Per Mertesacker ha avuto una bellissima carriera da calciatore – basterebbe pensare che ha vinto la Coppa del Mondo da protagonista, nel 2014 – e ora ha iniziato una nuova vita da coach e da dirigente: dopo essere entrato nell’organico dei tecnici dell’Academy dell’Arsenal, è stato assistente di Ljungberg nel suo periodo di interregno tra l’esonero di Emery e l’arrivo di Arteta e ora è responsabile del settore giovanile dei Gunners. Considerando che dal suo ritiro sono passati solo quattro anni, si può dire che abbia avuto un percorso abbastanza soddisfacente. Forse è merito anche della sua attenzione per tutto ciò che stava e sta fuori dal campo da gioco. Il profilo LinkedIn, per esempio: a questo link trovate infatti la sua pagina, in cui – come da spirito consigliato su quella piattaforma – racconta la sua storia formativa, elenca le sue competenze, insomma si presenta come potenziale risorsa per qualsiasi recruiter alla ricerca di personale.
È evidente che non siamo di fronte a un profilo aggiornato: la compilazione delle sue esperienze lavorative si ferma all’anno 2011, e infatti secondo LinkedIn il difensore tedesco è ancora calciatore professionista e vice-capitano dell’Arsenal. Ma ciò non cancella tante cose interessanti: parlando del suo lavoro come giocatore e del suo ruolo istituzionale di vice-capitano, il difensore tedesco dice che «è conosciuto per il suo stile e per il suo senso del gioco»; inoltre, «è un atleta che ha sviluppato eccellenti capacità di leadership come figura di alto livello nel club: è stato l’allenatore a scegliermi come responsabile delle rigide sanzioni comminate dal club per i comportamenti inappropriati dei compagni di squadra». Non manca l’ironia, o forse no: «Una volta ho multato Nacho Monreal per 10mila sterline: aveva indossato il poncho nel giorno della partita».
Dal suo profilo, apprendiamo inoltre che Per Mertesacker ha il brevetto da bagnino, ha studiato farmacia all’università di Hannover, che i tifosi lo chiamavano «affettuosamente» Big Friendly Giant in virtù della sua altezza. E che già dieci o undici anni fa immaginava una carriera alternativa quando avrebbe lasciato il calcio giocato: nella sua bio personale, si legge che possiede «ottime capacità di comunicazione in tedesco e inglese», che è dotato «di forte etica del lavoro» e che è una persona «alla ricerca di opportunità di carriera post-ritiro». L’ultima precisazione, quella relativa al fatto che fosse «aperto a trasferimenti internazionali» è stata praticamente inutile, visto che è rimasto a lavorare nell’Arsenal. Magari il suo prossimo datore di lavoro ne terrà conto.