Storia spericolata delle squadre ascensore

Promozione, retrocessione e poi di nuovo su e giù: alcuni club sembrano destinati a non trovare mai una propria dimensione, ed è un fenomeno che riguarda tutti i campionati del mondo.

L’anno prossimo il Fulham giocherà per il quinto anno consecutivo in un campionato diverso: nel 2017/18 era in Championship, la seconda serie inglese, ed è stato promosso in Premier League vincendo la finale dei playoff contro l’Aston Villa; nel 2018/19 è retrocesso, dopo il diciannovesimo posto in Premier; nel 2019/20 ha vinto nuovamente la finale dei playoff della Championship, questa volta contro il Brentford, ma poi nel 2020/21 non è riuscito a mantenere la categoria, chiudendo una nuova Premier League al diciottesimo posto. Nel 2021/22, infine, ha dominato la Championship, prendendosi il primo posto con 90 punti, 106 gol fatti e 43 subiti, una differenza reti di +63.

Su Wikipedia esiste una pagina dedicata ai cosiddetti yo-yo club, in italiano le “squadre ascensore”, ovvero quelle squadre che nella loro storia hanno accumulato il maggior numero di promozioni e retrocessioni, consecutive e non, perché troppo forti, troppo grandi per le rispettive seconde divisioni ma troppo deboli, troppo piccole per sopravvivere a lungo nel massimo campionato. Esattamente come il Fulham negli ultimi cinque anni. In inglese “to yo-yo” è anche un verbo: su Wikipedia lo si può trovare declinato al passato (“have yo-yoed”) o al present continuos (“yo-yoing”). In olandese le “squadre ascensore” sono note come heen-en-weer club (letteralmente “squadre avanti-e-indietro”), in rumeno ABBA, non per il gruppo musicale che cantava “Mamma Mia” ma perché dal 1921 al 2006 le prime due serie locali si chiamavano Divizia A e Divizia B.

Come il Fulham, anche il Norwich City e il Watford hanno una striscia aperta di promozioni e retrocessioni tra Premier League e Championship. Il Norwich è a quattro di fila: due primi posti nel 2018/19 e nel 2020/21 e poi due ultimi posti nel 2019/20 e nel 2021/22, quindi l’anno prossimo giocherà in Championship. Il Watford a tre, cioè è sceso di nuovo in questa stagione. Il risultato di questi continui saliscendi sono, ad esempio, carriere distorte come quelle di Aleksandar Mitrović e Teemu Pukki: l’attaccante serbo del Fulham ha segnato 69 gol in 84 presenze nelle ultime due Championship disputate (con 43 reti in 44 partite nella stagione appena terminata), ma nella Premier League 2020/21 ha potuto esultare solo in tre occasioni. Il finlandese del Norwich vanta 29 e 26 gol nei due anni passati in Championship, mentre in Premier League non ha ancora superato quota 11.

In realtà, però, la situazione di Fulham, Norwich, Watford e di altri yo-yo club della storia recente del calcio inglese è un po’ più complessa degli assurdi numeri della carriera di Mitrović, calciatore di categoria se ce n’è uno. Le squadre che retrocedono in Championship ricevono un “paracadute” direttamente proporzionale ai ricchi incassi dai diritti televisivi che garantiva la Premier League: 55% nel primo anno, 45% nel secondo e 20% nel terzo. Il paracadute si interrompe se durante il triennio si conquista una nuova promozione. Non sono pochi soldi, anzi, il primo anno si può arrivare anche a 40 milioni di sterline, e questo sta aumentando il divario economico tra le squadre appena retrocesse e le altre della Championship: la rosa del Fulham 2021/22 è costata 158 milioni di sterline, cento volte di più degli 1,5 milioni del Luton Town. Ma allo stesso tempo il paracadute non basta a sanare le differenze – soprattutto a livello di ricavi commerciali e da stadio – tra le Big Six della Premier League e il resto dei club inglesi. Il 78% degli introiti commerciali e il 73% di quelli delle vendite dei biglietti finiscono oggi nelle casse dei soli Manchester United, Manchester City, Liverpool, Chelsea, Tottenham e Arsenal, creando un’enorme terra di mezzo che è già stata ribattezzata “Premierchamp”.

In ogni caso quello del Fulham non è un record. Tra il 2001/02 e il 2009/10, in nove stagioni, il West Bromwich Albion ha fatto su e giù tra Premier League e Championship per sette volte. Secondo RSSSF.com, il sito della Rec.Sport.Soccer Statistics Foundation, il primato in Inghilterra appartiene al Birmingham City, protagonista di 24 tra promozioni e retrocessioni nella sua storia. Adesso prendetevi cinque minuti per pensare al resto della classifica. Se siete nati o nate dagli anni Novanta in giù, difficilmente avrete indovinato il podio, perché subito dopo il Birmingham ci sono il Leicester City (23) e il Manchester City (21), due squadre che, seppur con percorsi diversi, sono riuscite ad abbandonare l’ascensore e hanno vinto, sommate, sette delle ultime 11 Premier League.

In Spagna al primo posto c’è il Real Betis (23), in Germania il Norimberga (17), in Francia lo Strasburgo (21), in Italia il Brescia, a quota 25. Anche il Brescia ha vissuto il suo “momento Fulham”: tra il 1991/92 e il 1999/00 è stato promosso in Serie A, ha perso lo spareggio salvezza ed è sceso in Serie B, è tornato in Serie A, è subito risceso in B, ci è rimasto una stagione, ha vinto il campionato, è tornato in Serie B, ci è rimasto un’altra stagione e infine è ritornato in Serie A. Sette volte avanti e indietro in nove anni, e non è un caso che, dopo la promozione del 1999/00, la retrocessione successiva sia avvenuta nel 2004/05. I quattro felicissimi anni consecutivi di Serie A che stanno nel mezzo coincidono infatti con l’apparizione, allo stadio Mario Rigamonti, di Roberto Baggio. Dietro al Brescia troviamo l’Atalanta (23), il Bari (22, ma secondo i suoi tifosi è la “squadra ascensore” italiana per antonomasia) e il Lecce (19, compresa la promozione di quest’anno).

L’Atalanta è in Serie A dal 2011: per la squadra bergamasca è la striscia più lunga senza retrocessioni (e quindi senza promozioni) del Dopoguerra (Marco Bertorello/AFP via Getty Images)

Ma chi detiene il record mondiale di yo-yo? L’Aris Limassol è una squadra di Cipro che nella sua storia conta 30 promozioni e retrocessioni tra prima e seconda divisione, di cui dieci di fila tra il 1996/97 e il 2005/06. Anche i tedeschi del BFC Südring negli anni Cinquanta hanno fatto su e giù per dieci stagioni consecutive tra l’Oberliga Berlin e l’Amateurliga Berlin, due campionati precedenti alla formazione della Bundesliga. Spulciando tra gli archivi del campionato cipriota fanno tenerezza i soli quattro punti raccolti dall’Aris Limassol nel 2000/01 e nel 2004/05. Anche quest’anno l’Aris, dove gioca l’ex difensore della Fiorentina e del Genoa Facundo Roncaglia, si è presentato al via della A’ Katīgoria da neopromosso, ma è riuscito ad arrivare quinto in classifica e si è qualificato per la prossima Conference League. Sulla pagina Wikipedia del club si legge che «nel 2020/21 è cominciata una nuova era per l’Aris Limassol, con l’investitore russo Vladimir Federov che vuole trasformare la squadra in un club d’élite dell’isola di Cipro». Come dire, tifosi dell’Aris: forse il tempismo non è stato dei migliori.

L’Hong Kong FC però è andato ancora oltre, con 31 promozioni e retrocessioni, meglio di qualsiasi altra squadra al mondo, almeno secondo RSSSF.com. E potevano essere 32 se quest’anno la Hong Kong Premier League non fosse stata sospesa per il Covid. Una parte della cronistoria dell’Hong Kong FC recita: 1973 promosso, 1974 retrocesso, 1975 promosso, 1976 retrocesso, 1977 promosso, 1978 retrocesso, 1979 promosso, 1981 retrocesso. Se non c’è il 1980 il merito è tutto di un calcio di rigore realizzato all’87esimo della partita decisiva contro il Kui Tan dal centrocampista John McGunnigle, tutt’oggi ricordato come uno degli eroi del calcio a Hong Kong. Fine dell’articolo? Quasi. Si dice che esista una parola tedesca in grado di sintetizzare perfettamente il significato di intere frasi italiane. Esiste anche per le “squadre ascensore”: fahrstuhlmannschaft. Fatene buon uso.