È arrivata la nuova generazione d’oro nella Masia?

Il vivaio del Barcellona ha prodotto Ansu Fati e Collado, ma forse è ancora presto per entusiasmarci.

“Avete visto il gol di Collado?”. Il video del nuovo fenomeno della Masia de Can Planes è apparso così, in homepage di tutti i siti di calcio europei. Collado parte da punta, si sposta sulla destra per ricevere il passaggio del compagno, arriva quasi sul fondo e improvvisamente imbuca l’avversario con un tunnel, entra in area, resiste a una carica, salta un secondo difensore in un modo incomprensibile ai comuni mortali, e sull’uscita del portiere mette la palla in porta di tacco. Un gol “alla Messi”, secondo parere unanime dei media.

Álex Collado ha vent’anni ed è entrato nella Masia, il settore giovanile del Barcellona, quando ne aveva appena dieci; a maggio, Valverde lo ha fatto esordire in prima squadra contro il Celta Vigo, subentrando a Dembélé. Rispetto a Messi, gioca più accentrato e principalmente da centrocampista, tanto che i paragoni più frequenti, prima del gol di domenica contro l’Atlético Levante, erano con Xavi o Iniesta. D’altronde, appena prima di Collado il “nuovo Messi” della Masia è stato Ansu Fati, il quasi diciassettenne guineense che con il fuoriclasse argentino condivide la posizione in campo, e che ad agosto ha prima esordito con il Barcellona e poi segnato la più giovane rete della storia del club blaugrana. E stiamo parlando solo dei baby-fenomeni più chiacchierati del settore giovanile catalano: pur non essendo sulla bocca di tutti, gli esperti assicurano che ci sia da tenere d’occhio anche Riqui Puig, Hiroki Abe, Alejandro Marqués, Abel Ruiz e Carles Pérez.

Tutto questo potrebbe far sorgere l’impressione che una nuova generazione d’oro sia alle porte, e che la squadra giovanile guidata da Xavi García Pimienta possa rievocare i tempi di quella di Pep Guardiola. A sostenere questa speranza contribuisce anche la recente pessima condizione della prima squadra di Valverde, che in questi ultimi anni è sembrata avviata a un lento declino: prima la clamorosa rimonta subita ai quarti di finale di Champions League nel 2018 contro la Roma, poi quella della semifinale del 2019 contro il Liverpool, e infine il difficile avvio di questa stagione e i malumori interni allo spogliatoio. Una situazione di confusione simile a quella che portò alla fine dell’era di Rijkaard, già allora caratterizzata da un maggiore interesse per gli acquisti di star internazionali – Ronaldinho, Eto’o, Henry, Yayà Touré – piuttosto che dal lancio di talenti del settore giovanile. Una condizione ormai ciclica, nella storia recente del Barça: i precedenti successi di Rijkaard, infatti, erano basati anche sui giovani della Masia portati in prima squadra a suo tempo da Van Gaal, come Víctor Valdés, Puyol e Xavi.

Il mito della Masia impone a tifosi e media di guardare ai giovani blaugrana come una speranza per il futuro poco roseo della squadra del Txingurri Valverde, che da qualche tempo sembra proprio aver smarrito la via tracciata da Cruijff. Sempre meno canterani sono arrivati alla prima squadra, e lo scorso aprile il Barcellona è sceso in campo senza alcun giocatore del proprio vivaio per la prima volta in sedici anni. La crisi della Masia è un discorso ormai abbastanza noto. Da un lato è indubbio che sia diventata prima di tutto un serbatoio di soldi da utilizzare per investire in grandi campioni. Spesso si incolpa di ciò l’attuale presidente Bartolomeu, che però ha più che altro ereditato e alimentato una tendenza già percettibile: nel 2013, un anno prima della sua elezione, Thiago Alcántara, unanimamente riconosciuto erede di Xavi, veniva ceduto al Bayern Monaco per 25 milioni di euro. Per sostituirlo, il Barça ne ha poi spesi 105 tra Arthur e Frankie De Jong.

Álex Collado è nato a Sabadell il 22 aprile del 1999. Non ha ancora esordito nella prima squadra del Barcellona (Cooper Neill/AFP/Getty Images)

Tuttavia, occorre rendersi conto che, nonostante l’alto livello, la Masia non può essere considerata una fucina di fenomeni a ciclo continuo: negli ultimi anni, tanti suoi illustri prodotti non hanno saputo confermare le aspettative, forse gonfiati oltremodo da un sistema mediatico perennemente in cerca del nuovo Messi, del nuovo Xavi, del nuovo Iniesta o del nuovo Puyol. Tra i più noti, vale la pena ricordare i casi di Giovani Dos Santos, Bojan Krikic, Sergi Samper, e poi Munir, Denis Suárez, Martín Montoya, Marc Bartra, Cristian Tello, Marc Muniesa, Isaac Cuenca, Lee Seung-woo.

L’arrivo sulla panchina del Barcellona B di García Pimienta, nel maggio del 2018, è stato visto da molti come un tentativo di tornare al purismo cruijffiano. Principalmente, perché García Pimienta è un uomo-Barça, cresciuto alla Masia e allenatore dell’Under-19 fin dal 2006: giocatori come Busquets e Thiago Alcántara si sono affacciati al mondo del calcio prima con lui che con Guardiola. «Un nuovo progetto, fedele al nostro stile»: sono state queste le parole con cui ha annunciato la sua gestione, trasportando in squadra la quasi totalità della formazione con cui ad aprile aveva vinto la Youth League.

Sergi Roberto è l’unico canterano del Barcellona nato dopo il 1992 ad aver giocato più di 630 minuti con la prima squadr nella stagione 2018/19 (Oscar Del Pozo/AFP/Getty Images)

La scorsa stagione, la corsa del Barcellona B è iniziata con un gran ritmo in campionato, che ha portato una squadra completamente rinnovata e con un’età media tra i 19 e i 20 anni, a competere per le prime posizioni. La promozione di Carles Aleñá nella squadra maggiore a fine dicembre ha privato García Pimienta del suo miglior elemento per capacità ed esperienza – allo stesso tempo, però, ha dimostrato che non è del tutto vero che Valverde si disinteressa ai giovani – e alla fine del torneo i Blaugrana si sono fermati in ottava posizione.

Anche quest’anno, l’equipo filiál dei catalani ha iniziato piuttosto bene il campionato, nonostante qualche peccato di inesperienza (come la sconfitta nel recupero contro il modesto Ejea, in un match dominato), ma l’idea secondo cui saremmo alle porte di una nuova generazione d’oro va comunque presa con le pinze: il Barcellona B attualmente è settimo nella Segunda División B, a tre punti dalla vetta, ma va pur sempre considerato che stiamo parlando della terza serie spagnola, una categoria con molte seconde squadre (Villarreal, Valencia, Levante ed Espanyol, nel solo girone del Barça) e in cui sono presenti formazioni giovanili che al momento stanno andando meglio dei ragazzi di García Pimienta, pur senza suscitare lo stesso clamore (Villarreal, Valladolid, Athletic Bilbao, Real Sociedad e Atlético Madrid). La commistione di fattori, molti fortuiti, che hanno portato all’ascesa del Barcellona di Guardiola, culminato negli undici canterani schierati da Vilanova nel 2012, è stato un caso unico unico, e clamoroso, difficilmente ripetibile. Il sistema della Masia è e resta uno dei più efficienti al mondo, ma non ne va esagerato il successo, né in positivo che in negativo. E sarà solo il tempo a dirci verso quale dei due poli tenderà la generazione non ancora dorata di García Pimienta.