Ricomincia da un suggestivo match contro la Fiorentina, sabato allo Stadium, la stagione della Juventus. Su cui, ancora una volta, saranno puntate tutte le attenzioni: con la squadra ulteriormente rinforzata, pur a fronte della rinuncia a Pogba, i bianconeri inseguiranno l’inedita impresa di vincere il sesto scudetto di fila, e al tempo stesso attendono la Champions per capire se il gap con le migliori del continente è stato definitivamente azzerato. Di questo e delle prospettive della nuova stagione della Juventus parlano quattro firme di Juventibus: Massimo Zampini, Sandro Scarpa, Luca Momblano e Francesco Andrianopoli.
Il mercato
Massimo Zampini (MZ): Ci siamo quasi, sabato si parte. Cominciamo dedicando un aggettivo al mercato della Juve a oggi. Il mio è “emozionante”, riprendendo la definizione dell’Avvocato circa la difesa maifrediana. Suppongo non volesse elargire proprio un complimento, ma stavolta va inteso in senso positivo: colpi inimmaginabili, duelli con altre squadre, clausole pagate senza preoccuparsi troppo di cifre e contesti. Un’estate molto poco juventina, non ci siamo abituati.
Sndro Scarpa (SS): Galactico. Parata di stelle verso Torino, ma funzionali e vogliosi per svariati motivi. Alves, Pjanic, Benatia, Higuain (per tacere di Pjaca). Raramente 4 titolari da semifinale Champions (o quasi) arrivano in una mezza estate.
Luca Momblano (LM): Bulimico. Con tutte le accezioni di entusiasmo e sospetto che ne conseguono. Le prime realistiche, le seconde scaramantiche perché in fondo è qualcosa di molto ma molto vicino a ciò che il tifoso medio aspettava da anni. Dentro questa sessione ci sono muscoli, fiuto, portafogli e coraggio. Un’asticella che si sposta sulla carta molto in alto. È questione anche di proporsi esplicitamente e non alla pari con chi sguazza sul mercato internazionale. Con le vecchie e le nuove realtà. Solo che, appunto, per la Juve è una novità che lascia (in tutti i sensi) con il fiato sospeso.
Francesco Andrianopoli (FA): Glaciale. O robotico, se vi piace di più. Nessuno spazio per i dubbi, i sentimentalismi, gli psicodrammi, le esternazioni pubbliche. Due campioni portati via alle rivali nel modo più freddo e asettico, la clausola. Un campione ceduto (a quella che, ad oggi, è una non-rivale) senza strapparsi i capelli e apparentemente senza quasi provare a convincerlo: vuoi andare? Ci mettono i soldi (tanti) sul tavolo? Ciao. Un atteggiamento che fa quasi paura, a ripensarci.
Higuaín
MZ: Diciamoci la verità: non ci credevamo. E non sapevamo neanche se auspicare il suo arrivo: il prezzo, l’età non giovanissima, certi atteggiamenti troppo polemici in campo. Appena diventa ufficiale, poi, corri a vederti i suoi mille gol di quest’anno e azzeri tutto, restano solo entusiasmo e un filo di incredulità. È questo il bello del mercato, no? Ditemi la vostra: si tratta di un vero salto di qualità o avete qualche riserva su di lui?
SS: Da juventino napoletano ho visto mio malgrado tutte le sue gare al Napoli (con mio padre tifoso azzurro). Con Benitez fuori fuoco e generoso, ma sempre bomberone, anno scorso sublime per rabbia e potenza. Lo ammiravo e fantasticavo: chissà noi con uno come lui! Zero riserve, nemmeno psico-fisiche, quelle che assillano altri.
LM: Nessuno poteva credere a Higuain. Clausola o non clausola sono i tipici mantra italiani di mercato che resistono da anni. Un conto è prendere Melo da Firenze, un conto è il giocatore simbolo della prima antagonista. Non eravamo abituati a queste dinamiche, se non in momenti in cui uno dei competitor sbaraccava (vedi la Fiorentina dei Pontello con Baggio, la Lazio di Cragnotti con Nesta, la Juve stessa di Calciopoli). Il bug della programmazione che tutti credevamo di conoscere sono i suoi 90 milioni, non i 105 di Pogba. Sul giocatore nessuna riserva da parte mia. Gli si chiedono implicitamente 100 gol in 3 anni. Higuain è un investimento calcisticamente contabile. Non è altro. Unica variabile: il crociato che fu di Salas.
FA: Non ci credevo assolutamente, ho iniziato a crederci quando l’ho visto a Caselle: era un’operazione estranea a tutte le dinamiche che abbiamo imparato a conoscere del duo Marotta-Paratici, ma qualche volta è bello uscire dai binari della logica e sorprendere/farsi sorprendere. Non si possono avere riserve su un giocatore con il suo curriculum, e può farci fare il salto di qualità, trasformarci da squadra esuberante ma spesso sprecona negli ultimi 16 metri in una macchina più efficiente, in grado di costruire gioco e trasformarlo in reti, non a strappi ma ragionando, con calma. Anzi halma.
L’uomo dell’anno
MZ: L’uomo in più potrebbe essere Mandzukic. Parte in sordina, da riserva designata, ma per come lo abbiamo visto l’anno scorso – penso ai gol, agli assist, ma soprattutto all’atteggiamento, al pressing solitario nell’altra metà campo – potrebbe rivelarsi fondamentale anche con questa concorrenza fenomenale.
SS: Sarò audace: Lemina. All’inizio pareva un caprone volenteroso, ci ha messo su tecnica e personalità. Non lo vedo davanti alla difesa, ma da interno, di corsa, sostanza e inserimento, può diventare un formidabile “animale” d’assalto.
LM: Necessariamente Sami Khedira. Fin qui un eccellente, e delicato, comprimario. La costanza della sostanza, perché a oggi nessun vice in quel ruolo (pur in una Juve stracompleta) sarebbe pari a Khedira. E senza Pogba anche i fari si spostano. Prendersi qualcosa sulle spalle, tra cui Pjanic. Ha il curriculum per farlo, ha il primo anno alle spalle, ha lo spessore e non deve giocare a nasconderlo. Un tedesco atipico, Khedira. Come da albero genealogico. Torino gli chiede di più (e intanto gli negherà cure alternative che non siano esclusivamente quelle legate allo staff a disposizione, JMedical incluso). Mut! Herz! Alè!
FA: Dei “vecchi” avrei detto Lemina, ma Sandro mi ha fregato sul tempo. Dei nuovi dico Dani Alves: non è “solo” il miglior interprete del ruolo di esterno destro dell’ultimo lustro, è un vero regista aggiunto, un enorme passo avanti in un contesto in cui (ormai da tempo) la Juve andava sulla destra solo quando/se era il momento di finalizzare, di correre, di concludere una azione: ora darà quella palla in fascia per ragionare, per costruire, per creare gioco e anestetizzare il pressing avversario. Un’arma tattica potenzialmente devastante.
Pogback
MZ: Inutile fare finta di nulla, arriviamo alla nota dolente: cosa vuol dire perdere Pogba? Vuol dire perdere un giocatore che sarebbe titolare e fuoriclasse in ogni squadra del mondo, ma che deve ancora acquisire qualcosa in concretezza e continuità. Lo so, pare quasi che stia rosicando. E infatti… ma la vita va avanti, una volta partito gli auguriamo buona fortuna, conserviamo tanti bei ricordi e nessun rimpianto. E fiducia a Pjanic, tanto per cominciare.
SS: Pogba. Quattro anni di godurie da quello che per me era un gigantesco salvadanaio a tempo, che si gonfiava prodezza dopo prodezza. Troppo appariscente, troppo forte, troppo totale, hype e troppo vine per tenerlo. Ci ho sperato col 10 sulle spalle, ma se bussa chi ha fatturato doppio, incassi e ringrazi. Non cambia nulla per noi, restiamo dietro per potenza commerciale, ma sul campo vale anche altro.
LM: Vuol dire aver lavorato bene con un talento grezzo ma fuori dall’ordinario. Che alla Juve è diventato un calciatore grande come la Tour Eiffel. Esposizione mondiale. Adesso viene il difficilissimo per lui. In questa Juve tutto sarebbe stato più easy… Cessione inevitabile. Poi per carità, fa parte di quelle cose che per quanto le si conosca, si vorrebbe non avvenissero mai.
FA: Non si possono tenere i giocatori “a tutti costi”: lui ha scelto di andarsene, e la sua decisione (che sia stata presa per soldi, per trovare nuovi stimoli o per la voglia di ritornare “a casa”, nella sua vera casa calcistica, in cui è sbocciato come calciatore e come uomo) va comunque rispettata, ringraziandolo per quattro anni stupendi. Alla fine va bene così, perché la Juve si è fatta storicamente un vanto dell’essere superiore al nome del singolo, di non trattenere nessuno che non sia convinto di essere nel posto migliore per lui. È un atteggiamento che può non piacere, secondo alcuni è troppo “sabaudo”, ma è quello che ha permesso di creare la famosa “mentalità” che ha reso grande questa squadra, quindi io continuerei ad affidarmici.
Le altre
MZ: Non mi piace questo clima in cui si dà per scontato ogni nostro successo, delle altre che vi pare? La Roma dall’arrivo di Spalletti ha trovato grande continuità, il Napoli è brillante e ben allenato, l’Inter ha acquistato un ottimo centrocampista e forse per quest’anno ha addirittura un allenatore. Il Milan mi pare in costruzione, vedremo. Su, ditemi chi sarà la rivale e chi ha fatto la migliore operazione.
SS: Il Napoli fa il mercato dei giovani, belli e promettenti, peccato debba vedersela con la Champions. La Roma si gioca i preliminari con una difesa che gioca insieme da mezz’ora. Poi i cinesi. Ben vengano. Da esterno vedo meglio un gruppo unico che vuole fare branding (Suning) rispetto ad una cordata di investitori (speculatori?). Poi certo, l’Inter resta amorevolmente pazza. Se non ci fossero loro godremmo solo a metà…
LM: Il mercato Juve e altrui lo si deve valutare a sessione conclusa. Le altre sono di pari livello, un solo spostamento (con un impianto di gioco che funziona) può cambiare molto gli equilibri per chi deve rincorrere. Migliore operazione? Verdi, scuola Milan, fortemente voluto da Donadoni a Bologna.
FA: Come migliore operazione io direi Nagy, che avrebbe potuto (e forse potrà in futuro) essere un ottimo alter ego di Marchisio. Per quanto riguarda le immediate rivali, Pjanic e Higuain non sono sostituibili e infatti non sono stati sostituiti, ma il Napoli ha il gioco per poter ovviare a un depauperamento tecnico, la Roma no, quindi vedo i partenopei ancora strafavoriti per il ruolo di sfidante, nonostante la Champions che drenerà energie e attenzioni. Le milanesi hanno intrapreso finalmente la strada giusta, affidandosi a gente che pensa meno ad andare in televisione e più a gestire una società professionistica in modo imprenditoriale. È una strada che porterà benefici a loro e a tutto il calcio italiano di riflesso, ma non a breve termine: per quest’anno credo che facciano bene a guardarsi alle spalle, più che al Napoli o alla Roma.
Le aspettative
MZ: Non ha senso “pretendere” la Champions. È bello esserci, sempre più competitivi, sapendo di poterci e doverci provare. Ma poi magari ai quarti becchi una di quelle tre e allora ok provarci, ma non puoi certe pretendere di passare, magari considerando un fallimento l’eventuale eliminazione. Io sogno il sesto scudetto, che è più raggiungibile ma so bene che sarà molto ma molto più complicato del previsto. Vedo juventini quasi stufi di scudetti: follia, sarebbe un’impresa leggendaria. Proprio per questo sarà difficilissimo: le altre hanno sempre più fame e noi penseremo anche all’Europa. Ah, attenzione alla partenza, non tutti gli anni si possono recuperare dodici punti con una striscia infinita di vittorie… In ogni caso considero assurdo dare per scontato il titolo o chissà quale percorso europeo.
SS: Molto più forti. Mi aspetto uno scudetto corposo e Cardiff o giù di lì…
MZ: Ecco, appunto…
LM: Ovvio che la Juve sia migliorata. Per cui mi aspetto la medesima stagione di due anni fa, ma con tante emozioni in più. Questa squadra non sarà un camion (quello della seconda parte del quinto scudetto) e neppure un treno (che ha solo cambiato il pilota in un fatidico 15 luglio). Aspira a qualcos’altro. Immaginatevi un offshore a manetta lungo le scogliere di Dover dopo lunghe esercitazioni nel Mediterraneo…
FA: Che la Juve sia più forte mi pare indiscutibile, ha perso un campione con la C maiuscola ma ne ha aggiunti altri, e soprattutto ha aumentato considerevolmente il tasso tecnico medio e la profondità della rosa. Mi aspetto (non vorrei dire “pretendo” perché sarei irrispettoso e ingeneroso, ma è una aspettativa forte) che tutto questo tasso tecnico si traduca in un gioco diverso, più consapevole, più maturo; il che non vuol dire fare il 70% di possesso o giocare a una porta sola, ma affrontare la partita facendo meno affidamento sugli strappi, le accelerazioni dei singoli, e mostrando più autorevolezza nella manovra collettiva, soprattutto in Europa.