFA siano spesso il palcoscenico per inutili dimostrazioni di forza e il patibolo designato dei minnows del calcio europeo. Ancora fresco nella memoria è il granguignolesco 14-0 con cui la Francia disintegrò la malcapitata Gibilterra nel novembre del 2023. Viene, quindi, piuttosto facile dar ragione a Thomas Müller, aspramente criticato dopo le dichiarazioni rilasciate a margine di un pantagruelico San Marino-Germania 0-8, giocato nel novembre del 2016: «Non capisco il senso di partite così sbilanciate come queste, soprattutto considerando il calendario fitto di appuntamenti», disse l’attaccante all’epoca del Bayern Monaco, ora ai Vancouver Whitecaps. Gli fece eco Karl-Heinz Rummenigge, usando toni ancora più duri e probabilmente eccessivi: «San Marino non ha nulla a che fare con il calcio professionistico». La risposta del Titano, che sui social aveva sdrammatizzato ricordando il ben più bruciante 13-0 del 2006 subito sempre con la Germania, non si fece attendere. «Quando una nazione piccola come San Marino gioca contro i campioni del mondo della Germania può capitare un risultato del genere, l’importante è che non venga mai meno il rispetto», tuonò piuttosto seccato l’allora ct sammarinese, Pierangelo Manzaroli, ai microfoni di Sport Mediaset. «Credo che poi ci voglia il giusto autocontrollo nel post-partita e questo fa la differenza nel valutare lo spessore delle persone. Stavolta questo aspetto è venuto meno».

Eppure, se si esclude qualche commento un po’ troppo sopra le righe e si guarda alla sostanza, è difficile dare torto ai tedeschi. È vero che nella storia delle qualificazioni ai Mondiali ci sono stati degli upset clamorosi, come la leggendaria vittoria delle Figi sull’Australia nel 1988 o l’insospettabile trionfo di Hong Kong sulla Cina nel 1985 – in una gara politicamente molto significativa passata alla storia come “l’incidente del 19 maggio”. Ma certi episodi sono più unici che rari, e quindi da soli non possono bastare a giustificare questo romantico bisogno di voler mettere di fronte Nazionali dai valori lontanissimi tra loro.

C’è, poi, anche un tema di regolarità con cui fare i conti. Oltre ad abbattere l’interesse di pubblico e media, limitando le opportunità di crescita per le squadre più competitive (non a caso, per esempio, nel 2005 l’Australia ha lasciato l’OFC per migrare nell’AFC), questi confronti asimmetrici rischiano di spalancare anche le porte a situazioni, per così dire, controverse. Un esempio emblematico è la partita tra Spagna e Malta, giocata a dicembre del 1983 e terminata con un portentoso 12-1 per le Furie Rosse. Vincere con un punteggio così ampio era fondamentale perché la potesse superare l’Olanda nel girone di qualificazione a Euro 1984, assicurarsi così il passaggio del turno grazie alla differenza reti. La gara, già di per sé sbilanciata, fu inevitabilmente accompagnata da una serie di storie su presunti limoni avvelenati, accuse di doping lanciate verso gli spagnoli dai giocatori maltesi e immancabili sospetti di combine, mai però ufficialmente confermati.

Se tutto questo ancora non bastasse, nel senso che non foste ancora convinti di aderire al partito di Thomas Müller, c’è un altro potente argomento a sostegno di questa scuola di pensiero: giocare tra pari conviene soprattutto alle piccole Nazionali. Schivando la retorica dei giant-killing, per morfologia e dinamiche molto meno probabili nel calcio delle Nazionali rispetto a quello dei club, l’introduzione di barrage nelle eliminatorie verso i grandi tornei permetterebbe alle squadre più deboli di confrontarsi tra di loro in un ambiente più equilibrato e paradossalmente più competitivo, accumulando esperienza e favorendo la propria evoluzione. Un format di questo tipo garantirebbe una progressione naturale per le squadre meno competitive, offrendo loro l’opportunità di crescere e di competere a livelli più alti in modo sostenibile e graduale.

È un po’ quello che già accade con la tanto stigmatizzata Nations League, che attraverso il sistema delle leghe garantisce un ecosistema competitivo e armonico. Non a caso, infatti, questo torneo ha già regalato diverse soddisfazioni ai minnows. Come la Nazionale di San Marino, che lo scorso novembre, con un solo professionista in campo (Nanni), ha espugnato in rimonta (1-3) il campo del Liechtenstein e ha colto la prima vittoria in trasferta della sua storia. Per altro San Marino aveva già battuto il Liechtestein all’andata, e così ha conquistato una storica promozione in Lega C. «Prima esultavamo per qualche gol fatto, per un pareggio ogni tanto. Ora siamo diventati di bocca buona», ha raccontato il capitano, Matteo Vitaioli, alla Gazzetta dello Sport, sintetizzando efficacemente lo step in avanti compiuto dalla nazionale sammarinese.

Un’altra soluzione interessante potrebbe essere l’ideazione di un torneo simile alle FIFA Series, la manifestazione promossa da Infantino (della quale l’edizione pilota si è giocata lo scorso anno) con lo scopo di far affrontare tra loro rappresentative di diverse confederazioni, e ovviamente parliamo di quelle con il Ranking FIFA più basso. Vedere più spesso partite inedite come Santa Lucia-San Marino, com’è avvenuto lo scorso novembre durante la prima spedizione in Centro America della selezione del Titano, può essere utile non soltanto per appagare la sete di esotico dei nerd del pallone, ma soprattutto funzionale alla crescita e allo sviluppo dei pesci più piccoli dell’acquario.

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