La marea di soldi spesa dall’Al Hilal è servita a qualcosa

La squadra di Koulibaly, Rúben Neves e Mitrovic ha battuto un record mondiale. Anche senza Neymar.

A mercato chiuso si parla davvero poco del calcio saudita, di quello che succede in Saudi Pro League o nella Champions asiatica. È una cosa inevitabile, almeno per il momento: in fondo parliamo di competizioni che, come dire, non hanno (ancora?) moltissimo appeal per noi appassionati europei, soprattutto se paragonati alla Premier League, alla Champions League, probabilmente pure alla Serie A. I tanti campioni che hanno deciso di trasferirsi in Arabia Saudita non sono (ancora?) riusciti ad accedere un reale interesse da parte di un pubblico che vada oltre il loro nuovo Paese e oltre l’Asia. Anzi, ci sono dei dati sull’affluenza negli stadi che dimostrano lo scarso successo dell’enorme operazione voluta dal fondo PIF, cioè dalla famiglia reale di Riyadh, per portare il calcio saudita a livello di quello europeo. Certo, in futuro potrebbero cambiare molte cose, per esempio si continua a parlare di uno o più slot in Champions (quella europea, ovviamente) per le squadre della Saudi Pro League, ma al momento resta il fatto che non c’è grande fermento, intorno a questo nuovo corso.

Fatta questa doverosa premessa, è arrivato il momento di parlare dell’Al-Hilal. Per chi non lo sapesse, si tratta di una delle società che rappresentano la capitale saudita, del club che ha speso di più (376 milioni di euro) nelle ultime due sessioni di mercato, della squadra che può contare sul portiere marocchino Bounou, su Kalidou Koulibaly, su Rúben Neves e Milinkovic-Savic, su Mitrovic, Malcom e Neymar – in realtà l’ex PSG è infortunato da diverse settimane e starà fermo ancora per un po’, ma la sostanza non cambia. Ecco, l’Al-Hilal ha fatto qualcosa di davvero speciale: è arrivato a quoa 28 partite vinte di seguito, considerando tutte le competizioni, e così ha aggiornato il record assoluto di tutti i tempi, almeno per quanto riguarda il calcio professionistico. Il primato precedente, fissato a 27 vittorie consecutive, apparteneva ai New Saints, squadra iscritta alla Premier League gallese.

A questo punto, è inevitabile, viene da dire: si tratta di un record piuttosto semplice da battere, se si milita in un campionato non troppo competitivo – per non dire scadente. In effetti la tentazione di esprimersi in questo modo è piuttosto forte: l’Al-Hilal, infatti, ha infilato la sua serie record – aperta il 29 settembre scorso, 2-0 contro l’Al-Shabab – disintegrando letteralmente tutte le sue avversarie. Lo dicono i numeri: in queste 28 partite ha subito soltanto otto reti, a fronte di una media gol realizzati pari a 2,64 per match. L’ultima vittoria, se vogliamo, è quella più significativa: lo 0-2 in casa dell’Al-Ittihad, la squadra di Luiz Felipe e Fabinho che però è orfana di Benzema, ha infatti ipotecato la qualificazione alle semifinali della Champions League asiatica. Nel frattempo, la classifica della Saudi Pro League dice che l’Al-Hilal ha 12 punti di vantaggio sull’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, quando mancano solo undici turni alla fine. Difficile pensare a un crollo verticale, visto il rendimento tenuto finora.

Uno dei grandi artefici di questo cammino spettacolare è senza dubbio il tecnico Jorge Jesus, scelto come successore di Emiliano Díaz prima dell’inizio della stagione. Proprio l’allenatore portoghese ha detto che «abbiamo battuto un record incredibile, siamo nella storia. Ma primati del genere contano poco, soprattutto rispetto ai trofei: dobbiamo chiudere la stagione come campioni della Saudi League e vogliamo raggiungere lo stesso obiettivo anche nelle altre competizioni di coppa. Solo allora potremo davvero festeggiare». Jesus si riferisce ovviamente alla Champions League asiatica, ma anche alla King Cup – la coppa nazionale – e alla Saudi Super Cup, che si svolgerà in aprile.