Quanto è mancato Denzel Dumfries all’Inter

Nella notte di Barcellona, la squadra nerazzurra ha ritrovato un esterno in grado di dominare le partite più tese, più difficili. Non solo con i gol e con gli assist, ma con un intero campionario di grandi giocate.

È facile parlare dell’impatto di un giocatore quando il giocatore in questione, ovvero Denzel Dumfris, segna due gol e serve pure un assist. Il tutto in casa del Barcellona, nella semifinale d’andata di Champions League. Il punto, però, è che parlare dei due gol segnati dall’esterno olandese, così come del passaggio decisivo servito a Thuram, questa volta non basta. È poco, è troppo poco. Per restituire davvero l’impatto – e quindi l’importanza – di Dumfries nell’economia del gioco dell’Inter bisogna andare oltre, bisogna andare in profondità. Bisogna parlare di presenza e di assenza.

La presenza di Dumfries si è fatta percepire forte, fortissima, fin dal primo minuto di gioco di Barcellona-Inter. Ok, proprio in quel minuto è arrivato l’assist telecomandato per il tacco di Thuram, e allora partiamo dal minuto 2′: in ogni azione imbastita dall’Inter, l’esterno olandese è stato chiamato in causa e ha risposto presente. E non stiamo parlando solo di corse ad alto ritmo sulla fascia, specialità della casa, ma anche di numerose spizzate sui rinvii di Sommer, di tocchi di prima verso il centro del terreno di gioco, del continuo danzare dentro e fuori la metà campo del Barcellona – e quindi sulla linea del fuorigioco, visto che la squadra di Flick tiene la linea difensiva a centrocampo, e questa volta non è un modo di dire.

Poi c’è la difesa, naturalmente: per sostenere òa gara stoica – ma anche lucidissima – giocata dall’Inter allo stadio del Montjuïc, c’era bisogno che tutti i giocatori nerazzurri dessero il massimo quando c’era da rincorrere, anticipare, marcare da vicino i loro avversari. Ecco, Dumfries è stato perfetto anche, se non soprattutto, da questo punto di vista. Finora non c’è stato bisogno di snocciolare statistiche, ma adesso è proprio inevitabile: a fine partita, secondo le rilevazioni di Whoscored, l’esterno dei Paesi Bassi ha messo insieme un tackle riuscito, 6 palloni recuperati e 5 duelli aerei vinti.

Ecco, come vedete non c’era bisogno di parlare dei due gol segnati da Dumfries – il primo, giusto per dare uno scintillio in più alla sua serata, è arrivato con una mezza sforbiciata da figurina. Inoltre abbiamo soltanto citato, ma veramente di striscio, l’assist per Thuram. Poi certo, è chiaro: una prestazione di questo tipo, almeno per la stampa e i tifosi, sarebbe passata in secondo piano se fossero stati Lautaro e/o Barella a segnare una doppietta. Però, in ogni caso, il volume di gioco creato e cancellato – in chiave difensiva, naturalmente – da Dumfries a Barcellona è stato talmente elevato che sarebbe stato possibile ignorare la sua performance. Anche perché, come dire, dalla sua parte ha dovuto affrontare Raphinha. Che non sarà un fuoriclasse generazionale come il suo dirimpettaio Lamine Yamal, questo no, ma resta uno dei giocatori più forti e decisivi al mondo. Eppure il brasiliano ha avuto un impatto limitato, non a caso – viene da dire – il suo gol è arrivato quando Dumfries era lontano da lui.

Chi si è ritagliato il tempo per guardarsi questo video si sarà reso conto che le parole usate finora per descrivere la notte da sogno di Dumfries sono uno specchio fedele di com’è andata davvero la sua partita contro il Barcellona, nel senso non possono essere considerate eccessive, esagerate. Dumfries è stato una spina nel fianco – letteralmente, vista la sua posizione – del Barcellona, non ha sbagliato praticamente niente, ha persino servito l’assist decisivo per il gol poi annullato a Mkhitaryan sul 3-3 – era un cross basso dalla traiettoria perfetta, un cioccolatino che andava solo scartato e depositato in porta. Il fatto che la UEFA abbia scelto lui come MVP della gara, lui e non Lamine Yamal, in questo senso dovrebbe essere un segnale siginificativo.

E allora è il momento di parlare di assenza, ovvero del fatto che il periodo più nero della stagione dell’Inter sia iniziato nel momento in cui Dumfries si è fermato. Per stanchezza, per utilizzo eccessivo, per un infortunio che può capitare anche alla prima giornata, il punto non è questo: il punto è che Dumfries ha saltato quattro partite e due terzi (contro la Roma è entrato al minuto 63′) di campionato, due di Champions League e due di Coppa Italia. Se guardiamo a queste serie di otto partite e due terzi, l’Inter ne ha vinte soltanto tre, ne ha pareggiate due e ne ha perse tre. Insomma, senza Dumfries l’Inter smette di essere l’Inter che può puntare a vincere tutti i trofei in palio questa primavera. Poi Dumfries ritorna, ritorna davvero, e la squadra di Simone Inzaghi pareggia per 3-3 in casa del Barcellona, rischiando anche di battere quella di Flick. Con Dumfries migliore in campo. Difficile pensare che siano tutte coincidenze.

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