Al minuto 78′ della partita di Conference League tra Strasburgo e Jagiellonia, Valentín Barco – trequartista argentino classe 2004 – crossa in area di rigore avversaria e trova la testa di Guéla Doué, fratello di Désiré, che ricaccia la palla verso il dischetto del rigore. Lì, nascosto tra le maglie avversarie, Joaquín Panichelli fa la cosa più difficile e bella che si possa fare in un campo di calcio: si alza in volo, saltando anche considerevolmente in alto, macina l’aria con il piede sinistro e calcia in rovesciata con il destro, permettendo allo Strasburgo di pareggiare la partita. È il gol numero otto in undici partite per il classe 2003 argentino, arrivato in estate dall’Alavés per 20 milioni bonus compresi e già accostato a diverse big europee.
La splendida rovesciata di Panichelli, che potete vedere sotto, segue di pochi giorni i due gol segnati contro il Paris Saint Germain nell’ultimo turno di Ligue 1. In merito a uno di quei gol, il tecnico dello Strasburgo Liam Rosenior ha detto di non aver mai visto un colpo di testa così bello in un campo di calcio. Al netto dell’iperbole, che potete giudicare direttamente voi con i relativi highlights, sul feed dedicato a Panichelli appaiono già diversi video di skill&gol che lo annunciano come prossimo obiettivo del Milan. In realtà la situazione di mercato è più complicata di così: i rossoneri potrebbero essere interessati al centravanti, ma è il Chelsea il vero ago della bilancia: lo Strasburgo, infatti, ha la stessa proprietà dei Blues, il fondo BlueCo. di Todd Bohely e di Behdad Eghbali. E quindi, in caso di offerta, la squadra di Londra potrebbe pareggiarla e avere la prelazione sull’acquisto. Ma, al di là delle ovvie tentazioni di mercato, è interessante scoprire che cosa stia dietro questo exploit inaspettato.
Joaquín Panichelli arriva da Cordóba, città nel Nord dell’Argentina da cui è partito per giocare prima nelle giovanili del Racing Clúb, la stessa squadra che fu di Lautaro Martínez, e poi nel River Plate, dove ha riagganciato un filo biancorosso interrotto quasi 40 anni fa: Joaquín è infatti figlio di Germán Panichelli, scrittore ed ex calciatore che firmò per il River Plate nel 1988 su richiesta di César Menotti. Al suo arrivo era infortunato e, un mese dopo la rimozione del gesso, un’infezione lo costrinse ad un altro ricovero all’ospedale Mitre. I farmaci gli provocarono un’infezione renale che gli fece perdere dieci chili e la carriera da calciatore. L’ascesa fulminea del figlio, anche lui reduce da un infortunio importante come la rottura del crociato, può essere considerata anche come una sorta di rivincita familiare.
Alto 190 centimetri e con il gol nel sangue, Joaquín si trasferisce in Spagna a vent’anni, quando l’Alavés lo preleva a titolo gratuito dalle giovanili del River e lo inserisce nella squadra B, dove gioca per una stagione prima di finire in prestito al Mirandés. Agli ordini del tecnico italiano Alessio Lisci diventa imprendibile: 21 gol in 44 presenze, otto assist per i compagni e una finale playoff persa contro il Real Oviedo di Santi Cazorla che gli valgono la chiamata del gruppo BlueCo e l’approdo al Salisburgo. In Francia è diventato grande segnando in questo inizio di stagione otto gol in undici partite, con due doppiette negli ultimi due turni di Ligue 1 e una prima rete in Conference da mozzare il fiato. Oggi è il capocannoniere del campionato davanti a Mason Greenwood e al ritrovato Ansu Fati, e sembra non essere intenzionato a rallentare.