La forma del Milan

Difesa a tre, centrocampo in linea, trequartista? Quali sono le migliori opzioni tra cui Montella può scegliere, e perché.

Nel tracciare il bilancio finale del primo Milan di Vincenzo Montella, Oscar Cini scriveva su Undici come per i rossoneri fosse necessario ripartire da un allenatore che «ha portato con sé oltre le idee di gioco anche una buona dose di serenità», riuscendo a pieno nell’opera di «normalizzazione di un ambiente nevrotico» e cogliendo, al contempo, una qualificazione in Europa League, seppur dalla porta di servizio dei turni preliminari. A poco più di due mesi di distanza, e con una rosa rivoluzionata da nove innesti di primo livello, le prospettive per Montella sono cambiate radicalmente: non più fare di necessità virtù con un gruppo dalla cifra tecnica modesta, ma competere fin da subito per le posizioni di vertice del campionato. Non a caso nella conferenza stampa d’apertura della nuova stagione a Casa Milan, lo stesso Montella ha ammesso come «l’obiettivo è la qualificazione in Champions e per farlo dobbiamo superare almeno due squadre tra Roma, Napoli e Lazio, oltre a una diretta concorrente come l’Inter. Sono arrivati tanti giocatori nuovi da campionati diversi quindi mi aspetta tanto lavoro». Alla luce degli investimenti fatti (e di quelli ancora da fare, al netto di qualche movimento in uscita), quindi, come vedremo in campo il Milan 2017/18?

La difesa a tre come base di partenza

L’arrivo di un giocatore fortemente condizionante per l’intero sistema come Leonardo Bonucci e la necessità, almeno nella prima parte della stagione, di restituire stabilità in fase di non possesso, molto probabilmente spingerà Vincenzo Montella a tornare alla difesa a tre già vista ai tempi di Firenze, affiancando all’ex bianconero un marcatore puro come Musacchio (che ha avutp il 52% di contrasti vinti nell’ultima Liga, con sette interventi difensivi di media a partita) e un elemento cresciuto in maniera esponenziale come Alessio Romagnoli, perfettamente in grado di surrogarsi come primo costruttore di gioco (88% di precisione di passaggio, con il 77% di tocchi effettuati in avanti – di cui 39 lanci lunghi – nel 2016/17) qualora l’ex juventino si vedesse ridotti spazi e tempi della giocata dalla pressione costante della seconda punta avversaria. Di base, comunque, una difesa a tre così strutturata permetterebbe al Milan di avere una costante superiorità numerica in entrambe le fasi, alternando approcci più aggressivi ad altri più cauti in relazione ai singoli momenti della partita.

Nella sua ultima stagione con la maglia della Juventus, Bonucci, tra campionato e Champions League, ha mandato a referto 14 key passes. Più in generale la sua precisione nel tocco è dell’86,5 %, con oltre l’83% dei palloni giocati in verticale: costruire dal basso, magari saltando anche il centrocampo nelle fasi in cui il reparto possa trovarsi in inferiorità numerica, non sarà più un problema per il Milan

Poste le fondamenta e potendo contare su due esterni a tutto campo in grado di garantire ampiezza e di interpretare la doppia fase come Conti e Rodríguez, il tecnico rossonero dovrà trovare il modo di conquistare lo spazio in mezzo al campo, tanto in ampiezza quanto in profondità, cercando il giusto mix tra intelligenza tattica, tecnica e forza fisica. In tal senso la soluzione ideale sarebbe quella di una mediana in cui Lucas Biglia agisca da regista classico (tre assist e 51 passaggi chiave nell’ultima stagione, con una precisione del tocco dell’87%), protetto da due mezzali di corsa e inserimento come Bonaventura e Kessié, nel consueto triangolo rovesciato tipico delle squadre che possono contare ancora su un playmaker: il giocatore argentino è uno degli ultimi volanti puri del campionato, in grado di dettare tempi e ritmi della manovra (consolidando il possesso e accentuando la dimensione verticale dello stesso, nella sua continua ricerca della linea di passaggio più adatta in relazione alla singola situazione) e di offrire, al contempo, un contributo adeguato in fase passiva (tre azioni difensive di media a partita, 40% di contrasti vinti, quasi il 60% di intercetti andati a buon fine).

Il 2016/2017 di Lucas Biglia

In avanti, poi, molto dipenderà dal tipo di centravanti che arriverà – e, considerando la duttilità e la mobilità di André Silva, Kalinic sarebbe l’ideale – e dallo spazio che Fabio Borini riuscirà a ritagliarsi in corso d’opera. Rebus sic stantibus, con il portoghese ad agire da prima punta atipica, Montella potrebbe scegliere di affiancargli un Suso libero di svariare a piacimento lungo tutto il fronte d’attacco o di lasciargli il completo controllo degli ultimi 16 metri di campo, con Calhanoglu a supporto in un 3-5-1-1 da utilizzare in quelle fasi di gara in cui mantenere il possesso potrebbe tornare utile per recuperare dal punto di vista fisico. Non è da escludere, inoltre, l’ipotesi del 3-4-2-1 (con lo spagnolo e il turco a dividersi lo spazio alle spalle del centravanti di riferimento), soprattutto quando si dovrà fare a meno di uno tra Bonaventura, Kessié e Biglia.

Per André Silva 21 gol in 44 presenze complessive con il Porto nel 2016/17

La (ri)scoperta del trequartista e la difesa a quattro

Per ammissione dello stesso Montella («Lo conoscevo già da tempo, mi intriga. Ha grande talento, ora bisogna capire quanto e come si integrerà in Italia»), Hakan Calhanoglu rappresenta l’elemento di maggior novità della campagna acquisti rossonera, soprattutto dal un punto di vista del cambio di rotta nella filosofia di gioco. Del resto, come ha scritto Simone Torricini su Undici, «la sensazione è che il Milan lo abbia scelto per rispondere alle necessità imposte da un identikit piuttosto chiaro: c’era bisogno di un elemento di qualità allo stato puro, che ispirasse e accompagnasse una squadra idealmente vivace; un dieci in grado di rifinire e di far rifinire».

Controllo, movimento a rientrare sul piede forte, conclusione potente e precisa sul primo palo: il primo gol di Calhanoglu in maglia rossonera, nell’amichevole contro il Bayern Monaco, è un saggio delle qualità del centrocampista turco

Al netto dell’aver ricoperto, con alterne fortune, anche i ruoli di mezzala ed esterno offensivo, non c’è dubbio che la posizione in cui il centrocampista turco massimizzi le sue qualità sia quella di trequartista classico. Da questo punto di vista, l’adozione di un 4-2-3-1 (con Calhanoglu alle spalle di una punta mobile e due esterni come Suso e Bonaventura schierati sul lato opposto rispetto al piede naturale, per creare la superiorità numerica anche accentrando la propria posizione) permetterebbe di sfruttare al meglio l’attacco dello spazio in profondità attraverso rapide combinazioni nello stretto nell’ultimo terzo di campo, oltre che garantire un equilibrio adeguato in fase di non possesso, soprattutto per quel che riguarda due terzini dalle doti spiccatamente offensive come Conti e Rodríguez. I quali andrebbero notevolmente in difficoltà in caso di adozione del rombo (che presupporrebbe, tra l’alto, la rinuncia a Suso), con la posizione più centrale delle due mezzali che comporterebbe un costante rischio di inferiorità numerica, a causa delle scalate in copertura delle avanzate degli esterni difensivi che non sarebbero più automatiche. Da considerare, inoltre, le difficoltà cui si andrebbe incontro con una linea difensiva a quattro, sistema per il quale Bonucci non ha un particolare trasporto e che comporterebbe l’alternanza tra Musacchio e Romagnoli, con il primo molto più adatto del secondo a coprire lo spazio alle spalle dell’ex juventino, più a suo agio nella ricerca sistematica dell’anticipo piuttosto che nell’uno contro uno.

Dimensione fisica importante, elasticità nell’allungo, timing negli interventi: queste le principali qualità di Musacchio, ideale complemento di Bonucci in un’eventuale difesa a quattro

Il centrocampo in linea e il ritorno dell’albero di Natale

Prima del colpo Bonucci, Montella era orientato al consolidamento del 4-3-3: «Il modello di riferimento come modulo è quello dell’anno scorso, ci potrebbe essere una variante che non stravolga i principi di gioco». L’arrivo del numero 19 porterà, ovviamente, alla deroga di questo principio in funzione dell’eclettismo e delle varianti da adottare in relazione all’avversario di giornata, pur non escludendo del tutto la porta all’utilizzo dei tre centrocampisti in linea a supporto del tridente offensivo. L’unica perplessità riguarderebbe il rendimento di Calhanoglu da esterno sinistro d’attacco (a destra agirebbe, ovviamente, Suso), con la possibilità di sostituirlo con uno tra Borini e Bonaventura, maggiormente inclini al sacrificio in fase di non possesso, o lo stesso André Silva per poter comunque sfruttare il principio dell’esterno a piede invertito in grado di creare la superiorità numerica da entrambi i lati (per il portoghese siamo poco sotto il 55% di dribbling riusciti in stagione). Anche in questo caso, la soluzione ideale per non depauperare la quantità di talento offensivo a disposizione (soprattutto in caso di mancato arrivo del numero 9 di peso) è quella di un 4-3-2-1, con il doppio trequartista a supporto dell’ex Porto in funzione di centravanti di manovra, con l’ampiezza su entrambi i lati del campo garantita dagli inserimenti di Rodríguez e Conti, bilanciati dalla copertura in scalata delle mezzali. Un ritorno all’albero di Natale di ancelottiana memoria, pietra angolare di un’epoca di successi che, dopo questo profondo rinnovamento estivo, non sembrano più così lontani.

 

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