Quando si parla di sport, quindi inevitabilmente di Olimpiadi, uno dei momenti più significativi in assoluto è il Viaggio della Fiamma. Intanto, perché si tratta di un percorso che richiama una tradizione antichissima, arrivata fino a noi dai tempi dell’Antica Grecia. E poi perché il viaggio da Olimpia fino alla sede dei Giochi Olimpici, una volta ogni due anni, rimette al centro i valori più sacri e più belli dello sport: l’unione e la trasversalità generate dall’annullamento delle differenze, il senso stesso di impresa da compiere per raggiungere un risultato.
Al centro di questo momento così iconico, così significativo, ci sono ovviamente le persone, i tedofori, coloro che materialmente portano il fuoco dal Santuario di Olimpia fino al braciere che arde nella città che ospita i Giochi – per l’edizione 2026 delle Olimpiadi Invernali, parliamo di Milano e Cortina D’Ampezzo. Ecco, appunto: i tedofori. Tornando al discorso sulla trasversalità e sull’unione, è bello rilevare come il Viaggio della Fiamma Olimpica coinvolga volti noti in tutto il mondo e pure al di fuori dello sport, come Zlatan Ibrahimovic, Achille Lauro, Giuseppe Tornatore, Flavia Pennetta, Pecco Bagnaia, Giacomo Agostini, Myriam Sylla, Melissa Satta, Jasmine Paolini. Al tempo stesso, però, ci sono tante altre persone comuni che hanno potuto iscriversi al processo di selezione e partecipare al percorso della Torcia.
Eni, Premium Partner dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026, ha supportato tutta questa parte del programma olimpico come Presenting Partner del Viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026. E ha raccolto le voci di alcuni tedofori, all’interno di una serie di video podcast, intitolata “Sfide che uniscono”, in cui vengono raccontate le emozioni di queste persone in vista della loro partecipazione al Viaggio della Fiamma.
Francesco Falduti, Risorse Umane di Novamont (Versalis), ha detto che «È un momento importante della mia vita, perché portare il simbolo dello sport anche solo per pochi metri è veramente un sogno». Gli ha fatto eco Sara Sow, che in Eni si occupa di Identity Management & Events e ha un passato come sportiva: «È da tutta la vita che faccio atletica, e per me poter portare la Torcia Olimpica è un gesto importantissimo. In questo modo, tra virgolette, posso “omaggiare” un po’ il mio passato. Inoltre, farlo a Milano, dove comunque vivo ormai da 18 anni, è un gesto importante, simbolico».
Nella seria di video podcast “Sfide che uniscono” parlano anche alcuni atleti olimpici e paralimpici, Francesca Lollobrigida, Valentina Marchei, Davide Bendotti, Isolde Kostner, Giulia Zardini Lacedelli. Anche per loro le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 hanno un enorme valore simbolico, anche perché si disputeranno a casa loro, a casa nostra: Zardini Lacedelli proprio per questo ha detto che «potrebbero essere l’apice della mia carriera», mentre per Marchei i Giochi Olimpici «sono stati il luogo in cui ho conosciuto me stessa, la vera me stessa». Per un monumento dello sport italiano come Kostner, gareggiare a due passi dalla propria terra ha un valore enorme: «Sono nata in Val Gardena, le piste erano davanti a casa. Tutti i pomeriggi potevamo andare a sciare senza alcun problema. Il ricordo che davvero mi fa battere il cuore non sono le medaglie vinte, ma i momenti sui ghiacciai alle 5 del mattino: c’era una quiete immensa perché gli impianti non andavano ancora. E io provavo un grandissimo senso di libertà».
Insomma, tutti riconoscono l’altissimo valore – simbolico, storico, quindi culturale – delle Olimpiadi. E quindi del Viaggio della Fiamma, dell’oggetto-torcia in sé, che quest’anno è stato chiamato “Essential” – per via del design minimale che la contraddistingue – ed è stato realizzato da Eni e da Versalis (Official Supporter dei Giochi) grazie al supporto dello Studio Carlo Ratti Associati, per lo sviluppo del design, e di Cavagna Group, per l’ingegnerizzazione e la produzione della Torcia e dei suoi componenti. Dal punto di vista tecnico e stilistico, le due torce di Milano Cortina 2026 – una per i Giochi Olimpici e una per i Giochi Paralimpici – sono le prime della storia olimpica ad aver ottenuto la certificazione ReMade® con classe di appartenenza A, grazie alla percentuale di componenti riciclate impiegata (almeno il 60%) nella produzione. Sono alimentate da bio-GPL prodotto nella bioraffineria Enilive di Gela da materie prime rinnovabili. Nell’impugnatura è inoltre presente un inserto in XL EXTRALIGHT®, materiale ultraleggero prodotto da Finproject, società di Versalis, e ottenuto a partire da un polimero realizzato con il 60% di bionafta, anche questa ottenuta da materie prime rinnovabili. Un sistema di ricarica che permette di riutilizzare ogni esemplare fino a dieci volte, riducendo il numero di unità necessarie per la staffetta.
I tedofori, quindi, trasporteranno la Fiamma Olimpica con un oggetto che, già da solo, ha un enorme significato. E ne sono pienamente coscienti: Giacomo Melani, R&D technologist e Computational chemist per Eni, ha detto che «l’incredulità è il sentimento più forte che ho provato quando sono stato scelto come tedoforo. Perché non è tanto quello che fai, tanto quello che rappresenti, a rendere così importante questa occasione». È un racconto molto simile a quello fatto da Mauro Suardi, Lead data & AI scientist di Eni: «All’inizio ho pensato che la mail in cui mi annunciavano la mia nomina a tedoforo fosse da mettere in spam, stavo per cancellarla da quanto ero sorpreso. E invece era vera, ed è una cosa bellissima». Per Martina Erba, Digital reputation specialist di Eni e atleta del Milano Curling Club, diventare una tedofora è un passaggio che aiuta e aiuterà a definire la sua identità da sportiva: «È importantissimo, ci tenevo proprio tanto a essere scelta. Portare la Torcia Olimpica era uno dei traguardi che volevo per la mia carriera di atleta». È bello pensare che lei, come tante altre persone famose e non famose, saranno e faranno un pezzo della storia delle Olimpiadi. Tutti insieme, senza differenze, perché lo sport è proprio questo.