Nessuno attacca gli spazi come Robert Lewandowski

Al Barcellona il fuoriclasse sta mantenendo numeri grandiosi in zona gol, ma si è trasformato in un attaccante determinante anche senza palla: pochi tocchi, tante occasioni create per i compagni.
di Redazione Undici 09 Aprile 2025 alle 18:15

A Barcellona, tutti si aggrappano a Robert Lewandowski. Che sia per un gol, come succede da più di un decennio ovunque abbia giocato, o per un movimento in profondità a portare via gli avversari: a quasi 36 anni, il centravanti polacco continua a confermarsi inossidabile ad alti livelli. La sua carriera è una maratona – partenza contenuta, a 22 anni era ancora nel campionato polacco – fatta di metodo e continue capacità di adattamento. Facendo anche i conti con l’età, senza per questo farne un problema. Un dato su tutti: mai come nelle ultime due stagioni al Barça, Lewa si è defilato, nel senso che non è più il fulcro della manovra. Circa 18 passaggi a partita, contro gli almeno 22 (con picchi di 26-27) rispetto alla lunga esperienza in Germania. Eppure, se i blaugrana hanno le mani sulla Liga e si scatenano in zona gol, molto lo devono al lavoro sporco del loro veterano.

Da quando insomma Lewandowski è sbarcato in Catalogna, tre anni fa, il Barcellona è tornato a essere una mostruosa macchina realizzativa: 350 reti all’attivo, di cui 97 da parte dell’attaccante che vi aggiunge pure una ventina di assist. Ma il contributo offensivo dell’ex Bayern e Dortmund non si limita ai numeri – per quanto notevoli: in un centro su tre del Barça di Flick c’è il suo zampino a referto. Lewa è certamente un highlander dell’area di rigore – 38 marcature anche quest’anno – e continua ad avere la media reti impressionante tenuta per tutto il corso della sua carriera: praticamente mai meno di un centro ogni due partite, per sei stagioni al ritmo di uno ogni 90 minuti, toccando addirittura quota 1,5 nel 2020/21. Una costanza di rendimento quasi ventennale, sempre più rara nel calcio moderno.

E il bello è che Lewandowski ci è riuscito cambiando sempre versione di sé stesso. Dapprima centravanti puro, per poi trasformarsi in un jolly – soprattutto sotto la gestione Guardiola, al Bayern – capace di interpretare i numeri nove e dieci allo stesso tempo. Un leader totale. Era questa forse la sua versione più dominante, che cinque anni fa avrebbe certamente meritato il Pallone d’Oro – se a France Football, vicenda nota, non fossero andati in tilt di fronte alla pandemia. Passati i 30 però, le doti fisiche di un top player vanno maneggiate con cura. E una volta approdato al Barça – The Athletic ne ha fatto un dettagliato approfondimento tattico – Lewa ha fatto progressivamente di necessità virtù. Tornando un attaccante classico, ma con molta più duttilità rispetto all’inizio della sua carriera.

Il processo è stato graduale, tant’è vero che durante il primo anno con Xavi il nuovo acquisto continuava a viaggiare a quota 24 passaggi a partita. Poi il numero di tocchi è sensibilmente diminuito, raggiungendo il culmine oggi con Flick in panchina. E consuete valanghe di gol a parte, il lavoro oscuro di Lewandowski ha iniziato a focalizzarsi su un sistematico attacco degli spazi e della profondità: ringraziano Yamal, Raphinha, Ferran Torres. Perché nessuno ha l’esperienza e la prontezza di spirito di leggere le difese avversarie come Lewa, portandole via con sé al momento opportuno. Se prende la palla segna, se non la prende segnano gli altri. E il Barcellona, anche se ormai è un over 35, è sempre più suo.

Leggi anche

>

Leggi anche

Calcio
Il Parma è stata una grande squadra in una piccola città, e perciò ha una tifoseria davvero unica
Il club gialloblu ha vissuto trent'anni ad altissima intensità, tra trionfi incredibili e rovinose cadute, e così ha creato un legame fortissimo con la sua gente.
di Francesco Zani
Calcio
La Premier League ha battuto ogni record di spesa sul calciomercato, un’altra volta
Ecco perché un sistema può permettersi una neopromossa che spende 150 milioni sul mercato
di Redazione Undici
Calcio
Cole Palmer ha registrato il brand “Cold Palmer” per commercializzare prodotti col suo suo nome, ma un’azienda vinicola di Bordeaux gli ha fatto causa
Château Palmer sta cercando di bloccare la commercializzazione di un vino "Cold Palmer, e non è difficile intuire perché.
di Redazione Undici
Calcio
Trump ha il trofeo del Mondiale per Club nello Studio Ovale, ma la FIFA ha spiegato che si tratta di una copia
Secondo la FIFA esistono tre versioni dello stesso premio
di Redazione Undici