Il Real Madrid sta costruendo la squadra del futuro nel presente

Dopo Vinícius Jr. e Rodrygo, il 18enne brasiliano Reinier è arrivato dal Flamengo per 30 milioni.

Reinier Jesus Carvalho è arrivato a Madrid: è un ragazzo longilineo, con grandi mezzi tecnici e abilità negli inserimenti; in Brasile se ne parla come del nuovo Kakà e il Real ha versato al Flamengo 30 milioni di euro per il suo cartellino, più di quanto l’Inter ha sborsato la scorsa estate per prendere Nicolò Barella. Fin qui tutto ok, se non fosse che Reinier ha solamente 18 anni e ha esordito tra i professionisti giusto lo scorso agosto. Qualcuno lo chiamerà un azzardo, ma l’arrivo del trequartista brasiliano è solo l’ultima di una serie di super-spese che il Real Madrid ha affrontato per assicurarsi alcuni dei più promettenti giovani a livello mondiale. Due estati fa, sempre il Flamengo cedeva ai Blancos una delle sue stelle, l’ala sinistra Vinícius Júnior: 45 milioni di costo e 18 anni appena compiuti. Un anno dopo, il bis con Rodrygo, stessa età e stesso prezzo, preso stavolta dal Santos per posizionarsi sulla fascia destra offensiva del Real. Il conto fa 120 milioni in meno di due stagioni, per tre giocatori nati negli anni Duemila e ancora molto lontani dal poter essere definiti dei top player.

Ma la lista dei baby-fenomeni su cui Florentino Pérez ha scelto di puntare negli ultimi anni può tranquillamente allungarsi: Marco Asensio è arrivato dal Mallorca nel 2015, diciannovenne, per 3,5 milioni, insieme al difensore diciottenne del Zaragoza Jesús Vallejo, che ne costò cinque. Due dei giocatori più interessanti del presente del Real, il norvegese Martin Odegaard e l’uruguayano Federico Valverde, furono acquistati per meno di una decina di milioni complessivi tra il 2015 e il 2016: quando approdarono in Spagna, avevano rispettivamente 17 e 18 anni; oggi il primo sta facendo miracoli in prestito alla Real Sociedad e il secondo si è trasformato in una pedina inamovibile della squadra di Zidane. Il portiere ucraino Andrij Lunin è arrivato a soli 19 anni, così come l’ex-Manchester City Brahim Díaz, mentre 18 anni è l’età a cui si è trasferito in Spagna il giapponese Takefusa Kubo, che al momento sta facendo bene in prestito al Mallorca. Per loro tre, il Real ha speso in tutto 25,5 milioni.

Reinier (a sinistra) e Matheus Soares festeggiano la vittoria del Flamengo nell’ultima Copa Libertadores; il nuovo acquisto del Real Madrid ha disputato solo una partita nella competizione internazionale, ma in campionato ha accumulato 14 presenze con sei gol realizzati (Manuel Velasquez/Getty Images)

La nuova strategia dei giovani è stata impostata da Víctor Fernández, nominato responsabile della cantera nel 2015. Il dirigente ha convinto Florentino Pérez a ridurre gli investimenti sui giocatori già affermati per concentrarsi sulle nuove leve, applicando un approccio ben diverso da quello per cui era famoso il presidente madrileno: nei primi anni Duemila, Pérez si era orientato verso una politica di dispendiosi acquisti in attacco e promozione di ragazzi delle giovanili in difesa, quella cosiddetta degli Zidanes y Pavónes, che presto si rivelò disastrosa. Con Fernández sono arrivati Asensio, Vallejo, Valverde e Odegaard, giocatori molto giovani e nemmeno molto costosi, che oggi possono essere giustamente considerati degli ottimi affari. Dopo nemmeno due anni, però, la Casa Blanca lo ha messo alla porta senza una chiara motivazione, e dal suo addio i madrileni hanno cambiato prospettiva: continuare a investire sui giovani, ma anche spendendo cifre importanti, una sorta di via di mezzo tra il metodo Fernández e quello di Pérez. Oltre ai nomi già citati, il Real si è assicurato giocatori con qualche anno in più ma già affermati, come Theo Hernández e Dani Ceballos, costati complessivamente 40 milioni.

Eppure è evidente che i giovanissimi sono al momento i prediletti del Real e di Zidane, che come allenatore s’è formato proprio nel settore giovanile madrileno. Mentre Hernández è stato ceduto al Milan e Ceballos è attualmente in prestito all’Arsenal, Vinícius Júnior e Rodrygo si sono subito imposti in prima squadra: nella sua stagione d’esordio, l’ex-Flamengo ha messo assieme una trentina di presenze, brillando soprattutto in Copa del Rey, e quest’anno è già arrivato quasi a quota venti; così come Rodrygo, che ha pure segnato due reti in Champions League. Per fare un confronto, due dei principali colpi dell’ultimo mercato madrileno, Luka Jovic ed Éder Militão, sono costati assieme 110 milioni, ma il loro impiego e il loro rendimento sono stati finora molto inferiori rispetto a quello dei due brasiliani.

Se a giocatori come Asensio e Valverde è stato dato il tempo di crescere, mandandoli in prestito in altri club spagnoli, Vinícius e Rodrygo sono stati presi per essere decisivi praticamente da subito, ed è lecito immaginarsi che si voglia fare lo stesso con Reinier. L’obiettivo, quindi, non è più quello di cercare giovani di talento da far maturare, come voleva Fernández, ma di andare a caccia del nuovo Messi. Cioè, non solo di un fuoriclasse assoluto, ma di un giocatore capace di diventare l’eroe di una generazione (e quindi attirare nuovi giovani tifosi che in lui possano rivedersi) e rappresentare il club: Messi è un simbolo del Barcellona e incarna il mito della Masia, il suo è il primo caso di un campione di quel livello che ha trascorso tutta la carriera nella stessa squadra. Anche immaginando un mondo parallelo in cui il Barça accettasse di cederlo e lui di cambiare aria, è difficile pensare che l’operazione possa avvenire per una cifra inferiore ai 150 milioni di euro.

Vinícius ha giocato 49 partite con il Real Madrid, segnando cinque gol in tutte le competizioni più importanti, la Liga, la Champions e la Copa del Rey (Oscar Del Pozo/AFP via Getty Images)

L’ingresso dei club super-ricchi nel calcio ha fatto levitare i prezzi dei giocatori, questo lo sappiamo. La Juventus ha dovuto spendere 100 milioni per Ronaldo, e si trattava quasi di uno sconto; il Real ha sostituito il portoghese, a livello tecnico e simbolico, con Hazard, per cui ha speso altri 100 milioni. Ma nell’estate 2017 il PSG ne ha tirati fuori 222 per Neymar e 145 per Mbappé, che oggi è logicamente considerato il fuoriclasse del prossimo futuro e che difficilmente lascerà Parigi per meno di 200 milioni. In poche parole: acquistare un campionissimo, nel calcio attuale e ancor più in quello a venire, diverrà un’operazione economicamente proibitiva, mettendo in conto anche il Fair Play finanziario.

A conti fatti, i 120 milioni spesi per il trio brasiliano Vinícius-Rodrygo-Reinier non sembrano poi così tanti. Soprattutto se consideriamo che, a differenza del Barcellona, il Real non può permettersi di puntare molto sul proprio settore giovanile: nell’attuale prima squadra ci sono solo tre canterani, due difensori e una seconda linea in attacco (Lucas Vázquez, che è stato sostituito proprio da Rodrygo nelle gerarchie di Zidane). Ciò che non cresce in casa, va colto fuori, possibilmente prima che sia maturo.

Federico Valverde ha già accumulato 20 presenze e due gol con la Nazionale uruguayana, in cui ha esordito nel 2017 (Pierre-Philippe Marcou/AFP via Getty Images)

Inoltre, l’esplosione di Mbappé ha fatto da apripista a una nuova generazione di talenti precoci: un tempo, un giovane era ritenuto pronto per una grande squadra dopo i 21 anni e poche erano le eccezioni, mentre oggi giocatori come Sancho, Haaland o Foden sono divenuti le stelle dei loro club sebbene siano appena maggiorenni, riuscendo a fare la differenza anche in Champions League. Questo ha comportato una reazione a catena, scatenando una corsa all’oro globale in cui la preda ormai non è più tanto “il nuovo Messi” bensì “il nuovo Mbappé”: non si cerca il campione di domani, ma quello di dopodomani. In questa gara, il Real Madrid vuole essere in pole position fin da ora, per non doversi trovare a comprare a peso d’oro un Cristiano Ronaldo per reggere il confronto con il Barcellona (che, nel frattempo, si sta già coccolando il diciassettenne dei record Ansu Fati). L’obiettivo è spendere tanto oggi per non dover spendere tantissimo domani.

Il rovescio della medaglia è, ovviamente, quello di ritrovarsi con costosissime meteore: negli ultimi anni, dal Real sono passati diversi talenti mai sbocciati, come il paraguaiano Sergio Díaz, in cui molti vedevano un nuovo Agüero, il centrocampista olandese Mink Peeters, che nelle giovanili dell’Ajax faceva più scalpore di de Ligt, e soprattutto Sergio Canales, arrivato per 6 milioni dal Racing nel 2010 con un carico di aspettative non da poco. Il fatto che i tre brasiliani siano costati molto di più aumenta il rischio in caso di fallimento. Forse è per questo che Zidane, interpellato su Reinier, ha voluto mettere le mani avanti e suggerire cautela.