L’ultima visita di Lebron James in Cina, , la 15esima della sua carriera, è finita con un piccolo grande malinteso: secondo quanto riporta The Athletic, la stella dei Los Angeles Lakers ha visitato due città – Shanghai e Chengdu – e ha rilasciato diverse interviste in cui ha parlato del basket, della Cina, e un po’ di tutto quello che ci si aspetta venga detto in un tour promozionale di abbigliamento sportivo (il viaggio in Cina di LBJ è stato organizzato da Nike, suo partner storico). Il problema è sorto lunedì 9 settembre, quando diversi giornali e media cinesi hanno riportato la notizia per cui James avrebbe scritto un editoriale per un organo di stampa controllato dal governo di Pechino. A quel punto, era inevitabile, sono divampate le polemiche. Soprattutto a Hong Kong e negli USA, i cui rapporti diplomatici con la Cina, come dire, non sono ai massimi storici.
Il giornale che avrebbe pubblicato l’articolo (presunto) di James è il People’s Daily, ma secondo le fonti di The Atheltic, fonti che si dichiarano molto vicine a LBJ, lui non avrebbe scritto né tantomeno inviato nulla: il quotidiano cinese avrebbe riportato alcune parole del campione americano, parole dette nel corso di una conferenza stampa aperta a diversi giornalisti di diverse testate, all’interno di un articolo che recava la sua firma. Solo che, appunto, il People’s Daily non ha mai ricevuto l’autorizzazione a pubblicare nulla che fosse attribuibile a LBJ. Anche perché, come detto, James non ha parlato in esclusiva con nessun giornale.
Per amor di precisione e di veritù, come hanno spiegato dei traduttori che hanno collaborato con The Athletic, il People Daily ha pubblicato l’articolo in questione specificando che James è stato intervistato e che un giornalista della redazione ha curato la scrittura del pezzo. Al tempo stesso, però, LBJ viene anche presentato come autore. Nell’articolo, si parla del basket come mezzo di unione tra le persone, dell’amore fortissimo che la Cina prova nei confronti della NBA, dell’accoglienza che LeBron riceve ogni qual volta visita il Paese. Niente di clamoroso o di compromettente, ma non era comunque il caso di mettere la sua firma.