Se il Paris Saint-Germain è passato dall’essere una collezione di figurine a una squadra vera, nonché inarrestabile, il merito è soprattutto di Luis Campos, direttore sportivo del club. Un autentico genio del calcio. In passato, Campos si era guadagnato la stima di tutti battendo il dominio del PSG in Ligue 1 per ben due volte, guidando Monaco e Lille al titolo con squadre fondate su giovani talenti scovati, valorizzati e rivenduti a cifre record – tra i quali Mbappé, Bernardo Silva e Osimhen. Oggi, dopo essere arrivato al PSG e averlo cambiato radicalmente, ha deciso di svelare pubblicamente i suoi metodi. Lo sta facendo su Twitter con un thread che dura da una settimana. Il format è essenziale e coinvolgente: ogni giorno, una nuova, piccola perla di saggezza sul mondo del calcio.
Il primo consiglio svelato sull’account di Campos è una frase-manifesto, che è anche il cardine della sua intera carriera: «Il calcio si gioca con la testa, i piedi sono solo degli strumenti», una citazione di Andrea Pirlo. Apparentemente semplice, quasi banale, ma è in realtà la chiave di volta del suo metodo. Prima di scegliere un calciatore, l’attuale ds del PSG non guarda come questo lavora con la palla, ma osserva la mente con cui affronta la partita. Campos vuole analizzare come il cervello ragiona e processa in tempo reale l’enorme quantità di eventi che avvengono con impercettibile rapidità: dalle decisioni tattiche alla capacità di memorizzare le situazioni di gioco, passando per l’autocontrollo emotivo. Quella di Luis Campos è una vera e propria revisione, in chiave calcistica, del dualismo cartesiano tra res extensa (il corpo) e res cogitans (la testa). Per Campos – come per Cartesio – non ci sono dubbi: è la testa che domina, «il cervello è il vero muscolo che separa un buon giocatore da uno eccellente», come ha scritto. Penso, dunque gioco bene – parafrasando il filosofo. E questo è il cuore della sua filosofia: tutti i post successivi sono dedicati a svelare le abilità cognitive dei giocatori, a come riconoscerle e a quanto siano davvero fondamentali nel gioco.
— Luis Campos (@luiscamposFoot) November 11, 2025
Campos svela che nel calcio non esiste un solo tipo di intelligenza. Ne individua tantissime: da quella logico-matematica a quella ambientale, da quella emotiva alla melodica, e molte altre ancora – in fondo, le stesse che governano la nostra vita di tutti i giorni. Questi tipi di intelligenza, per quanto possano sembrare distanti dal campo, sono le qualità principali che Campos cerca di individuare per capire un giocatore e inserirlo nella sua squadra, in un sistema di “teste”. E la chiave è la lettura dei dettagli: se un giocatore continua a “scannerizzare” l’ambiente intorno a sé – ovvero dare continue occhiate ai compagni – allora possiede un’intelligenza più “spaziale”, mentre se dimostra un tempismo impeccabile e serve la palla sempre nel momento esatto, è guidato da una più “logico-matematica”. Il principio finale è semplice: «Più tipi d’intelligenza un calciatore possiede, più il suo impatto è maggiore».
Tutto è cominciato solo una settimana fa, con un profilo X che fino a quel momento era rimasto quasi silente. L’unico segno di vita: un singolo post che recitava: «Amo il calcio. Amo il mio lavoro», accompagnato da una foto qualunque scattata al campo d’allenamento del PSG. Campos, però, ha rotto il silenzio per una missione precisa: diffondere la sua conoscenza, aiutare i colleghi e, soprattutto, svelare agli appassionati come funziona davvero lo scouting in una delle squadre più forti e strutturate del mondo. Non è un lavoro semplice, anzi. È un’attività profonda che, per essere eseguita al meglio, richiede una sensibilità emotiva fuori dal comune, per entrare nella testa di ogni calciatore. Campos stesso lo spiega chiaramente: «Giudicare la qualità tecnica di un calciatore è la parte facile. La vera sfida è capire come interagisce con gli altri, soprattutto nel calcio, dove il tempo per decidere ed eseguire è quasi nullo». Ed è proprio in quella frazione di secondo, quando l’intelligenza prende il sopravvento, che si nasconde il vero segreto: quel momento definisce chi è solo un buon giocatore e chi è, invece, un campione.