La notizia è di quelle importanti, nel contesto del calcio contemporaneo: Jordan Henderson ha trovato un accordo per la rescissione del suo contratto con l’Al-Ettifaq, squadra dell’Arabia Saudita in cui si era trasferito soltanto sei mesi fa. E ora, stando alla maggior parte dei media internazionali, sarebbe pronto a diventare un nuovo calciatore dell’Ajax. Ovviamente la notizia non sta tanto nella destinazione scelta da Henderson e dal suo entourage, quanto nel fatto che l’ex capitano del Liverpool abbia deciso di lasciare l’Arabia Saudita: Henderson, infatti, è il primo calciatore che abbandona la Saudi Pro League dopo essersi trasferito l’estate scorsa dall’Europa. Insomma, il suo addio all’Al-Ettifaq è l’inizio del potenziale contro-esodo verso il Vecchio Continente.
La situazione di Henderson è stata complicata fin dall’inizio della sua nuova esperienza: accettare la gigantesca offerta (pare che il suo stipendio annuale superasse i 20 milioni di euro) che gli è arrivata dalla squadra allenata da Steven Gerrard, anche lui ex capitano del Liverpool, lo ha reso un bersaglio per le critiche di molti tifosi inglesi. Henderson, infatti, è stato per anni un giocatore abbastanza attivo dal punto di vista politico, nel senso che ha sempre rivolto molta attenzione alla tematica dell’integrazione, in particolare alle discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQI+. Andare a giocare nella Saudi Pro League, per un personaggio del genere, è sembrata una mossa abbastanza contraddittoria. Interrogato da The Athletic sulla questione, Henderson aveva risposto in modo abbastanza ragionevole: «La mia opinione su certi temi non cambia. Perciò credo che sia positivo che un Paese come l’Arabia Saudita abbia accolto un calciatore che la pensa come me». In ogni caso, però, la sua scelta era sembrata, se non un tradimento, quantomeno incoerente.
Ora ovviamente non possiamo ancora sapere quali siano state le motivazioni che hanno spinto Henderson a tornare in Europa. Di certo gli attacchi che gli sono arrivati addosso devono aver avuto un peso, nelle sue valutazioni. Anche perché non si è trattato e non si tratterà di un addio semplice: è francamente impossibile pensare che l’Ajax possa offrirgli uno stipendio anche soltanto vicino a quello garantitogli dall’Al-Ettifaq, quindi si può dire che Henderson abbia dovuto rinunciare a moltissimi soldi pur di giocare di nuovo in Europa; un impatto abbastanza forte lo subirà anche a livello di tassazione, ma in questo senso la decisione di accettare l’offerta dell’Ajax ha una sua logica: se fosse tornato subito in Inghilterra, infatti, l’ex capitano del Liverpool avrebbe dovuto versare dei contributi ancora più elevati.
In attesa che Henderson si faccia intervistare e racconti la sua verità, ora bisogna passare dal micro al macro. Bisogna cioè ragionare sul senso di questo trasferimento, sull’eventualità che possa avere delle ripercussioni sull’enorme progetto politico-calcistico dell’Arabia Saudita. È chiaro che, come ha scritto il Guardian, si tratti di «un duro colpo» per le ambizioni di Riyadh: dopo le primissime voci sui problemi di ambientamento e sui primi malumori da parte dei giocatori arrivati dall’Europa, dover registrare subito un addio così importante è un segnale di debolezza. Certo, tutti gli altri giocatori arrivati in estate e soprattutto quelli più celebri di Henderson – Neymar, Benzema, Mané, Koulibaly, ovviamente Cristiano Ronaldo – sono ancora tutti lì, nelle loro nuove squadre. Ma resta il fatto che gli stadi sono ancora mezzi vuoti, e inoltre va aggiunto che in questa sessione di gennaio l’unico “colpo” in entrata è stato l’acquisto di Renan Lodi da parte dell’Al-Hilal. Ecco, magari l’estate in arrivo tra pochi mesi farà ripartire di nuovo la giostra, ma ci sono sempre più indizi sul fatto che la Saudi Pro League stia facendo un po’ di fatica a diventare un campionato davvero d’élite. Almeno per il momento.