Quella di Álvaro Morata che alza la coppa degli Europei, peraltro da capitano della Spagna, è una bella storia. O meglio: è una storia difficile, molto difficile, ma con un bellissimo lieto fine. Da qualsiasi punto la si osservi, infatti, la parabola dell’attaccante dell’Atlético Madrid (e prossimo giocatore del Milan, almeno stando alle ultime indiscrezioni di mercato) è stata a dir poco complicata: Morata, infatti, è uno dei calciatori più odiati di Spagna, e in passato ha anche confessato di aver vissuto delle profonde crisi personali, legate a problemi di benessere mentale. Morata ha superato questi momenti anche grazie all’aiuto di un professionista, cioè di uno psicologo, ma proprio dopo la vittoria agli Europei ha raccontato di aver avuto una sorta di ricaduta. Che l’ha addirittura portato a valutare l’autoesclusione dagli Europei. Per fortuna, però, ha ricevuto l’aiuto di altri due calciatori che hanno attraversato problemi simili ai suoi: Bojan Krkic e Andrés Iniesta.
Subito dopo aver alzato il trofeo di Euro 2024, intervistato dall’emittente TVE1, Morata ha ringraziato proprio Bojan e Iniesta: «Se non fosse stato per il loro aiuto, non avrei giocato questi Europei», ha detto il capitano della Spagna. Ma di che aiuto stiamo parlando? Intanto bisogna partire dalle condizioni attuali di Morata, O meglio: dal modo in cui Morata è arrivato agli Europei. I suoi errori sotto porta hanno contribuito all’eliminazione dell’Atlético Madrid ai quarti di finale di Champions League, inoltre l’ex attaccante della Juventus ha sofferto di nevralgia del trigemino, una condizione patologica che causa fortissimi dolori al volto – a causa di un’alterazione del V nervo cranico – e che, secondo questa ricostruzione di El País, è la malattia che genera la più alta incidenza di suicidi. Insomma, i presupposti erano tutt’altro che incoraggianti.
È per questo che Morata ha seriamente considerato l’idea di rifiutare la convocazione per Euro 2024. Poi, però, alcune conversazioni con Iniesta e Bojan l’hanno aiutato a cambiare idea. Quello con l’ex centrocampista del Barcellona è un legame che esiste da tempo, e che come detto nasce da alcune esperienze condivise: come Morata, anche Iniesta ha vissuto dei momenti difficili a livello personale, soprattutto dopo la morte (nel 2009) di Dani Jarque, capitano dell’Espanyol e compagno in Nazionale. Il contatto con Bojan, invece, è avvenuto tramite Adriá Carmona, ex calciatore transitato anche per la Serie A (è stato tesserato con il Milan tra il 2010 e il 2013) e che poi è diventato mental coach, anche di Morata: proprio Carmona ha aperto un canale con l’ex attaccante di Barcellona e Roma, che nel frattempo si è ritirato ed è diventato dirigente del Barça, in modo che potesse raccontargli delle sue crisi, soprattutto delle difficoltà vissute quando da ragazzo era considerato un grande talento, uno dei potenziali eredi di Messi, e poi alla fine non è riuscito a mantenere le promesse.
Infine, ma solo in ordine di tempo, anche la fiducia del ct spagnolo Luis de la Fuente ha avuto un discreto impatto sulle scelte e sul morale di Morata: un mese prima che iniziasse il torneo, il tecnico della Roja ha detto che «Morata verrà in Germania e sarà il nostro capitano: ha avuto delle esperienza eccezionali e non ho alcun dubbio su di lui, ha sempre fatto benissimo con la Nazionale. Anche meglio rispetto ai club». Alla fine si può dire che De la Fuente ci abbia visto giusto: anche se Yamal e Nico Williams sono state le grandi stelle dell’Europeo, una squadra praticamente perfetta come la Spagna 2024 deve tanto anche al suo centravanti/capitano, sia per il lavoro svolto in campo che per il suo contributo a livello emotivo. E questo è un vero e proprio lieto fine, per Álvaro Morata. E non solo per lui.