Non più di due anni fa, Dele Alli era considerato uno dei talenti più brillanti del calcio inglese ed europeo, un pilastro attorno al quale il Tottenham e la Nazionale inglese avrebbero costruito il loro futuro. Alla data di giovedì 29 ottobre 2020, le cose sono andate e stanno andando in maniera molto diversa rispetto alle attese: il Tottenham di José Mourinho ha affrontato l’Anversa in Europa League, ha perso 1-0 e Dele Alli ha giocato la sua terza gara da titolare in questa stagione (dopo due apparizioni in Coppa di Lega e nei preliminari di Europa League). È stato sostituito al 45esimo minuto, e nel postpartita il manager portoghese ha detto che «in futuro le scelte relative ai titolari saranno molto facili, ormai è chiaro qual è la formazione migliore per il Tottenham. Stavolta non voglio analizzare la situazione dei singoli giocatori, ma un fatto mi sembra scontato: quello che mi aspetto dai giocatori, soprattutto quando sei un giocatore con l’ambizione di essere una prima scelta, per iniziare ogni partita, devi dimostrarlo». Il riferimento a Dele Alli è velato, ma neanche così tanto, considerando anche gli attriti del recente passato.
Fin dall’arrivo di Mourinho a White Hart Lane, infatti, il rapporto con Alli è stato particolarmente burrascoso. Tutto è iniziato ancora prima dell’esordio in panchina del tecnico portoghese nel suo nuovo club: in una sessione d’allenamento, Mou ha chiesto ad Alli se ad allenarsi fosse «lui o suo fratello» – è stato lo stesso Mourinho a raccontarlo in conferenza stampa. In seguito, Mourinho ha stuzzicato più volte Alli per la sua scarsa forma, poi tutto è precipitato in maniera (probabilmente) definitiva all’inizio di questa stagione: il centrocampista inglese non è stato convocato per quattro partite di Premier League (su sei), ha segnato un solo gol (nel 7-2 contro il Maccabi, preliminari di Europa League) ed è stato in procinto di lasciare Londra. Alla fine l’addio non si è concretizzato, Alli è rimasto al Tottenham e si è ritrovato in una squadra che non parlava più la sua lingua (tattica e tecnica).
Anche quest’ultimo aspetto è fondamentale: nel nuovo Tottenham, non c’è spazio per un giocatore come Dele Alli. Mourinho, infatti, ha costruito un sistema spurio in cui il vero regista offensivo è Harry Kane, in cui il numero 10 (e capitano) degli Spurs lancia in avanti Son e poi dovrà farlo anche con Gareth Bale, quando recupererà. Alli è un fantasista che ha bisogno di giocare in un certo sistema, con una certa libertà, non a caso il Guardian ha scritto che «Dele ha evidenti punti di forza che però si combinano con evidenti debolezze: è un elemento di sistema, ha bisogno di essere centrale, di un attaccante che si muove davanti a lui, di compagni in grado di portare la palla per fare spazio alle sue corse». In una squadra che si schiera con tre centrocampisti, e quasi sempre questi tre centrocampisti sono Ndombélé, Hojbjerg e Sissoko, è difficile pensare che Alli, un atleta dal profilo tattico così particolare, possa ribaltare le gerarchie. A maggior ragione se parliamo di questo Alli, un giocatore molto lontano da ciò che è stato, che ad aprile ha compiuto 24 anni ma sembra aver già raggiunto il suo picco. Un giocatore che, in virtù del talento mostrato da giovanissimo, sembrava essere destinato a una carriera luminosissima. E invece oggi sembra essersi smarrito, per colpa sua e un po’ a causa di un cambiamento a cui non ha saputo (ancora?) far fronte.