Il Mondiale del Qatar ha già cambiato il calciomercato

I calciatori e i club stanno facendo valutazioni che non avrebbero mai avuto cittadinanza in un'estate normale, ed è tutta colpa – o merito – del primo torneo iridato che si svolgerà nell'inverno boreale.

Qualche giorno fa, allo scadere del suo contratto con il Real Madrid, Gareth Bale ha detto una frase che potrebbe avere un significato molto più profondo di quello che le è stato attribuito inizialmente: «Non so ancora dove andrò a giocare. Dovrò parlarne non solo con la mia famiglia, ma anche con il ct e lo staff medico del Galles: sceglierò la miglior opportunità per arrivare in forma nel periodo tra ottobre e novembre». Si era parlato di un incredibile ritorno a casa, al Cardiff City, in Championship, ma ora il fuoriclasse gallese sembra destinato ad approdare in MLS, ai Los Angeles FC di Chiellini. In ogni caso, un passo indietro nella sua carriera: visto il rapporto viscerale che ha con la sua Nazionale, non può sorprendere più di tanto che la sua priorità, al momento, sia arrivare in forma all’appuntamento in Qatar, piuttosto che i risultati sportivi con il suo prossimo club. Specialmente in una stagione dal calendario anomalo come quella 2022/23.

Venerdì 24 giugno la Lega di Serie A ha svelato le date del prossimo campionato: si partirà il 13 agosto e ci si fermerà il 14 novembre, quando le Nazionali impegnate in Qatar si ritroveranno per inaugurare la propria spedizione Mondiale, con la prima partita in programma esattamente sette giorni dopo. Nel mezzo ci sarà ancora una pausa per la Nations League a settembre, quando sette giornate di campionato e due turni delle coppe europee saranno già andati in archivio. Mai prima d’ora il calendario era stato così ingolfato, conseguenza diretta del primo Mondiale della storia giocato nell’inverno boreale. Il mese di pausa tra la fine della rassegna iridata e la ripartenza della stagione sportiva per club (il 4 gennaio) è un ulteriore interrogativo che incombe su tutte le società, che devono costruire e pianificare una squadra competitiva tenendo conto di una successione di gare a dir poco anomala, che stravolge inevitabilmente anche i piani sul mercato.

The Athletic ha fatto vari esempi di giocatori che potrebbero prendere decisioni relative al proprio futuro che mai avrebbero preso senza un Mondiale a metà stagione: Conor Gallagher, uno dei talenti emergenti del calcio inglese che a novembre ha esordito in Nazionale e che ha vissuto un anno da protagonista al Crystal Palace, riuscirebbe a entrare tra i convocati di Southgate se passasse tre mesi senza giocare al Chelsea, club proprietario del suo cartellino? Marcus Rashford e Jadon Sancho salirebbero sull’aereo per il Qatar se continuassero a scaldare la panchina dell’Old Trafford? E qualcosa, in realtà, si sta già muovendo in questo senso: Steven Bergwijn lascerà il Tottenham per approdare all’Ajax, club che gli garantirà quella continuità che non avrebbe avuto con Conte e che gli permetterà di essere convocato dall’Olanda di Louis van Gaal; il giovane difensore Chris Richards, protagonista di una grande annata all’Hoffenheim, piuttosto che crescere all’ombra di Alphonso Davies al Bayern Monaco è disposto a lasciare di nuovo la Baviera per non rischiare di perdere la chiamata degli Stati Uniti; Dean Henderson, quest’anno riserva di De Gea al Manchester United, sarà il portiere titolare – ovviamente in prestito – del neopromosso Nottingham Forest in Premier League, così da contendere la porta della Nazionale inglese a Jordan Pickford. Ragionamenti e riflessioni sul futuro normali quando c’è un Mondiale a cui si vuole partecipare, e confermate anche da Marlon Fleischman, procuratore sportivo di Unique Sports Group, agenzia che segue – tra gli altri – Reece James del Chelsea e Hakan Calhanoglu: «Giocare la Coppa del Mondo diventa la priorità per qualunque calciatore. Se sentono di poter essere convocati ma i loro club non gli garantiscono il minutaggio necessario in campo, saranno molto, molto consapevoli di dover giocare di più per assicurarsi un posto su quell’aereo. E questo può significare anche decidere di trasferirsi in un club un po’ meno competitivo, ma che può offrirgli un posto da titolare, anche se in un anno normale quel trasferimento non sarebbe mai stato preso in considerazione».

I club potrebbero così trovarsi tra le mani vere e proprie occasioni di mercato, impensabili in qualunque altra estate. Ovviamente lo strumento di mercato preferito per portare a termine affari di questo tipo, tanto dalle società quanto dai calciatori, è il prestito: «Penso che ce ne saranno molti. Magari con obblighi di riscatto, oppure con opzioni di acquisto esercitabili al raggiungimento di determinati risultati sportivi», ha pronosticato Fleischman. Più di una squadra però potrebbe essere riluttante a inserire clausole del genere, visto che poi il prezzo di quel calciatore potrebbe salire durante la Coppa del Mondo. In questo contesto i prestiti secchi, o addirittura semestrali, sembrerebbero la soluzione migliore per salvaguardare i club proprietari dei cartellini. Una condizione che però non può soddisfare chi deve comprare, chi deve assemblare una squadra tenendo conto di una profondità di rosa, quantitativa ma anche qualitativa, resasi ancora più necessaria dal Mondiale di metà anno: « I club dovranno preparare una strategia per tutta la stagione» ha spiegato Fleischman, «in che condizioni sarà chi ha partecipato alla Coppa del Mondo a fine campionato? La finale dei Mondiali è a metà dicembre e la ripresa dei campionati dopo Natale. Non è una lunga pausa. Quindi i giocatori che sono andati in Qatar potrebbero essere stanchi, aver bisogno di più tempo per riprendersi, nel qual caso un club rischia di affrontare una lunga serie di partite con una rosa esaurita, fisicamente e mentalmente».

Fino a questo momento, il passaggio di Aurelien Tchouameni dal Monaco al Real Madrid è l’affare più oneroso concluso in questo calciomercato: la squadra campione d’Europa ha versato circa 80 milioni di euro nelle casse del club del Principato, e in più sono stati inseriti nell’affare alcuni bonus che potrebbero portare la cifra complessiva fino a 100 milioni (Nicolas Tucat/AFP via Getty Images)

Sono tutti ragionamenti fondamentali per le società che pianificano la nuova stagione. Ma le incognite per i club che ritroveranno i propri giocatori dopo il Mondiale riguardano anche la condizione mentale dei calciatori, non solo quella puramente fisica: «In circostanze normali», ha concluso Fleischman, «i giocatori avrebbero tutto il tempo necessario per superare un’eventuale delusione sportiva in un torneo così importante. I calciatori di solito finiscono di giocare, vanno in vacanza, si schiariscono le idee, e poi tornano nei propri club. In questo caso non c’è quest’opportunità, e l’effetto emotivo di una Coppa del Mondo non si può sottovalutare. C’è sempre una sbornia emotiva». Persino un campione del calibro di Momo Salah ha avuto un periodo di appannamento appena tornato al Liverpool dalla cocente delusione in Coppa d’Africa, dove in finale ha sbagliato uno dei rigori che ha regalato al Senegal il trofeo lo scorso febbraio.

Ma se da una parte molti calciatori faranno carte false per cercare, durante questi mesi di calciomercato, un club che possa garantirgli il minutaggio necessario per partecipare ai Mondiali in Qatar, i ct non sempre la pensano allo stesso modo. Alcuni di loro, come Roberto Martínez del Belgio, hanno pubblicamente esortato i loro giocatori a non trasferirsi, per paura di un’eventuale ricaduta negativa sulle loro prestazioni. Un periodo di adattamento, magari a un campionato diverso, è spesso necessario per qualunque giocatore, e potrebbe rappresentare un rischio, con un Mondiale a pochi mesi di distanza: «Vorrei dire ai miei giocatori di fare attenzione» ha dichiarato Martínez. «Questa è una situazione unica, mai vissuta in precedenza. Per la prima volta giocheremo una Coppa del Mondo invernale, quindi non abbiamo informazioni passate per sapere come influirà sui giocatori, a livello fisico e mentale, e come l’estate potrebbe influenzarne le convocazioni». E cambiare squadra porta sempre con sé una buona dose di incertezza: «A volte bisogna adattarsi a una nuova lingua, a una nuova cultura, a un nuovo modo di giocare, quindi è normale un periodo di ambientamento. Qui però siamo a pochi mesi dalla Coppa del Mondo, c’è davvero bisogno di una scommessa del genere proprio ora? Si può sempre andare all’estero dopo il Mondiale. Forse la migliore finestra di mercato, per un eventuale trasferimento, sarebbe gennaio. Spero davvero che non troppi dei miei giocatori cambino club quest’estate».