Cosa ci faceva la Juventus in udienza da Donald Trump?

Tudor e alcuni giocatori della rosa bianconera hanno fatto da pubblico a una conferenza stampa in cui il Presidente USA ha parlato un po' di tutto, dimostrando di non sapere benissimo ciò che succede al Mondiale per Club.
di Redazione Undici
19 Giugno 2025

A un certo punto è sembrato di assistere a un Late Night Show. Soltanto che, al posto di Jimmy Fallon, sulla poltrona di pelle, c’era seduto il presidente degli Stati Uniti d’America: Donald J. Trump. Dietro, sullo sfondo, un pubblico d’eccezione composto da alcuni giocatori e dirigenti della Juventus. Con i volti un po’ stralunati, dato che a poche ore dall’esordio al Mondiale per Club sono finiti nel bel mezzo di una conferenza stampa che si è svolta su un equilibrio sottile, considerando anche l’inizio di un conflitto a dir poco preoccupante in Medio Oriente. Trump si gira sulla sua poltrona, guarda i giocatori, gli chiede dove si giochi la loro partita e dove sono «gli americani» che i bianconeri hanno in rosa.

Eppure nelle tasche di Donald Trump, oltre a conflitti, dialoghi e tensioni diplomatiche, ci sono anche le chiavi del calcio. Oltre al Mondiale per Club, infatti, i suoi Stati Uniti ospiteranno anche la fase finale della Coppa del Mondo 2026. E poi i Mondiali femminili del 2031. Eppure il presidente ha dimostrato di sapere poco di ciò che sta avvenendo negli stadi della sua nazione: non sapeva orario, avversario, città ospitante dell’imminente partita della Juve. Poi si è ricordato dei calciatori americani presenti nel gruppo di Tudor. Così ha chiamato Weah e McKennie, loro hanno fatto un passo in avanti, hanno stretto la mano di Trump e accennato un sorriso.

 

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Poi, dallo Studio Ovale di Washington, Trump decide di lanciare un freccia. Direzione: Joe Biden. Si diverte a stuzzicarlo, prima sulle frontiere, poi sul calcio femminile. E allora sbriglia una raffica di domande. Si volta (di nuovo), cerca una risposta tra i giocatori: loro non sanno cosa dire, provano ad articolare qualche parola. Quindi Trump trova Comolli: «Abbiamo una squadra femminile molto forte», dice il nuovo dirigente della Juve. «Ok, siete diplomatici» ribatte il presidente. Infantino osserva da un angolo. Da quel momento in poi, Donald Trump continua a palleggiare tra un tema e l’altro. Parla dei missili che squarciano Iran e Israele, delle frontiere. Dietro di lui il pubblico d’eccezione non fa una piega. Osserva la scena. È successo tutto in fretta, ma è successo davvero.

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