«Quella di adesso è la Nazionale più forte di sempre. È una generazione di fenomeni, l’evoluzione della specie». L’ha detto Federica Pellegrini, e con una soprannominata la Divina bisogna solo fare un atto di fede: crederle. Anni e anni a chiedersi quale futuro avrebbe avuto il nuoto italiano dopo il suo ritiro e la risposta è arrivata immediata. Alle Olimpiadi di Tokyo, l’ultima gara internazionale di Federica Pellegrini, l’Italia ha vinto sei medaglie: il miglior risultato di sempre ai Giochi insieme all’edizione di Sydney 2000. Lo spostamento dal 2020 al 2021 causa pandemia ha permesso a molti atleti della generazione Z di presentarsi alle Olimpiadi con una consapevolezza diversa, quasi nel prime della loro carriera, e durante le notti giapponesi abbiamo imparato a conoscere volti e nomi nuovi che stanno garantendo all’Italia delle piscine gli anni più floridi della propria storia.
A causa della squalifica della Russia, la nazionale azzurra è diventata la prima potenza del nuoto europeo e la terza potenza del nuoto mondiale dietro agli Stati Uniti d’America e all’Australia. Nell’estate 2022 l’Italia ha migliorato i propri record di vittorie e podi complessivi sia ai Mondiali di Budapest (cinque ori, nove medaglie) sia agli Europei di Roma (13 ori, 35 medaglie). Lo scorso dicembre, ai Mondiali in vasca corta di Melbourne, ha eguagliato il suo primato nella manifestazione (cinque ori, 16 medaglie) seppur con 12 convocati in meno rispetto all’edizione precedente. Pochi ma buoni.
Secondo il direttore tecnico Cesare Butini il merito va ricercato in tre aspetti: gli investimenti decennali della Federazione sugli allenatori («L’atleta passa, il tecnico rimane»), i centri federali che permettono il confronto quotidiano tra i migliori interpreti di una specialità e una nuova era per quanto riguarda l’affiatamento della squadra. «Questa squadra è sicuramente più unita della nostra, noi eravamo di meno ed era più facile che si creassero rivalità, tutti volevamo essere la prima donna. Loro sono riusciti a entrare in un meccanismo molto americano, dove il mio risultato porta al miglioramento del risultato di un altro», ha aggiunto ancora Federica Pellegrini.
Dopo Gregorio Paltrinieri, il capitano della Nazionale che è ai vertici del mezzofondo mondiale ed europeo da più di dieci anni, il volto di punta dell’Italia del nuoto è Thomas Ceccon. Nato nel 2001, veneto, l’estate scorsa a Budapest ha realizzato il record del mondo dei 100 dorso in 51’’60. Prima di lui, tra gli uomini, l’unico a riuscirci è stato Giorgio Lamberti nei 200 stile libero (1989). «Ceccon è il talento più eclettico mai avuto dall’Italia in vasca», ha detto Massimiliano Rosolino. Eclettico è la parola chiave: va forte a dorso, a delfino e nello stile libero, è campione del mondo dei 100 misti in vasca corta, tutti lo aspettano nei 200 misti in lunga ma lui, testardo come pochi, ha messo nel mirino una cosa sola: l’oro olimpico a Parigi 2024. «L’argento non se lo ricorda nessuno».
Nicolò Martinenghi è nato nel 1999 e prima di Tokyo era considerato una promessa del nuoto italiano incapace di fare risultato nel grande appuntamento. Alle Olimpiadi il tappo è saltato in aria con la medaglia di bronzo nei 100 rana e da quel momento “Tete” non s’è più fermato: oro agli Europei in vasca corta nel 2021, argento ai Mondiali in vasca corta nel 2021, oro ai Mondiali in vasca lunga nel 2022, oro agli Europei in vasca lunga nel 2022, argento ai Mondiali in vasca corta nel 2022.
Ceccon e Martinenghi rappresentano la metà della staffetta 4×100 mista medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo e medaglia d’oro, per la prima volta nella storia, ai Mondiali di Budapest. Completano il quartetto Alessandro Miressi e Federico Burdisso, altri due esponenti della generazione Z, il primo nato nel 1998, il secondo nel 2001. E poi ancora ci sono il mistista Alberto Razzetti (1999), il velocista Leonardo Deplano (1999), i ranisti Federico Poggio (1998) e Simone Cerasuolo (2003), i mezzofondisti Marco De Tullio (2000) e Lorenzo Galossi (2006), tutti medagliati europei la scorsa estate a Roma nella piscina del Foro Italico.
Tra le donne, che stanno faticando un po’ di più nel ricambio generazionale dopo il ritiro di Federica Pellegrini, Benedetta Pilato ad appena 18 anni (è nata nel 2005) è già diventata campionessa del mondo e d’Europa nei 100 rana, mentre Simona Quadarella (1998) spazia dai 400 ai 1500 stile libero, passando per gli 800 in cui ha vinto il bronzo olimpico a Tokyo. Agli ultimi Mondiali in vasca corta di Melbourne l’unica medaglia individuale femminile l’ha conquistata nei 400 misti la livornese Sara Franceschi, nata nel 1999, tra le atlete più in forma ai Campionati italiani assoluti di Riccione dello scorso aprile. Agli Assoluti è arrivato anche il successo di Sara Curtis nei 50 stile libero. Sara Curtis è nata nel 2006, ha ancora 16 anni e ha dominato gli ultimi Campionati italiani giovanili dimostrando grossi margini di miglioramento. Segnatevi il suo nome, come quelli delle gemelle Antonietta e Noemi Cesarano (2003), di Chiara Tarantino (2003), di Costanza Cocconcelli (2002), di Viola Scotto Di Carlo (2003) e di Anita Bottazzo (2003): li risentirete presto.