Highlights — Il gol di Kvaratskhelia ci mostra cos’è il futuro del ruolo

Lo slalom speciale e il tiro fortissimo dell'esterno del Napoli sono il nostro momento preferiti della 26esima giornata.

Guardandolo e riguardandolo distrattamente, magari dal divano e/o sullo schermo inevitabilmente piccolo di uno smartphone, sembra che il gol di Khvicha Kvaratskhelia contro l’Atalanta possa essere addebitato all’atteggiamento difensivo molle di Tolói, Scalvini, Demiral, De Roon, Maehle, Éderson e Pasalic – sì, nessun errore nel conteggio: anche se fa impressione, c’erano sette calciatori dell’Atalanta intorno a Kvaratskhelia. Se però ci mettessimo a vivisezionare le immagini, a valutare tutti i movimenti e le azioni dei giocatori in maglia bianca, ci renderemmo conto che non c’è alcun errore concettuale. Che la colpa di questo gol, per usare un termine spesso errato e pure un po’ antipatico, non è di nessuno di loro: Tolói temporeggia e chiude lo spazio alla sua destra, poi prova a rientrare dopo essere stato stordito dalla prima e dalla seconda sterzata di Kvara; Demiral, già mortificato un attimo prima da Osimhen, va a chiudere lo specchio della porta sulla prima finta di Kvara, così da provare a deviare il suo eventuale tiro sul secondo palo; Scalvini è più arretrato, corre in diagonale e va in scivolata per oscurare lo stesso spicchio di porta teoricamente coperto da Demiral, insomma è un’ulteriore protezione per l’eventuale conclusione a giro dell’esterno georgiano; dopo, lo stesso Scalvini si rimette in piedi e tenta di respingere con la testa il tiro finale dell’esterno georgiano, solo che lo tocca appena, non lo devia davvero; Éderson e De Roon provano a rientrare in tempo e a contrastare Kvara nel momento della conclusione quella vera, dopo che i loro compagni non sono riusciti a fermarlo; Pasalic e Maehle sono troppo lontani per poter fare qualcosa, ma almeno corrono all’indietro, provano a essere lì.

Nelle ultime ore abbiamo letto molte definizioni iperboliche e molti paragoni illustri, quindi impegnativi: Kvara pattinatore sul ghiaccio, Kvara slalomista speciale, Kvara è il nuovo George Best, Zidane contro la Reggina, Del Piero contro il Real Madrid, Baggio contro l’Udinese, dopotutto in certi casi la gara per produrre la miglior frase a effetto è una conseguenza inevitabile – ed è anche divertente, se vogliamo. Al di là di tutto questo, resta che sette giocatori dell’Atalanta hanno fatto tante cose, praticamente tutte giuste, ne abbiamo già parlato, eppure non sono riusciti a fermare Kvaratskhelia: questa è una cosa che effettivamente ci rimanda al calcio che fu, e che per questo sembra ancora più incredibile nel presente.

Non è il solito discorso anti-nostalgico snocciolato per ideologia, è un dato di fatto: i difensori contemporanei saranno pure meno duri e meno furbi e meno grintosi rispetto a quelli del passato, ma di certo sono più rapidi e più esplosivi; nel caso di specie, cioè i giocatori dell’Atalanta, parliamo di atleti con corpi scultorei, che sembrano fatti di ghisa ma sono pure resistenti, scattanti, altrimenti non potrebbero giocare come vuole Gasperini; le strategie difensive della nostra èra sono più organiche, più sofisticate, mirano e riescono a coprire tutti gli spazi, così è sempre più raro vedere grandi azioni personali in fazzoletti di campo molto vicini, per dimensioni, a quelli del futsal – a meno di essere un fuoriclasse del dribbling. Ecco, Khvicha Kvratskhelia appartiene già a questo gruppo. È un fuoriclasse del dribbling che invalida tutte queste teorie in diverse azioni di tutte le partite che disputa, quindi è come se fosse un giocatore in grado di fare cose che riuscivano molto più spesso nel passato. Che in virtù di questo riesce a travolgere il presente e ad anticipare il futuro: a farci vedere cosa e come sarà il calcio di domani.

Da tutte le angolazioni

Da anni, ormai, in tanti sostengono – anche perché è uno sviluppo praticamente certo – che il calcio dei prossimi anni sarà uno sport supersonico, un gioco in cui primeggeranno gli atleti in grado di fare le cose più imprevedibili senza ridurre la velocità d’esecuzione delle giocate. In fondo Mbappé, Vinícius e Haaland – così come Di Stéfano, Pelé, Cruijff, Maradona, Van Basten, Ronaldo e Messi prima di loro – non fanno e non hanno fatto altro che questo, cioè ripetere vecchie mosse o crearne di nuove, non importa, contro difensori sempre più difficili da superare, sempre più forti, sempre più rapidi, rispetto a quelli delle ere precedenti.

È quello che fa Khvicha Kvaratskhelia contro l’Atalanta: lo stop e il primo tocco, dopo aver ricevuto il pallone da Osimhen, sono già un dribbling, perché vanno ad anticipare e a comporre una finta – ma questo lo scopriremo solo un attimo dopo – coordinazione per il tiro e quindi costringono Tolói a fare qualcosa, a muoversi per coprire lo specchio; il terzo tocco è la chiusura della finta di cui sopra, è un tiro che in realtà non parte e intanto pure Demiral e Scalvini sono stati fregati, sono stati truffati, si muovono per intervenire su un pallone che non c’è, che non passa ancora dalle loro parti; il quarto tocco è un’altra sterzata, sempre col destro, e serve a riprendersi quello spazio che Toloi aveva coperto e che ha dovuto lasciar libero; il quinto tocco è il tiro, un tiro potentissimo, dinamite pura, la palla parte dal suo piede e Scalvini può solo sfiorarla con i capelli, non ha il tempo per poter dare forza al suo salto, al suo colpo di reni e di testa. La sfera si insacca sotto la traversa. Lo stadio Maradona emette un boato.

Tra il primo tocco di Kvara e il boato del Maradona intercorrono più o meno quattro secondi. È questo il salto nel futuro che ci fa fare Khvicha Kvaratskhelia: nella casa del Napoli certe giocate le ha fatte per anni Lorenzo Insigne, solo che non erano così veloci. Erano più sinuose, davano l’impressione di essere iberiche o anche latinoamericane, anche perché il tiro finale non era così potente, era arcuato, era un ricamo sul secondo palo. Prima ancora certe giocate le hanno fatte Zidane, Del Piero, Baggio, Best, campioni che abbiamo già nominato, ma nemmeno loro andavano così veloci, non tiravano così forte, non erano così esplosivi in ogni manifestazione del loro talento, al punto da rendere inutile l’intervento di sette calciatori diversi. Questo non vuol dire che Khvicha Kvaratskhelia appartenga già o apparterrà sicuramente a questo gruppo di fuoriclasse che hanno fatto la storia del calcio, ma ci sono diversi indizi per credere che possa andare in questo modo. La superiorità accecante che ha determinato il gol contro l’Atalanta – e tante altre azioni simili eseguite in questa stagione – è un altro di questi indizi. Forse è l’indizio più significativo in assoluto.