Cinque giovani inattesi che hanno acceso la Serie A

Kalulu, Ilic, Udogie, Asllani e Hickey sono tutti calciatori di grande intensità fisica, moderni, tecnicamente validi, con grandi prospettive.

Quando si parla del ritardo della Serie A rispetto agli altri grandi campionati stranieri, vero o presunto che sia, i primi due temi che animano le discussioni sono lo scarso spazio riservato ai giovani talenti e la minore intensità delle partite. Poi arrivano gare come quelle tra Real Madrid e Manchester City, in cui i ritmi sono stati vertiginosi e in cui calciatori come Vinícius, Rodrygo ed Eduardo Camavinga – tutti nati dopo il 2000, Camavinga addirittura nel 2002 – sono decisivi, e allora questa sensazione di essere indietro finisce per amplificarsi, anzi per esplodere in maniera fragorosa. Ma è vero pure che il campionato di Serie A che sta per terminare ha evidenziato che ci sono delle eccezioni, che c’è spazio per giocatori giovani, intensi e dinamici, in grado di giocare bene e ad alta intensità per una stagione intera. Tra questi c’è ovviamente Sandro Tonali, protagonista dell’ultima cover story di Undici, ma la sua annata a livelli d’eccellenza non è una sorpresa, piuttosto la conferma che siamo di fronte a un potenziale talento generazionale. Oltre a lui, abbiamo selezionato cinque Under 21 inattesi, che ci hanno sorpreso, non per forza appartenenti a realtà di primo piano. Tutti sono in grado di garantire un livello qualitativo adeguato supportato da dinamismo e capacità di corsa, tutti hanno ampi margini di miglioramento. Anche da loro si dovrà ripartire la prossima stagione per alzare il livello di elettricità delle partite in Serie A. Per essere un po’ meno invidiosi degli altri.

Aaron Hickey Bologna

Aaron Hickey ha realizzato il suo primo gol in Serie A il 21 settembre 2021, nel corso del match contro il Genoa giocato al “Dall’Ara”. Era alla sua sedicesima presenza complessiva nel campionato italiano. La rete è arrivata grazie a un sinistro a incrociare dal limite dell’area dopo aver controllato un pallone respinto in maniera frettolosa dalla difesa avversaria. Due settimane dopo, sempre al Dall’Ara ma stavolta contro la Lazio, Hickey riceve da Barrow sul ribaltamento di lato, salta Lazzari con il secondo tocco a spostarsi il pallone sul piede teoricamente più debole e calcia forte di destro prendendo Reina in controtempo. Si tratta di due reti – anzi: di due giocate – concettualmente identiche, e che proprio in virtù di questo raccontano lo switch tecnico e mentale compiuto dal terzino scozzese, attualmente l’Under-21 con il minutaggio più alto nella Serie A 2021/22 – 2.741 minuti in 34 partite, 33 da titolare e con un altro gol nell’unica gara da subentrato, a dicembre contro la Fiorentina.

Hickey è tutto mancino, ma anche il destro non è niente male

«Lui mi piace perché ha le palle. Può sbagliare sì, ha 18 anni: mi arrabbierei di più se sbagliasse uno di trenta. Per questo giocherà ancora», disse Mihajlovic nell’ottobre 2020. Rispetto alla sua stagione d’esordio, Hickey è diventato molto più ambizioso e consapevole dei suoi mezzi. Anche perché il nuovo 3-5-2 del Bologna, un modulo adottato in pianta stabile nel corso di questa stagione, riesce a esaltare la dimensione offensiva e creativa del suo gioco attraverso una componente fisica e atletica fuori scala, quasi da Premier League. L’ex Hearts e Celtics è un giocatore naturalmente intenso, ancora piuttosto istintivo e reattivo per ciò che riguarda scelte ed esecuzioni, ma che rientra in quella categoria di esterni moderni a tutta fascia che dominano quando hanno metri di campo – davanti ma anche alle spalle – da attaccare a piacimento, con e senza palla. Il termine di paragone più ovvio è immediato è il connazionale Robertson, anche se Hickey sembra più a suo agio quando può agire in situazione dinamica, senza dover pensare troppo e senza dover toccare troppe volte il pallone.

Ivan Ilic – Verona       

Ivan Ilic è uno dei tanti lasciti che Igor Tudor ha ereditato da Ivan Juric nel Verona (non più) dei miracoli che insegue il record di punti in Serie A. I principali siti di report statistici lo classificano come centrocampista centrale, eppure qualsiasi definizione sembra non poter rendere giustizia alla sua multidimensionalità, al fatto che sia un giocatore che ha già dovuto rimodulare più volte il modo di stare in campo e l’interpretazione del ruolo: affermatosi nelle giovanili della Stella Rossa come esterno sinistro offensivo, Ilic si è progressivamente evoluto prima in un trequartista ibrido di corsa e inserimento, poi è diventato in un regista con istinti, movenze e fisicità da mezzala, in grado di unire alla pulizia tecnica in fase di costruzione e consolidamento del possesso – 82,3% di pass accuracy su poco meno di 42 passaggi tentati di media a partita – l’aggressività e l’intensità necessarie per giocare in una squadra così smaccatamente diretta e verticale. Tutto ciò che è stato e tutto ciò che sarà Ilic è probabilmente nel gol realizzato ad inizio stagione contro l’Inter: aggressione in avanti in single coverage su situazione di palla in uscita dalla difesa, anticipo secco sul miglior regista del campionato – ovviamente parliamo di Brozovic – scavino a vanificare il tentativo di Handanovic di chiudergli in uscito lo spicchio di porta migliore per chiudere con un sinistro in diagonale. Tutto con estrema naturalezza, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

La scena di questa partita poi fu presa da Correa, ma la sintesi si apre con il gol di Ilic

Destiny Udogie – Udinese

Dal Verona di Juric è passato anche Destiny Udogie, anche se con l’Hellas non ha giocato molto: sei presenze e 165 minuti in totale nella stagione 2020/21. Oggi, un anno dopo, Udogie è probabilmente uno dei migliori esterni da 3-5-2 del campionato italiano, se ne facciamo una questione di aderenza al sistema, velocità di adattamento e apprendimento, influenza sullo sviluppo della manovra nella metà campo offensiva. In una recente intervista concessa a Dazn, lo stesso Udogie ha detto di essere cresciuto guardando ore e ore di video di Marcelo su YouTube e, vedendolo giocare, è difficile non notare l’influenza che il terzino brasiliano ha avuto nel modo in cui interpreta il ruolo, soprattutto con il pallone tra i piedi: Udogie è un giocatore particolarmente creativo, che compensa le inevitabili lacune tecniche e di lettura – legate alla giovane età – con uno strapotere fisico che gli permette di cavarsela anche quando viene raddoppiato o triplicato dagli avversari.

Il meglio lo dà quando può entrare dentro il campo palla al piede in conduzione, spezzando il raddoppio o associandosi con l’interno di riferimento, anche se tutti i suoi quattro gol stagionali sono arrivati in situazione di attacco senza palla dal lato debole, quindi facendo valere una netta prevalenza della componente fisica e atletica su quella tecnica. «Marcelo mi piaceva perché aveva quell’eleganza», ha aggiunto Udogie, «quel tocco, quella naturalezza nel fare le cose e quindi mi ispiravo molto a lui. Però se guardo al giocatore che sono oggi magari sono più simile a giocatori come Davies o Theo Hernandez». Terzini di qualità, rapidi, creativi, ma anche estremamente intensi nel loro modo di giocare. Proprio come Udogie.

Un titolo altisonante, ma anche azzeccato, per questo video

Pierre Kalulu Milan

Non è un caso che una delle migliori prestazioni di Kalulu con la maglia del Milan, forse la migliore in assoluto, sia coincisa con una delle vittorie decisive di questa seconda parte di stagione dei rossoneri. Nello scontro diretto giocato a inizio marzo contro il Napoli allo stadio Maradona, infatti, Kalulu è stato fondamentale per limitare Osimhen e le sue corse in verticale: alternandosi con Tomori in un sapiente lavoro che ha combinato giocate in anticipo e copertura preventiva della profondità, il giovane centrale francese ha dimostrato come l’irruenza e l’istintività degli esordi abbia lasciato il posto ad una maggiore e migliore consapevolezza delle singole situazioni, dei tempi della partita, dell’intervento da portare o non portare in relazione allo sviluppo dell’azione.

Oggi Kalulu non è solo un centrale esplosivo e muscolare, in grado di giocarsi l’uno contro uno in campo aperto contro chiunque, ma è anche un difensore potenzialmente completo, che sta imparando a padroneggiare l’arte dell’attesa, a capire quando è necessario staccarsi dal proprio uomo chiamando il raddoppio, a perfezionare modi e tempi del contrasto o del tackle, diminuendo l’irruenza e aumentando l’efficacia: «Affronta ogni partita con concentrazione, mai con ansia e poca lucidità. E riesce a uscire dalle situazioni complicate con grande personalità. È un grandissimo merito per un giocatore così giovane, arrivato al Milan con pochissima esperienza. Ha avuto una voglia di migliorare incredibile e ora ne sta raccogliendo i frutti, sta crescendo tanto e ha caratteristiche importanti per il nostro modo di giocare», disse Pioli a metà marzo alla vigilia della trasferta di Cagliari. Appena una settimana, del resto, Kalulu gli aveva risolto così un complicatissimo anticipo serale contro l’Empoli:

Questo gol di Kalulu, in questo preciso momento, vale il vantaggio del Milan sull’Inter in testa alla classifica

Kristian Asllani Empoli

Nella mezz’ora che ha rischiato di indirizzare la lotta scudetto con notevole anticipo rispetto alle previsioni, Kristian Asllani ha scherzato quasi da solo con l’intero centrocampo dell’Inter campione d’Italia. Il gol – il primo in Serie A – del momentaneo 2-0 dell’Empoli, certo, ma soprattutto la grande capacità di gestire il pallone sotto pressione e la qualità delle letture preventive in non possesso.

Un’azione che avrebbe potuto decidere il campionato

Lo scorso marzo, sempre dopo una partita contro l’Inter giocata in Coppa Italia, Aurelio Andreazzoli disse che Asllani «ha le stimmate del campione perché ha qualità e visione. Non può essere un caso: ogni volta che gli diamo un’occasione lui la sfrutta a dovere. Anche quando gioca a calcio-tennis è il primo ad arrivare sulla palla». Sono parole che evidenziano come la migliore qualità del centrocampista albanese sia legata al suo intuito, una dote che gli permette di prevedere in anticipo lo sviluppo dell’azione e quindi di intercettare molti palloni o, comunque, di sporcare le prime linee di passaggio degli avversari, forzati a cercare una giocata meno conservativa e più rischiosa. Un dettaglio fondamentale per una squadra come l’Empoli, che si è ritrovata in casa il sostituto di Samuele Ricci, ceduto al Torino nella sessione invernale del mercato: Asllani è un regista lucido e dinamico, molto pulito in fase di costruzione e impostazione – quasi 85% di precisione nei passaggi, su poco più di 31 tocchi a partita – abile a gestire i tempi della transizione e che sfrutta il suo passato da trequartista quando si tratta di rifinire l’azione nell’ultimo terzo di campo. Dopo appena 94 minuti disputati in totale tra settembre e gennaio, Asllani ha disputato da titolare undici delle ultime dodici partite giocate dall’Empoli in campionato: un dato significativo, che racconta la sua crescita, la fiducia riposta in lui dall’Empoli, una società che raramente sbaglia i giovani da lanciare. E che ora sembra aver fatto centro, di nuovo.