Che una tifoseria di calcio si innamori di un allenatore, beh, non è una cosa così assurda. E non è neanche così rara. Tanto per fare un esempio: proprio a Roma, non tantissimo tempo fa, i tifosi giallorossi hanno letteralmente sposato José Mourinho, hanno creduto ciecamente nel suo progetto fatto di emotività strabordante e di simbiosi collettiva. Allo stesso tempo, però va detto che quello che è successo con Claudio Ranieri, sempre a Roma, ha pochissimi precedenti. Anche perché non c’è stato (ancora?) un grande risultato a suggellare questo legame, anzi sulla panchina giallorossa Ranieri è arrivato al secondo posto. perdendo uno scudetto (2010), poi è stato esonerato (2011), poi è tornato due volte a salvare stagioni chiaramente votate al fallimento (2019 e 2024). Quest’anno ha compiuto un capolavoro, lo dicono i numeri, ma alla fine la stagione della Roma potrebbe concludersi senza la qualificazione in Champions League, e quindi resterebbe di fatto incompiuta. La rimonta è lì, resta e resterà per sempre, ma c’è il rischio concreto che non si completi – con una vittoria a Venezia, all’ultima giornata, la Juve resterebbe quarta a prescindere dal risultato della Roma.
Eppure, eppure, prima della partita contro il Milan – l’ultima di Ranieri sulla panchina della Roma – l’Olimpico e la sua squadra hanno salutato Ranieri come se i giallorossi avessero vinto lo scudetto. Con una coreografia bellissima, con un premio dall’alto valore simbolico – una riproduzione della lupa capitolina – consegnato direttamente nelle mani del tecnico. Con un pasillo de honor a centrocampo, in mezzo ai giocatori e tra gli applausi di tutto lo stadio. Ranieri non ha potuto fare a meno di arricciare gli occhi e il resto del viso, di tradire una smorfia di comprensibilissima commozione. Poi ha detto che «più di 60 anni fa stavo là, in mezzo a voi. Io vi ringrazio infinitamente. Vi avevo chiesto aiuto, in modo tale che potessimo fare qualcosa di buono. E voi avete capito che avevamo bisogno del vostro amore».
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— AS Roma (@OfficialASRoma) May 18, 2025
C’è tutto il bello del calcio in questi momenti. Perché, ripetiamo, la Roma e Ranieri non hanno vinto nulla. Eppure la Curva Sud e tutto il resto dell’Olimpico hanno ringraziato Ranieri in modo unico, toccante, tenerissimo. Evidentemente i tifosi giallorossi sanno che il merito è di Ranieri se la Roma è tornata a essere una squadra quantomeno credibile, sanno che senza Ranieri la stagione 2024/25 rischiava di finire veramente male. Ma soprattutto, ed è qui che si trova la vera bellezza di questa storia, sanno che Ranieri non è solo l’allenatore della Roma: è anche un uomo che prova un sentimento fortissimo di appartenenza nei confronti del mondo giallorosso, che ha accettato di interrompere il suo ritiro per provare a rimettere in piedi una situazione davvero disperata. A 73 anni compiuti non è poco, non è scontato.
Insomma, per dirlo in una frase: la fine della storia di Ranieri alla Roma dimostra che nel calcio non c’è bisogno di vincere per entrare nel cuore di una tifoseria. Anche e persino ai massimi livelli. La notte dell’Olimpico spiega che certi sentimenti contano ancora qualcosa, anzi contano tantissimo: hanno la forza di muovere le persone, fanno in modo che preparino coreografie enormi, e il bello è che tutto questo affetto è slegato dai risultati. D’altronde si dice sempre che il vero amore è quello che viene dato e/o restituito senza condizioni, e allora in questo caso si può affermare che quello tra Ranieri e la Roma, intesa come società/squadra ma anche come piazza, sia stato un amore profondamente vero, quindi bellissimo e indimenticabile. Forse non come uno scudetto, questo no, ma di certo sarà ricordato molto più di una qualsiasi qualificazione alla Champions League. L’Olimpico, è sembrato piuttosto evidente prima della partita con il Milan, su quest’ultimo punto non ha alcun dubbio.
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