La sfida elettrica nel mondo del motorsport

Uno sguardo sul caso Audi: gli obiettivi della Dakar, la Formula E e, dal 2026, la Formula 1.

Il motorsport è un multiverso in cui è complicato affermarsi e crescere: è fondamentale investire e creare dei modelli virtuosi, come in ogni ambiente competitivo, ma la cosa che fa la differenza è sapersi dare obiettivi sempre più alti, sempre più ambiziosi. Dal punto di vista dei risultati in pista, ma anche a livello di innovazioni tecniche. Come sta facendo Audi, che è pronta allo sbarco in Formula Uno: la casa dei quattro anelli, forte di un accordo con la scuderia svizzera Sauber per la fornitura di propulsori ibridi, ha annunciato il suo ingresso nel 2026. Ma l’impegno di Audi va oltre questo grande appuntamento. Nel 2022, per dire, la casa tedesca ha esordito alla Rally Dakar con una vettura totalmente elettrica, la RS Q e-tron, la prima nella storia a gareggiare nella corsa off-road più importante e più dura in assoluto, tra l’altro affidata a piloti dal palmares vastissimo: il francese Stéphane Peterhansel, lo spagnolo Carlos Sainz, lo svedese Mattias Ekström. Le prime due esperienze in Arabia Saudita, sede della Dakar, hanno portato risultati altalenanti, anche a causa di un po’ di sfortuna, ma immaginare una vittoria è assolutamente alla portata di Audi. Del resto già a marzo 2022 Peterhansel aveva conquistato l’Abu Dhabi Desert Challenge con la stessa RS Q e-tron, portando per la prima volta un’auto interamente elettrica alla vittoria in un rally raid nel deserto.

L’impegno nello sviluppo di tecnologia a zero emissioni è un caposaldo del progetto Audi, non solo nel motorsport: il Gruppo ha già pianificato – per il periodo che va dal 2023 al 2028 – un investimento pari a 28 miliardi di euro per la digitalizzazione e l’elettrificazione dell’offerta. Ma questo processo è iniziato già da tempo nelle corse: nella stagione 2017/2018 Audi è subentrata in veste ufficiale al team ABT in Formula E, massima serie dell’automobilismo sportivo a zero emissioni, diventando la prima casa tedesca a correre nella serie. Dopo il titolo piloti nel 2016/2017, vinto dal pilota Lucas di Grassi, è arrivato – proprio nel 2017/2018 – il titolo costruttori.

I recenti successi di Audi nel motorsport hanno radici lontane nel tempo, e sono sempre legati a importanti step di innovazione tecnologica. La casa tedesca, per esempio, fu prima a schierare una vettura 4WD, al via del Campionato del Mondo Rally 1981: da lì nacque il mito della trazione quattro, icona tecnologica dei quattro anelli diventata famosa in tutto il mondo e che avrebbe portato alla vittoria di quattro titoli mondiali negli anni successivi, due tra i costruttori e due nella classifica piloti – con il finlandese Hannu Mikkola e lo svedese Stig Blomqvist. Per tre anni di fila, tra il 2000 e il 2002, invece, la Audi R8 monopolizzò il gradino più alto del podio alla 24 Ore di Le Mans, con l’equipaggio composto dal tedesco Frank Biela, dal danese Tom Kristensen e dall’italiano Emanuele Pirro.

Quei trionfi furono raggiunti grazie a una vettura visionaria, dotata di un propulsore turbo a iniezione diretta della benzina, un’innovazione che le permetteva di consumare meno carburante, di correre frazioni di gara più lunghe tra le soste ai box. Nel 2006, poi, la Audi R10 TDI divenne la prima vettura da competizione con motore diesel a trionfare alla stessa 24 Ore di Le Mans, successo ripetuto negli anni successivi. Il merito di quei trionfi va ascritto soprattutto agli avanzamenti che, nell’arco di un decennio, hanno portato a una riduzione del consumo di carburante del 46%.

È la storia a dirlo in maniera chiara, inequivocabile: l’obiettivo inseguito da Audi è estremamente ambizioso, ovvero sfruttare le competizioni sportive per sviluppare e testare innovazioni tecnologiche da applicare poi nella produzione di serie. Ma non solo: se performance è sinonimo di emozione, e lo è, la ricerca di Audi mette le emozioni, quindi l’uomo, al centro di tutto. Ed è con questo stesso spirito che la casa automobilistica vivrà l’ingresso in Formula Uno: la prima sfida sarà l’utilizzo un propulsore hi-tech caratterizzato da un elevato livello di elettrificazione rispetto agli standard odierni, e di carburanti sostenibili di nuova generazione.

Audi ha approfittato e approfitterà dei nuovi regolamenti tecnici che entreranno in vigore nella principale categoria automobilistica proprio dal 2026, a partire dall’introduzione di un propulsore “super ibrido” in cui la parte elettrica aumenterà di tre volte, passando dai 120 kW attuali a 350 kW, ovvero circa 480 cavalli motore in più, garantendo una maggiore sostenibilità ambientale ed economica – una trasformazione che, nelle intenzioni della F1, dovrebbe portare ad avere corse a emissioni zero già a partire dal 2030.

«La Formula Uno si sta trasformando, e Audi vuole sostenere in maniera attiva questo viaggio», ha affermato Oliver Hoffmann, membro del dipartimento per lo sviluppo tecnologico di Audi. «L’attenzione dei tecnici è posta sulla gestione energetica della trasmissione ibrida. L’efficienza è un fattore chiave di successo sia in Formula Uno che nella mobilità del futuro, e questo approccio farà progredire entrambi i mondi». Seguendo il motto “F1 Power made in Germany”, Audi si è già messa al lavoro per ampliare le sue strutture – in particolare il Motorsport Competence Center a Neuburg an der Donau, dove sono al lavoro circa 120 persone – con l’intenzione di avere un’auto di prova già nel 2025. Poi gli obiettivi saranno gli stessi di sempre, per la casa dei quattro anelli: fare innovazione, recepire soluzioni hi-tech da molteplici mondi esterni così da accelerare la transizione verso la new mobility. E vincere, ovviamente.

Da Undici n° 50