Boris Johnson avrebbe caldeggiato l’acquisto del Newcastle da parte dell’Arabia Saudita

Secondo il Guardian, il governo inglese avrebbe fatto pressione sulla Premier per favorire l'ingresso del fondo sovrano PIF.
di Redazione Undici

Nell’ottobre del 2021 il Newcastle United è diventato il club più ricco del mondo. Mohamed Bin Salman, principe ereditario saudita, ha acquistato le quote dei Magpies attraverso il PIF, il Fondo pubblico per gli investimenti dell’Arabia. L’operazione è stata formalizzata al termine di un processo rimasto in stallo per quasi 18 mesi: c’era infatti da ottenere l’ok definitivo della Premier League all’ingresso dei miliardi sauditi, sempre visti in maniera piuttosto controversa dall’opinione pubblica inglese. Il dibattito in Gran Bretagna è durato un bel po’, anche tra i club della stessa Premier. Il rischio che tutti volevano evitare era quello di creare un’altra super potenza economica finanziata da uno stato sovrano del Golfo, come successo con il Manchester City, che nel frattempo ha vinto il suo quarto titolo nazionale in cinque anni. Di mezzo poi si sono poste associazioni umanitarie come Amnesty International, che vedevano nel Newcastle l’ennesimo tentativo di “sportwashing”.  Il calcio viene usato dagli sceicchi non solo per diversificare gli investimenti in vista di un futuro post petrolio, in questo senso l’ultima operazione del fondo PIF è stata l’acquisto di una quota della Nintendo, ma anche per ripulire l’immagine internazionale dell’Arabia Saudita, distogliendo così l’attenzione dalle sistematiche violazioni dei diritti umani nel Paese.

A distanza di quasi otto mesi dall’acquisizione del Newcastle, il Guardian ha rivelato dei retroscena che sembrano coinvolgere nell’operazione il governo inglese e in particolare Boris Johnson. Lo stallo venutosi a creare nel giugno del 2020 era in aperta contraddizione con la linea politica del primo ministro inglese: il governo in carica ha sempre visto negli investimenti provenienti dal Golfo arabo un elemento cruciale per lo sviluppo della propria economia interna, specialmente dopo Brexit, e il Newcastle non faceva eccezione. Sempre secondo il Guardian, Gerry Grimstone – presidente di Barclays e ora ministro degli investimenti del governo Johnson – sarebbe stato coinvolto direttamente nelle trattative tra l’allora presidente della Premier League, Gary Hoffmann, e alcuni rappresentanti dell’Arabia Saudita. In seguito Grimstone si sarebbe dimesso proprio in seguito alle lamentele dei club di Premier per l’ingresso del fondo PIF. L’intermediazione di Grimstone nell’affare sarebbe stata fortemente voluta da Johnson, che a sua volta aveva dovuto incassare delle lamentele da Bin Salman in persona, anche in virtù di un forte rapporto personale tra i due.

In ogni caso, ovviamente, Il governo inglese ha sempre negato il proprio coinvolgimento nell’operazione. Boris Johnson lo ha ribadito in Parlamento nell’aprile del 2021: «Il governo non è stato coinvolto in nessun momento nei colloqui di acquisizione della vendita del Newcastle United». Rispondendo alle domande del Guardian, Downing Street ha dichiarato che l’accordo per il club era «una questione commerciale per la Premier League e spettava esclusivamente a loro valutarla». Una versione confermata anche dall’ufficio di Grimstone, che ha però ammesso i colloqui con Hoffmann: «nell’ambito delle innumerevoli conversazioni che ha nel suo ruolo di ministro, ma senza mai tentare di influenzare il signor Hoffman e la Premier League per approvare l’acquisizione del Newcastle. Parte del ruolo del ministro degli investimenti è, tra le altre cose, tenersi al passo con i grandi capitali che potrebbero entrare nel Regno Unito, da qui il suo impegno ad alto livello con parti interessate». Il portavoce di Grimstone non ha specificato cosa si intenda per “impegno ad alto livello”.

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