Perché il calcio italiano si sta interessando così tanto ai calciatori scozzesi?

L'ottima esperienza di Hickey al Bologna ha fatto scuola, ma è merito della programmazione della Federcalcio di Glasgow.

Sono anni, ormai, che il calciomercato sta scoprendo nuove tendenze. Per esempio quella relativa ai giocatori britannici che, dopo anni di ritrosia culturale, stanno – finalmente, viene da dire – lasciando la loro isola per affacciarsi nei campionati dell’Europa continentale. Prima in Germania, ora anche in altri Paesi: solo in Serie A, se facciamo riferimento all’ultimo campionato, c’erano sette calciatori inglesi e due scozzesi, più il gallese Aaron Ramsey di proprietà della Juventus ma in prestito ai Rangers Glasgow. Questa nuova dinamica non è solo frutto della globalizzazione del mercato, ma anche dell’elevatissima competitività del calcio britannico, che in qualche modo spinge i giocatori a cercare spazio altrove per poter crescere, per poter giocare, banalmente. Così si aprono nuovi canali: molti osservatori del nostro Paese, per esempio, hanno guardato e stanno guardando verso il calcio irlandese, soprattutto a livello giovanile. E verso la Scozia, come dimostrano i casi di Aaron Hickey, Lewis Ferguson e Josh Doig.

Hickey è appena passato dal Bologna al Brentford per 16,5 milioni di euro di corrispettivo iniziale, al termine di un’esperienza durata due anni e che si può definire molto positiva, per il ragazzo e per il club rossoblu. Proprio per questo, forse, lo stesso Bologna ha appena acquistato Ferguson, 23enne centrocampista proveniente dall’Aberdeen, mentre Doig – terzino sinistro di vent’anni ex Hibernian – è appena passato al Verona: è come se il caso-Hickey avesse mostrato al mondo, cioè in questo caso al sistema calcistico italiano, il campionato scozzese come un mondo tutto da scoprire e da colonizzare/valorizzare. Lo scrive anche Sky Sports UK: oltre a queste operazioni già finalizzate e ufficializzate, «l’Udinese aveva formulato un’offerta per il 22enne difensore centrale del Celtic Stephen Welsh, mentre il Bologna ha fatto ripetuti tentativi di ingaggiare Calvin Ramsay dall’Aberdeen prima del suo passaggio al Liverpool per 6,5 ​​milioni di sterline».

Proprio un ex osservatore del Bologna, Francesco Strozzi, ha parlato di questa nuova tendenza di mercato: «La Premiership scozzese è un campionato incredibilmente, incredibilmente sottovalutato. Gli scout di tutto il mondo dovrebbero seguirlo di più, visto che si gioca in maniera veloce, dinamica e fisica». Ma com’è nata e come si è sviluppata questa attenzione per una lega che, in effetti, è abbastanza fuori dai radar del calcio mainstream? La risposta è sorprendente, o forse no: c’entra la pandemia. «Durante il primo lockdown a inizio 2020», spiega Strozzi, «con i miei colleghi siamo stati costretti a guardare partite con strumenti digitali, gli unici che avevamo a disposizione. Ho visto molte gare del campionato scozzese, quando con il nostro dipartimento ci diamo concentrati su di loro, ma anche sui tornei di Danimarca, Svezia, Finlandia. Dietro l’acquisto di Hickey ci sono molte ore di lavoro al video, di analisi statistica e dei dati». Anche la crescita di un altro talento scozzese come Andy Robertson ha fatto la differenza, secondo Strozzi: «Era un giocatore praticamente sconosciuto, ma ha dimostrato che coloro che hanno un certo impatto in Scozia possono crescere molto».

Tutti questi eventi hanno un’origine comune: nel 2012, infatti, la Federazione scozzese ha avviato un programma didattico per allenatori e giocatori, con l’obiettivo di sviluppare al massimo il talento locale. Uno dei personaggi chiave era l’attuale manager del Ross County, Malky Mackay, che all’epoca ricopriva il ruolo di direttore delle prestazioni della Scottish Football Association. Proprio Mackay ha spiegato che «il lavoro fatto in questi anni ha portato a questa crescita, sono felice per i ragazzi ma anche per gli allenatori della SFA Performance School, ora guidati da Brian McLaughlin. I nostri giovani hanno inizialmente attirato l’attenzione dei club inglesi e ora anche di altri Paesi, e col tempo vedremo risultati importanti anche nella Nazionale». Insomma, siamo solo all’inizio di un percorso di crescita che è stato preparato per molto tempo. E che il calcio italiano sta seguendo con attenzione.