Complice anche la partenza della stagione del grande basket, con i campionati nazionali e l’Eurolega, l’NBA (per ora ancora in preseason) continua a lavorare su un progetto ormai diventato di dominio pubblico: la sua lega in Europa. Secondo il commissioner Adam Silver, l’NBA Europe è molto più che un piano per il futuro, è qualcosa di molto concreto che dovrebbe partire entro il 2028. Per approcciarsi al mercato del vecchio continente, l’NBA ha creato dei fitti dialoghi con la maggior parte dei club di Eurolega, in particolare quelli più storici, come Real Madrid e Barcellona, guardando però anche anche alle big europee del calcio, a cui è stata prospettata la possibilità di creare delle polisportive sotto lo stesso brand. Tra queste ci sarebbe anche il Paris Saint-Germain, che da sempre è molto interessato al progetto.
Però, ecco, ci sono dei problemi da risolvere, degli ostacoli da superare. Intanto Parigi ha già una squadra di Eurolega, il Paris Basketball (l’ex franchigia di Victor Wembanyama, stella dei San Antonio Spurs ), ma è altrettanto chiaro che se una società come il PSG dovesse decidere di investire nel basket, beh, gli equilibri cittadini sarebbero destinati a cambiare. Come racconta il giornale francese L’Équipe, l’ingresso del PSG nella NBA Europe – che allo stato attuale prevederebbe 16 club, di cui 12 con licenza permanente – è parte di una trattativa diretta tra la lega americana e Qatar Sports Investments (QSI), il fondo sovrano proprietario del club calcistico campione d’Europa. Le negoziazioni vanno avanti da tempo, come ha confermato un portavoce: «QSI era stato contattato nel marzo 2025 per la creazione di una franchigia a Parigi, per la quale aveva espresso interesse». Da allora, però, non ci sono stati grossi passi in avanti. Almeno ufficialmente, perché L’Équipe sembra certa che le trattative siano destinate ad accelerare nei prossimi tre mesi.
L’investimento di QSI potrà essere effettuato in solitaria o con partner. Dipenderà sia dal costo d’ingresso (stimato tra i tra 300 e 500 milioni di dollari) sia dal pacchetto offerto. QSI quindi potrebbe diventare proprietario totale totale della franchigia, nonché avere delle quote nella futura lega europea. La concorrenza resta alta. La possibilità di partecipare a un mercato potenzialmente miliardario attira diversi fondi internazionali, eppure il PSG ha diverse caratteristiche che attraggono il mondo NBA. A cominciare dall’ormai storico rapporto diretto con il marchio Air Jordan, che veste Dembélé e compagni per le gare di Champions League. Inoltre, come se non bastasse, Kevin Durant è uno degli azionisti di minoranza della società.
Un altro aspetto da approfondire riguarda l’eventuale partecipazione al campionato di basket francee, la Betclic Élite. Dato che la NBA è un modello di lega chiuso, ci si è chiesto se le nuove squadre europee potessero essere esentate dai campionati nazionali. Secondo il responsabile di NBA Europe, George Aivazoglou, questo scenario è poco probabile: «Crediamo in un sistema dove le prestazioni nel campionato nazionale vengono premiate con l’opportunità di accedere al massimo livello» ha spiegato il dirigente greco. La NBA, sempre secondo quanto riporta L’Équipe, ha notato che in Europa i sistemi chiusi funzionano fino a un certo punto. L’Eurolega lo è, perché si basa su una serie di licenze, ma esiste comunque la chance di accedere al tavolo delle trattative per merito sportivo, vincendo il campionato o l’Eurocup. Inoltre, come avvenuto in Africa con la Basketball Africa League, la NBA ha siglato un’alleanza con la FIBA, felice di poter tornare a competere con l’Eurolega, che da 25 anni domina il basket europeo. Per tutte queste ragioni, è improbabile che un PSG marchiato NBA operi al di fuori della Betclic Élite, alla quale garantirebbe anche una visibilità senza precedenti.
C’è chi poi ha pensato che il PSG potesse “comprare” il Paris Basketball. Per entrare rapidamente nell’élite francese, il PSG potrebbe imitare quanto fatto proprio dal Paris, che nel 2018 aveva rilevato i diritti sportivi di Hyères-Toulon (allora in Pro B). L’ipotesi di un’acquisizione del Paris Basketball stesso sarebbe anche la più logica, a pensarci bene, ma ovviamente sarebbe anche una mossa delicata. La scalata del club, infatti, è stata rapidissima. I campioni di Francia hanno trasformato Porte de La Chapelle in un luogo di culto, attirando l’attore Omar Sy come co-proprietario e, in soli sette anni, hanno costruito un marchio forte e una presenza culturale significativa nel panorama parigino. L’attuale proprietà, che ha potuto giovarsi anche degli investimenti degli americani David Kahn – ex azionista degli Atlanta Hawks – ed Eric Schwartz, cederebbe le quote del club solo a fronte di un’offerta molto ricca, che le permetterebbe di generare una plusvalenza. Infine, ma non in ordine di importanza, c’è il dubbio legato all’Adidas Arena, uno dei campi di gioco del Paris: il contratto di sponsorizzazione con il brand tedesco è attivo fino al 2029, ma il PSG è storicamente legato a Nike. Un’alternativa sarebbe la creazione di due franchigie parigine, come Lakers e Clippers a Los Angeles. «Uno scenario che, con lo sviluppo della lega, potrebbe realizzarsi» ha spiegato a L’Équipe Aivazoglou.
Ok, ma dove potrebbe giocare l’eventuale PSG Basket? A dir la verità, questo è il nodo principale del progetto. A Parigi le opzioni sono limitate. O la già citata Adidas Arena (da 8.000 posti) o l’Accor Arena (da 15.000 posti). Il Paris Basketball si divide tra i due palazzi, grazie a un accordo con la società che li gestisce, ma non è chiarissimo se questa intesa sia esclusiva o meno. C’è poi il problema della disponibilità. Le arene sono spesso prenotate per concerti ed eventi, mentre una squadra NBA avrebbe bisogno di 20-30 date riservate all’anno. L’opzione di giocare alla Défense Arena, che ospita Nanterre per le grandi partite e che per un attimo ha sperato di vedere il match NBA tra San Antonio e Indiana lo scorso gennaio, potrebbe essere presa in considerazione. Sembra rischioso, invece, edificare una nuova arena, visti il poco tempo a disposizione. Il PSG potrebbe valutarlo se decidesse di partire da squadre di divisioni inferiori, con una soluzione temporanea: forse Poissy (ora in terza divisione), dove si trova anche il centro d’allenamento della squadra di Luis Enrique, o Massy (attualmente in quarta). Entrambi i comuni sono in lizza per ospitare il futuro stadio del club, a cui si potrebbe affiancare una nuova arena per gli sport indoor. Insomma, i punti interrogativi non mancano, ma la strada sembra comunque tracciata. Quando si muovono due colossi sportivi come l’NBA e la QSI, è difficile pensare che non si possa trovare un accordo.