Come ci si prepara alla Dakar?

Le macchine, le strategie, gli equipaggi: le scuderie sono pronte per il rally raid più duro e più atteso.

Ci siamo, ormai mancano pochi giorni all’inizio dell’edizione 2023 della Dakar – si corre in Arabia Saudita dal 31 dicembre al 15 gennaio – e quindi le scuderie sono pronte già da tempo. Si tratta di una delle corse off-road più dure del calendario motoristico internazionale, di una gara richiede una preparazione specifica, sia per i veicoli che per i piloti, e arrivare alla partenza senza aver verificato e provato ogni minimo dettaglio potrebbe rivelarsi molto dannoso, soprattutto per chi punta alle posizioni di vertice. La maggior parte degli equipaggi che concorreranno alla classifica riservata alle auto si è testato al Rally di Marocco di settembre, che per molti è stata la prima corsa nel deserto dalla Dakar dello scorso gennaio. Un terreno di prova ideale in vista della Dakar, grazie al fatto che i percorsi e le condizioni climatiche sono molto simili, e questo ha permesso alle scuderia di calibrare nuove e vecchie tecnologie, di accumulare chilometri di corsa fra le dune indispensabili per ricevere indicazioni più precise rispetto a quelle fornite dai test privati, come ha sottolineato Mattias Ekström, pilota svedese di Audi: «Nel deserto sei da solo, e questo aiuta».

In particolare, i piloti hanno dovuto confrontarsi con le frequenti forature, il caldo estremo, la scarsa visibilità causata dalla sabbia sollevata dalle stesse vetture e a volte persino con gli errori dei navigatori, senza tralasciare nemmeno una tempesta di sabbia durata ore. «I problemi con le gomme e alcuni errori di navigazione», ha aggiunto Ekström, «hanno contribuito a ricordarci le difficoltà della competizione. Ma i nostri ingegneri hanno fatto un buon lavoro, perché sono davvero molto contento della messa a punto dell’auto». Anche Stéphane Peterhansel, arruolato nel 2021 da Audi e presente in corsa con il suo navigatore di fiducia Edouard Boulanger, ha manifestato un certo ottimismo in vista della Dakar: «Il lavoro che abbiamo svolto in precedenza nei test in Europa e Africa ha dato i suoi frutti qui. Le tappe in Marocco sono state abbastanza simili a quelle della Rally Dakar. Il bilanciamento e la manovrabilità della vettura sono esattamente come vorrei che fossero». Alla Dakar 2023, Peterhansel andrà alla ricerca della quindicesima vittoria in classifica generale, dopo averne già ottenute otto fra le auto e sei fra le moto (un record assoluto per la manifestazione). Un’ulteriore conferma dell’importanza del lavoro svolto è arrivata poi dallo spagnolo Carlos Sainz, anche lui membro della scuderia Audi: «Anche se a volte ci siamo persi e abbiamo dovuto cambiare le gomme, la notizia più importante è stata che la nostra macchina va benissimo».

Oltre che a rassicurare i piloti sulla competitività delle loro vetture, i chilometri percorsi hanno contribuito inoltre a migliorare la coesione interna alle squadre e ai singoli equipaggi. Anche se in alcuni casi, come quello dello stesso Sainz e del suo co-pilota Lucas Cruz, l’affiatamento sembra ormai ben affinato dalle tante gare corse insieme: «La mia fiducia nel mio co-pilota è grande, insieme abbiamo vinto tre volte la Dakar. Ci aiutiamo a vicenda», ha affermato Sainz presentare la Dakar 2023. «La comunicazione con Carlos è davvero buona», ha aggiunto Cruz. «Abbiamo una forte partnership e c’è molto ottimismo». I due spagnoli proveranno a vincere la Dakar per la quarta volta in carriera. Sia Sainz che Peterhansel hanno inoltre avuto un ruolo da “guida” per il loro compagno di scuderia Ekström, che la Dakar vorrebbe invece vincerla per la prima volta in carriera: «Posso solo imparare da entrambi», ha detto lo svedese. «Carlos è estremamente ambizioso, emotivo e pieno di energia. Imparo tutto il resto da Stéphane: ha altrettanto successo, ma è più composto, più calmo e più strategico. Sono i due compagni di squadra più cool della mia carriera».

Un occhio di riguardo in vista della edizione 2023 lo merita proprio Audi, che correrà con una evoluzione della RS Q e-tron, la vettura a propulsione elettrica che ha esordito alla Dakar nel 2022, ottenendo quattro vittorie di tappa (due con Sainz, una a testa per Peterhansel e Ekstrom). A marzo poi è arrivata per Peterhansel e Boulanger la vittoria nell’Abu Dhabi Desert Challenge, il primo raid nel deserto conquistato da una vettura elettrica. Per Audi, l’asticella delle aspettative va ora indubbiamente posta più in alto. Secondo Rolf Michl – a capo di Audi Sport GmbH dallo scorso settembre – l’obiettivo è quello di conquistare un posto sul podio: «Abbiamo migliorato la macchina, abbiamo i migliori piloti e un team molto motivato e competente. Se tutto funzionerà nel modo giusto, penso che un podio sarà possibile. Dobbiamo essere preparati in modo ottimale, molto concentrati in ogni momento e la coesione di squadra sarà la chiave decisiva per il successo. Sono ottimista, perché siamo stati molto scrupolosi nella preparazione delle tre vetture RS Q e-tron».

Michl sottolinea poi le difficoltà della Dakar dal suo punto di vista: «Su un circuito ci sono molti dati tecnici precisi e molti strumenti per prendersi cura della macchina. Nel deserto, invece, il tablet ti dà i primi indizi su cosa succede là fuori solo dopo 40-50 minuti. E speri che il tuo telefono satellitare non squilli». In qualità di manager, ci tiene comunque a mantenere il corpo in esercizio tanto quanto i suoi piloti, visto quanto può essere importante per tenere la testa sempre lucida: «Allo stesso modo», aggiunge, «preferisco organizzarmi per bene, altrimenti la complessità della vita quotidiana sarebbe impossibile da gestire. Anzi, ho già chiaro in mente l’ordine delle valigie e dei bagagli per il rally! Sono sempre stato bravo a dormire e sono flessibile quando si tratta di cibo. Di recente ho imparato che, in caso di dubbio, puoi affrontare un’intera giornata di rally con qualche barattolo di omogenizzato di mele e miglio preso dallo scaffale delle pappe dei bambini».

Per Audi, il Rally del Marocco è stato gestito facendo svolgere a ogni equipaggio un lavoro quotidiano differente, così da calibrare al meglio la nuova RS Q e-tron E2. «Per esempio, abbiamo imparato molto sullo stato di carica della batteria in condizioni di stress estremo» ha affermato Uwe Breuling, uno dei principali dirigenti di Audi Sport. «Allo stesso modo, nella quarta tappa il team si è imposto le stesse condizioni che si applicano a una tappa fuoristrada durante la Rally Dakar: ciò significava che i piloti e i co-piloti dovevano manutenere la RS Q e-tron da soli quella sera per il giorno successivo, senza l’aiuto del team. Abbiamo anche raccolto molti dati e stiamo definendo i dettagli finali, ad esempio quelli relativi al software». Insomma, una Dakar richiede un’applicazione totale da parte di dirigenti, meccanici, piloti e co-piloti per diversi mesi. Un duro lavoro che tutti sperano poi di finalizzare nel migliore dei modi nel corso delle 14 tappe (più un prologo) che andranno a comporre l’edizione 2023 della corsa più affascinante e attesa dagli amanti del rally raid.