Fa davvero strano pensare a Robert Lewandowski in formato riserva di lusso. Uno che entra dalla panchina e chiude le partite. Sarà per i 550 gol in carriera, per quel terzo posto nella classifica marcatori all time della Champions League dietro solo a Messi e Ronaldo, senza cui avrebbe vinto molti più Palloni d’Oro, per i 28 trofei con le tre squadre con la “B” della sua vita, Borussia Dortmund, Bayern Monaco e Barcellona o anche solo per essere stato tre stagioni fa il capocannoniere de La Liga. Eppure, gli anni passano per tutti, il polacco ad agosto ne ha compiuti 37 (festeggiandoli con un nuovo look biondo) e il Barça con molta tranquillità sta gestendo il naturale processo di avvicendamento. L’allenatore, Hansi Flick che lo conosce bene perché in Baviera gli ha regalato la sua stagione migliore, la 2019/20 con il triplete, glielo ha comunicato da qualche settimana, confermandogli però lo status di uomo di rotazione. Da questo punto di vista, infatti, i numeri non mentono.
Il 9 blaugrana ha finora messo insieme 233 minuti in sette partite tra campionato e Champions, più o meno una mezz’oretta di media a gara. Finora ha giocato da titolare solo un paio di match, contro il Newcastle e il Getafe. Curiosamente è rimasto a secco, ma ha invece realizzato una doppietta nei 22′ concessigli contro il Valencia e soprattutto giovedì scorso, a Oviedo, quando la sua rete del 2-1 è stata decisiva per ribaltare lo svantaggio iniziale di Alberto Reina, prendersi la vittoria e rimanere nella scia del Real Madrid, distante due punti in classifica.
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Lewa ha fatto vedere ancora una volta il suo ruolo di super sostituto, segnando al 70′, appena cinque minuti dopo il suo ingresso in campo. Ha girato in porta un cross ben calibrato di Frenkie de Jong, con un tocco preciso che ha baciato la parte inferiore della traversa e portato il Barcellona in vantaggio. Nonostante stia ancora ritrovando il ritmo partita dopo problemi fisici nel precampionato, l’attaccante si sta adattando bene al nuovo status. Un cambiamento per nulla automatico per un campione come lui, che mostra l’intelligenza di questo giocatore, già emersa in alcune dichiarazioni pubbliche in cui ha “coccolato” i compagni più giovani. «Non ho nessuna fretta, la cosa più importante è che, se gioco, voglio segnare per aiutare la squadra. Fisicamente mi sento molto bene» ha rivelato nel post partita.
Le sostituzioni effettuate da Flick nell’intervallo – in particolare l’ingresso di De Jong al posto di Marc Casado – hanno cambiato l’inerzia del match. I cambi hanno stabilizzato il centrocampo, migliorato la circolazione del pallone, permesso al Barça di controllare il possesso e creare occasioni decisive. Il tutto ha messo in evidenza la capacità dell’allenatore tedesco di leggere la partita e adattarsi. Il Barcellona ha alzato la pressione, Escandell è stato straordinario su Rashford e Raphinha, tenendo in partita i suoi finché la superiorità tecnica dei catalani non è venuta fuori. Nel segno di Robert Lewandowski che sarà anche un panchinaro ma in quelle rare occasioni in cui il Barcellona ha dei problemi, è sempre il primo a risolverli.