Dolci ricordi d’estate con il Trofeo Berlusconi

Storia romantica di un torneo amichevole, ma anche di un'era del nostro calcio e del nostro Paese.

Scrivendo questo pezzo ho preso consapevolezza di una cosa: che Silvio Berlusconi è morto. Mi spiego: cosa rimane nelle nostre piccole vite quando una delle figure politiche (e non solo) più influenti e divisive della storia del nostro paese lascia il mondo terreno? Una seconda data all’inizio della pagina Wikipedia, e poco altro. Certo, ci sono stati giorni e giorni di pagine e pagine e pagine su tutti i quotidiani, c’è stato il lutto nazionale, ci sono stati i funerali di stato a reti unificate, ma adesso che è passato circa un mese dalla sua morte a volte nella mia testa penso: ma Silvio Berlusconi? Ah già, Silvio Berlusconi è morto.

Nelle mie abitudini, nei miei affetti e nel mio lavoro nulla è cambiato. Non so se la morte di Berlusconi segnerà veramente la fine del Novecento, come del resto avrebbero già dovuto segnarla il crollo dell’Unione Sovietica, l’attentato alle Torri Gemelle, la morte di Giovanni Paolo II, la morte di Fidel Castro e la morte della regina Elisabetta, ma so per certo che con la morte di Silvio Berlusconi dal prossimo 8 agosto il Trofeo Silvio Berlusconi (che si giocherà tra Milan e Monza) sostituirà per sempre il Trofeo Luigi Berlusconi, splendore e miseria degli ultimi trent’anni del calcio italiano.

Albori (1991-1994)

«Nel momento della notorietà internazionale di oggi del Milan campione del mondo, lasciami caro vecchio Milan confondere la mia storia alla tua, lascia che dedichi le nostre vittorie a quegli anni meravigliosi, a chi mi incitava nei momenti difficili». È il 23 agosto 1991, suo papà è morto da due anni e Silvio Berlusconi decide di organizzare, a San Siro, un trofeo estivo a cadenza annuale tra il Milan e una squadra sempre diversa tra quelle che hanno vinto la Coppa dei Campioni o la Coppa Libertadores almeno una volta nella loro storia. Il virgolettato proviene dall’«elegante pubblicazione con l’introduzione del presidente», come scrive la Stampa. L’avversaria della prima edizione è la Juventus, che davanti a oltre 60mila spettatori espugna il Meazza con una doppietta di Pierluigi Casiraghi intervallata da un gol di Paolo Maldini. Come ha raccontato lo stesso Maldini a Muschio Selvaggio a venti minuti dalla fine della partita il numero 3 rossonero viene espulso perché tira una testata proprio a Casiraghi. Nonostante il rosso riceve il premio per il migliore in campo. «Eh no, Paolo. Non è da campioni comportarsi così», lo rimprovera Berlusconi.

L’anno dopo tocca all’Inter: il derby è del Milan con una rete, dopo appena quattro minuti, del nuovo acquisto dall’Olympique Marsiglia, il Pallone d’Oro in carica Jean-Pierre Papin. Nel 1993 e nel 1994 il Trofeo Berlusconi diventa internazionale, Real Madrid e Bayern Monaco, ma dopo il successo di pubblico del debutto l’interesse cala vertiginosamente: 14mila spettatori contro gli spagnoli, con la curva rossonera che protesta contro l’imminente Supercoppa Italiana da disputare a Washington con il Torino («21/8/93, Washington: se perdiamo noi esultiamo»), 17mila contro i tedeschi. L’edizione del 17 agosto 1994 è anche la prima con Berlusconi al governo dopo le elezioni di marzo e la fiducia di maggio. «Ma qui non conosco il Berlusconi presidente del consiglio», scherza Silvio facendo gli onori di casa.

Splendore (1995-2012), prima parte

Dal 1995 è sempre Milan-Juve. Il 18 agosto 1995 San Siro è pieno di persone e lacrime, gli spettatori sono oltre 63mila, perché dopo due anni di operazioni chirurgiche vane Marco van Basten dà l’addio al calcio. In ogni caso per il Trofeo Berlusconi comincia il miglior periodo della sua storia: nel 1997 si toccherà la cifra record di 76.697 paganti per oltre due miliardi di lire di incasso. Ma torniamo al 1995. Dopo che Van Basten si congeda dal suo stadio con la camicia rosa e con l’iconica giacca di renna, la Juventus vince ai rigori grazie all’errore decisivo di George Weah, appena arrivato in rossonero. Con un’ironia che trasuda razzismo tipicamente anni Novanta (e tipicamente berlusconiana), il nuovo attaccante del Milan viene soprannominato dai giornali «Sciupone l’Africano».

 In effetti il tiro di Weah non è da manuale del rigore perfetto 

Nel 1996 Dejan Savicevic e Antonio Conte si agganciano a centrocampo: entrambi espulsi, altro che amichevole. Berlusconi prende un abbaglio: «Tabárez è proprio una brava persona e sta confermando le nostre aspettative». Nel 1998 una doppietta di Filippo Inzaghi (ancora alla Juventus) ribalta il primo dei tanti colpi di testa di Oliver Bierhoff ed esulta come se avesse vinto i Mondiali. «Il fissato del gol», lo definisce sulla Gazzetta dello Sport un giovane Paolo Condò. L’anno dopo debuttano al Trofeo Berlusconi Andrij Shevchenko e soprattutto il sito ufficiale del Milan, online dal 17 agosto 1999.

Nel 2000, dopo il 2-2 alla fine dei tempi regolamentari, si va un’altra volta ai rigori. Sono passati quasi due mesi da Italia-Olanda e Jonathan Bachini beffa Dida con un cucchiaio alla Totti. Maldini, invece, sbaglia ancora di fronte a Van der Sar, questa volta tirando di destro. La rete decisiva è di Ciro Ferrara, che si gira verso i compagni mettendosi le mani nei capelli e mostrando un sorriso beffardo. È tempo allora di affrontare l’elefante nella stanza di questo articolo: il Trofeo Berlusconi portava sfortuna? «Dopo aver segnato mi sono messo le mani nei capelli perché sono napoletano e quindi anche un po’ scaramantico», dice Ferrara. La leggenda è nata proprio in quegli anni. Nel 1998, sulla Gazzetta, Fabio Licari ha scritto un pezzo dal titolo “Storia di una sfida che forse è meglio perdere”. Nel 1999 stessa firma e stesso giornale: “Quando si pensa che perdere porti sfortuna”. In effetti, fino all’edizione di fine millennio, tutte e cinque le volte che si sono affrontate Juventus e Milan chi ha perso il Trofeo Berlusconi ha poi vinto lo scudetto. Succederà in altre cinque occasioni, compreso il titolo del 2005/06 poi assegnato all’Inter dopo Calciopoli, totale dieci, mentre l’accoppiata Trofeo Berlusconi-scudetto si è verificata solo cinque volte (compreso il 2004/05, revocato) su 25 edizioni. Decidete voi se crederci o no.

Intermezzo: le meteore del Trofeo Berlusconi

Patrick Kluivert (Milan, 1997)
Davanti al pubblico del Trofeo Berlusconi più numeroso di sempre, e con Maldini schierato nell’insolita posizione di terzino destro, la Juventus di Marcello Lippi passa in vantaggio con una punizione di Alessandro Del Piero deviata in porta dalla schiena di Conte. All’inizio del secondo tempo, però, con Ibrahim Ba scatenato sulla fascia di destra, il Milan del Fabio Capello bis ribalta il risultato in otto minuti con André Cruz, Patrick Kluivert e Weah. Per Kluivert, appena comprato dall’Ajax dopo aver segnato il gol della vittoria nella finale della Champions League 1995 proprio contro il Milan, sembra l’inizio di una nuova grande avventura. «Un olandese frutto della straordinaria mescolanza di geni caraibici e nordeuropei che produce atleti bellissimi», commenta Marco Ansaldo sulla Stampa. Kluivert segnerà sei gol in 27 presenze in campionato, il Milan arriverà decimo in classifica e dopo una sola stagione l’attaccante olandese verrà ceduto al Barcellona.

Willy Aubameyang (Milan, 2007)
Nell’estate di Calciopoli, tra la retrocessione della Juventus in Serie B e i preliminari di Champions League del Milan contro la Stella Rossa, nel calendario non c’è spazio per inserire il Trofeo Berlusconi. Per la prima volta nella storia, quindi, l’amichevole estiva per antonomasia slitta al gennaio dell’anno successivo, il giorno dell’Epifania. Ci sono comunque quasi 40mila spettatori. All’86’, sul risultato di 2-2, Andrea Pirlo crossa di destro sul secondo palo e, dietro tutti i difensori bianconeri, spunta la testa di Willy Aubameyang, il fratello di Catilina e Pierre-Emerick. È il suo unico gol con la maglia del Milan, che indosserà una sola volta in gare ufficiali, in Coppa Italia contro il Catania. Oggi suo figlio Nelson, nato nel 2008, gioca negli under 15 della Pro Patria. Sapete chi era il portiere della Juventus che prese gol da Willy Aubameyang? È ancora in Serie A, proprio nel Milan: Antonio Mirante.

L’incornata vincente di Willy Aubameyang sotto la Curva Sud 

Diego (Juventus, 2009)
Il grande colpo di mercato della Juventus 2009/10, allenata da Ferrara e con Giovanni Cobolli Gigli presidente, è un trequartista brasiliano che arriva dal Werder Brema. Diego Ribas da Cunha è costato 24,5 milioni di euro e debutta al Trofeo Berlusconi segnando con un tiro di destro da fuori area deviato in rete da Thiago Silva. “Pato&Diego che show!”, titola il giorno dopo in prima pagina la Gazzetta dello Sport. “Diego e Pato show!”, risponde con originalità il Corriere dello Sport. «Uomo ovunque, cervello ma anche cuore e polmoni di questa Juve. E segna pure», annota Andrea Bianchini sul Giornale. Come il Milan di Capello, non sarà una stagione semplice per i bianconeri: settimo posto in Serie A e Alberto Zaccheroni in panchina al posto di Ferrara dalla ventiduesima giornata. Diego segnerà cinque gol in 33 partite e un anno dopo tornerà in Bundesliga, al Wolfsburg.

Splendore (1995-2012), seconda parte 

Porterà sfortuna per lo scudetto, ma non per la Champions League: il 18 agosto 2002 il Trofeo Berlusconi anticipa l’esito della finale di Manchester, Dida para due rigori e il Milan trionfa dal dischetto. Nel 2004 il match winner è Rubén Olivera, e probabilmente non vi ricordate che gol assurdi si sono mangiati Kakà e Serginho (forse la voce della scaramanzia era arrivata anche a loro). Nel 2005 il protagonista in negativo è sempre Kakà, che colpisce la spalla di Gianluigi Buffon in uscita e gli provoca una lussazione. Così i rossoneri prestano il secondo portiere Christian Abbiati alla Juventus per tutta la stagione. «Questa operazione è la sintesi di quei valori di amicizia e lealtà sportiva che dovrebbero sempre contraddistinguere lo sport a ogni livello, pur in presenza di una forte e sana rivalità sul campo. Desidero pertanto ringraziare ufficialmente il presidente Silvio Berlusconi per un gesto che, da uomo di sport, considero di grande valore simbolico, oltre che di concreto aiuto nell’imminenza dell’avvio della stagione ufficiale», dichiara pubblicamente l’amministratore delegato bianconero Antonio Giraudo. Un anno dopo scoppierà Calciopoli.   

Nell’estate del 2007 si impone 2-0 il Milan ancora con una doppietta di Inzaghi, questa volta dall’altra parte: Superpippo è il capocannoniere del trofeo con sette reti, l’unico ad aver segnato per entrambe le squadre. Del 2008 l’affermazione più larga: 4-1 Milan, gol della bandiera del giovane Cristian Pasquato. Il 22 agosto 2010 vittoria della Juventus ai rigori, ma la serata passa alla storia perché, per la prima volta, l’ad del Milan Adriano Galliani parla per la prima volta di Zlatan Ibrahimovic in rossonero: «Ci proveremo, anche se è difficile». Otto giorni dopo, il 28 agosto, diventerà ufficiale. Nel 2011 Pirlo torna a San Siro da avversario, Kevin-Prince Boateng e Clarence Seedorf segnano due grandi gol ma la maledizione torna a colpire: Trofeo Berlusconi al Milan, scudetto alla Juve. In tutti questi anni il dato del pubblico rimane costante sui 40mila spettatori. Inizia a calare nel 2012, dopo le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva al Paris Saint-Germain. La Juventus vince 3-2 e i tifosi del Milan cantano: «Berlusconi portaci un campione». Arriverà Bojan Krkic. 

Miseria (2014-2021) 

Il declino del Trofeo Berlusconi è un inabissamento. Non si disputa nel 2013, perché il Milan deve preparare il preliminare di Champions League contro il PSV Eindhoven, e nel 2014 il San Lorenzo fresco campione del Sudamerica sostituisce la Juventus per la prima volta dopo 19 anni. La sera del 5 novembre a San Siro gli spettatori sono appena 5.153 e il Milan allenato da Inzaghi vince 2-0. Ecco alcune frasi dalla cronaca della Gazzetta: «Senza cattiveria: la cosa più bella – e divertente – della serata è stata l’esibizione nell’intervallo dei Pulcini rossoneri 2005», «il Luigi Berlusconi più triste della storia è filato via così», «il Papa, tifoso illustre dei rossoblù, fortunatamente per lui sarà stato assorto in altre faccende, visto che la concomitanza con la Champions non permetteva la diretta tv».

Striscione esposto a San Siro durante il Trofeo Berlusconi 2014, Milan-San Lorenzo. Foto dal sito Maglia Rossonera  

Nel 2015 torna il derby, giocato nel tardo pomeriggio di mercoledì 21 ottobre: 1-0 Inter, gol di Kondogbia, nerazzurri in maglia gialla con in campo Berni, Gyamfi, Popa, Della Giovanna, Delgado, Gnoukouri, Tchaoule, Manaj, Rapaic e un giovane Federico Dimarco. Dopo che Silvio Berlusconi, nel 2017, vende il Milan, il Trofeo Berlusconi scompare per sei anni e ritorna nel 2021 allo stadio Brianteo di Monza. Nuovo giocattolino, nuova squadra organizzatrice, stessa formula e storica rivale: la Juventus vince 2-1 con i gol di Filippo Ranocchia e Dejan Kulusevski.    

Cosa rimane alla fine di questo lungo viaggio? La sensazione che il Trofeo Luigi Berlusconi sia stato la storia di un sogno partito all’inizio degli anni Novanta, che ha avuto il suo periodo di magnificenza tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, che è decaduto nei primi anni Dieci e che ha provato a rilanciarsi, senza successo, negli anni Venti. Insomma: la perfetta metafora del calcio italiano, ma anche e soprattutto del berlusconismo.