Il numero dieci sta tornando di moda, anche in Serie A

Le squadre italiane stanno riscoprendo le gioie del trequartista.

Quella palla, nove giocatori su dieci la appoggiano di lato. Ma il numero dieci, proprio lui, ha un’idea diversa. È l’azione del gol di Oyarzabal nella finale degli Europei: Dani Olmo potrebbe scaricare in fascia su Cucurella, invece imbuca d’esterno sulla prima punta. È un tocco geniale che sblocca la manovra: a quel punto è Oyarzabal a trovare Cucurella in posizione più avanzata, e poi è sempre l’attaccante della Real Sociedad a chiudere un lunghissimo triangolo che porta la Spagna sul tetto d’Europa.

Agli Europei giocati in Germania, Dani Olmo si è consacrato in maniera definitiva: l’infortunio di Pedri gli ha permesso di lasciare il segno nelle ultime tre partite, giocando in una posizione ibrida tra mezzala e trequartista, trasformando il 4-3-3 di De La Fuente in un 4-2-3-1 in alcuni momenti delle gare, in base alle situazioni di gioco. In quello slot, il fantasista del Lipsia ha garantito tecnica, visione, dribbling, ma anche un buon contributo di corsa e pressing. Il suo gioco ha offerto una rappresentazione di ciò che oggi viene chiesto ai numeri dieci, giocatori che devono avere libertà di inventare ma anche lo spirito di sacrificio che serve per mettersi a disposizione della squadra. Sulla scia di quanto mostrato da Dani Olmo, abbiamo provato a mappare i dieci della Serie A che sta iniziando, di immaginare la nuova vita di quei calciatori che potrebbero imitare lo spagnolo – anche se magari hanno un altro numero sulle spalle, ma che sono dieci in senso tecnico.

La prima considerazione che salta all’occhio è che il dieci, fino a pochissimo tempo fa, non andava molto di moda in Serie A. Se guardiamo alle prime cinque squadre dello scorso campionato, Inter, Milan, Juventus, Atalanta e Bologna, nessuna schierava titolare un giocatore simile per ruolo e contributo tecnico al Dani Olmo della Spagna; Milan, Atalanta e Bologna si sono spesso schierate col trequartista, ma Pioli, Gasperini e Thiago Motta preferivano giocatori di gamba come Loftus-Cheek, Koopmeiners e Ferguson. Quest’anno però potrebbero esserci delle grosse novità, se non altro perché tre delle top 5 hanno cambiato allenatore.

La curiosità maggiore è per il ragazzo che, a quanto sembra, vestirà proprio la maglia numero 10 della Juventus: Kenan Yildiz. Il giovane talento turco è reduce da un Europeo a due facce. Non ha segnato e in generale ha brillato meno del “gemello” Arda Güler, ma per Montella è stato un titolare fisso. Questa continuità ha rafforzato il suo status di talento pronto per i massimi palcoscenici.Nel 4-2-3-1 di Thiago Motta, Yildiz potrà occupare una posizione di partenza più funzionale alle sue caratteristiche, ovvero quella di esterno sinistro pronto a stringere dentro il campo, proprio come fa in Nazionale, rispetto a quanto avveniva con il 3-5-2 di Allegri. Un modulo che, di fatto, lo costringeva in una porzione di campo molto avanzata, che forse ne limitava le capacità creative. Da quest’anno Yildiz potrebbe essere chiamato a prendere in mano il gioco offensivo della Juve, ovviamente senza dimenticare la fase difensiva con il pressing alto, dogma dell’allenatore italo-brasiliano, aspetto che richiederà a Yildiz massima disponibilità e anche una crescita sul piano atletico.

Occhio anche al Milan di Fonseca: dopo l’era Pioli con il trequartista fisico (prima Kessié, poi Loftus-Cheek), pare che il tecnico portoghese voglia un vero dieci dietro Morata, tanto che nella prima amichevole di sabato scorso – quella finita 1-1 contro il Rapid Vienna – ha schierato titolare in quella posizione il 17enne Mattia Liberali. Questo nuovo dieci sarà Samardzic, vera e propria suggestione di mercato? Oppure potrebbe toccare a Pulisic? In effetti l’americano ha giocato alcune partite in zona centrale nel finale della scorsa stagione.

Scorrendo ancora la classifica dello scorso anno, troviamo la Roma. Ecco, il club giallorosso ha messo a segno un colpo di mercato molto interessante, almeno in potenza: l’acquisto di Enzo Le Fée, 24enne ex Rennes alla prima esperienza fuori dalla Francia. Si tratta di un giocatore che ha il tocco di palla e la visione del dieci, ma che in carriera ha ricoperto praticamente tutti i ruoli del centrocampo: regista, interno in una coppia di mediani, mezzala (ruolo prediletto, meglio se sul centrosinistra) o fantasista dietro la/e punta/e. L’ultima stagione non è stata molto fortunata anche a causa di alcuni problemi fisici, ma Le Fée sa anche trovare la porta come dimostrano i cinque gol della stagione 2022/23 in maglia Lorient. Con la spesa di 23 milioni di euro per il suo cartellino, è difficile pensare che possa partire dalla panchina: De Rossi, quindi, dovrà trovare il modo di farlo coesistere con Paredes, Pellegrini e Dybala.

Il primo gol romanista di Le Fée, nell’amichevole contro il Latina

Andrea Colpani, uno dei giocatori più particolari emersi nelle ultime stagioni di Serie A, sembra vicinissimo a seguire Palladino alla Fiorentina, dopo gli anni passati insieme a Monza. In ogni caso, quella che sta per iniziare dovrà essere l’annata della consacrazione per il trequartista cresciuto nell’Atalanta: dopo che, nel primi mesi della stagione, ha interpretato perfettamente il ruolo di trequartista di destra nel 3-4-2-1 segnando sei gol fino a novembre, Colpani ha visto calare le sue prestazioni – ma è un discorso che riguarda tutto il Monza, in realtà – e nel finale di stagione il nuovo modulo di Palladino, passato nel frattempo al 4-2-3-1, ha penalizzato proprio il “Flaco” spesso portato a giocare troppo esterno e lontano dalla porta. Quest’anno Colpani dovrà crescere per leadership e continuità, probabilmente in una piazza nuova e più esigente come Firenze. L’obiettivo sarà anche quello di riconquistare la Nazionale, assaggiata con la convocazione per le gare di qualificazione del novembre 2023 – allora però arrivarono due tribune, contro Macedonia del Nord e Ucraina. E sappiamo quanto l’Italia avrebbe bisogno di un dieci di qualità.

Se l’ultima Serie A non ha esaltato i numeri dieci, per la Serie B le cose sono andate diversamente. La prima e la seconda in classifica, Parma e Como, si sono infatti aggrappate al talento di Adriàn Bernabé e Lucas Da Cunha, chiamati ora a confermarsi al piano superiore. Bernabé, classe 2001, appartiene alla scuola spagnola, è cresciuto prima al Barcellona e poi per tre anni al Manchester City e le sue prestazioni in Serie B erano ampiamente fuori categoria: mancino morbido, piccolo di statura ma rapidissimo, nel 4-2-3-1 fluido di Pecchia ha giocato sia nella coppia di mediani che da trequartista, spesso scambiandosi di posizione con i compagni di reparto. Ha segnato otto gol in campionato, tutti di sinistro, anche uno splendido su punizione all’Ascoli. Tocchi da dieci che vedremo in azione anche alle Olimpiadi, ovviamente con la Nazionale spagnola, squadra in cui però Bernabé indosserà la maglia numero 16 – il 10 sarà sulle spalle di Alex Baena del Villareal.

Lucas Da Cunha è stata forse la miglior rivelazione nella cavalcata del Como verso la Serie A. È un giocatore diverso da Bernabé, decisamente più attaccante: la coppia Roberts-Fàbregas lo schierava di partenza come esterno a piede invertito, ma con licenza di muoversi soprattutto all’interno del campo, alle spalle della prima punta. La zona del dieci. Anche Da Cunha è del 2001 ed è mancino, ha un dribbling secco e un tiro fulminante, ma deve migliorare nell’uso del piede debole. È esploso nel girone di ritorno, quando sono arrivati sei dei suoi sette gol in campionato – a cui ha aggiunto anche sei assist. Magari anche lui sarà tra i protagonisti della nuova Serie A, un campionato che sembra essersi appassionata di nuovo al caro, vecchio dieci.