Rodrygo Goes ha già vinto 13 titoli con il Real Madrid a 24 anni, ha indossato la maglia numero 10 del Brasile ed è considerato un grande campione a livello globale. Adesso è anche tornato a essere decisivo per il Madrid dopo un’estate tormentata da borbottii di mercato mai verificati. Eppure, come ha raccontato lui stesso in un’intervista a Diário As, ha attraversato dei momenti davvero difficili nel corso della sua carriera. Soprattutto durante la scorsa stagione: «Ho vissuto un pessimo momento a livello personale l’ultimo anno. Sono rimasto molto tempo senza parlarne e nessuno sapeva che cosa stavo passando. Solo Ancelotti, che mi vedeva ogni giorno al campo di allenamento, si è accorto che qualcosa non stava funzionando e mi ha detto di stare calmo, di non preoccuparmi, che non era il momento giusto per scendere in campo».
Inizia così il racconto che Rodrygo fa della scorsa primavera, periodo in cui sia lui che il Real Madrid hanno faticato molto. I motivi, secondo il brasiliano, sono psicologici e fisici e ruotano tutti intorno al fatto che anche i calciatori possono avere problemi reali, concreti e per questo difficili da affrontare. Inoltre, il poco tempo che intercorre tra una partita e l’altra non permette né il recupero fisico né la possibilità di fermarsi per risolvere certi problemi. È in questo contesto che Carlo Ancelotti è intervenuto con la sua esperienza ed empatia. Rodrygo ha raccontato come il suo attuale allenatore nella Nazionale brasiliana gli abbia parlato per sostenerlo, in qualche modo gli sia stato vicino: «Ancelotti ha visto che sono una persona normale con problemi reali, ha capito la mia situazione complicata. Sapeva che era fondamentale recuperare la persona prima ancora che il calciatore, e che l’importante era che stessi bene di testa. É stato un momento molto difficile, e ringrazierò sempre Carlo, suo figlio Davide e tutto lo staff».
Oggi Rodrygo sta molto meglio, è tornato saltuariamente a giocare sulla fascia sinistra, ovvero quella che preferisce, e, nonostante il rapporto inizialmente non troppo facile con Xabi Alonso, il rapporto che lo lega – con contratto valido fino al 2028 – al Real Madrid è più solido che mai: «Non ho mai pensato di andar via. Ogni estate si ripetono sempre le stesse cose su di me, ma l’unica verità è che io rimarrò al Real fino a che il Real mi vorrà tenere. Cercherò una nuova squadra solo quando non mi vorranno più». Il ritorno in campo lo ha visto fornire due assist nelle due partite di Champions League giocate contro Marsiglia e Kairat, entrambe vinte dal Madrid e in cui il brasiliano ha brillato come una volta. In Nazionale, come detto, ritroverà proprio il tecnico che gli ha permesso di mettersi alle spalle un momento faticoso: «Sono contento che Carlo sia l’allenatore del Brasile, ha sempre detto di voler allenare la Seleçao perché è il Real Madrid delle Nazionali. Ora abbiamo in mente il Mondiale, e con lui in panchina sicuramente potremo fare molto bene», ha concluso Rodrygo.
Parlando delle sue difficoltà extracampo, di fatto Rodrygo, ha seguito l’esempio di Phil Foden e Robin Gosens, altri due calciatori hanno lamentato problemi di benessere mentale e fisica per le troppe partite giocate, per la pressione che avvertono, per la necessità di performare sempre al massimo nonostante durante la stagione non ci sia il tempo per recuperare adeguatamente. Un problema concreto che, per fortuna, non è più un tabù.