I club di Premier League stanno continuando a comprare altre squadre in tutto il mondo

L'Aston Villa ha rilevato la metà delle azioni del Vitória Guimarães, ma è solo l'ultima goccia caduta in un oceano.
di Redazione Undici 17 Febbraio 2023 alle 16:27

Siamo immersi in un’era del calcio fondata sulle multiproprietà, su gruppi di investimento che non si limitano a rilevare le quote di un solo club, ma fanno business creando delle vere e proprie holding internazionali di squadre, società, quindi giocatori. È immediato pensare al City Football Group o al dipartimento calcio e sport della Red Bull, i due casi più ingombranti e anche più significativi, una sorta di esempio per diverse altre conglomerate – prima tra tutte l’americana 777 Partners, che gestisce la maggioranza o una parte delle azioni del Vasco da Gama, del Genoa, del Red Star Fc, del Siviglia, dello Standard Liegi, dei Melbourne Victory e dell’Hertha Berlino. Sono sempre di più gli investitori, soprattutto statunitensi, che stanno rilevando quote di club europei: siamo passati da meno di cinque investimenti all’anno prima del 2019 a più di 15 nel 2021 e nel 2022. Non a caso, viene da dire, proprio pochi giorni fa l’Uefa si è espressa in maniera perentoria – nel suo rapporto “The European Club Footballing Landscape” – su questo punto: «L’aumento degli investimenti multi-club potrebbe rappresentare una minaccia concreta per l’integrità delle competizioni europee per club, con un rischio crescente di vedere due squadre con lo stesso proprietario o investitore uno di fronte all’altro in campo. Circa due terzi di tutte le federazioni nazionali hanno regole che limitano o restringono direttamente la proprietà di più club a livello nazionale».

Proprio quest’ultimo aspetto, però, è un punto focale della faccenda: le limitazioni restano legate al singolo Paese, quando invece la tendenza delle conglomerate è quella di investire in più nazioni. Anche in Continenti diversi, ogni volta che è possibile. E ovviamente uno dei mercati più attivi, da questo punto di vista, è la Premier League. L’ultima acquisizione è stata ufficializzata dalla proprietà dell’Aston Villa, la V Sports gestita da Nassef Sawiris e Wes Edens, che ha annunciato un accordo preliminare per il 46% del pacchetto azionario del Vitória Sport Clube, che in Italia è conosciuto con il nome di Vitória Guimarães, attualmente quinta forza del campionato portoghese di Primeira Liga.

I motivi di questa operazione sono i soliti, come spiega The Athletic in questo articolo: condividere il know how e le risorse di scouting, crearsi un canale privilegiato in un Paese e in un campionato che valorizzano il talento, nel caso di specie quello portoghese ma anche quello brasiliano, avere un hub di riferimento per mandare giocatori in prestito in una nazione dell’Unione Europea. Insomma, nulla di nuovo. La cosa più interessante è che un’altra squadra inglese ha acquistato un’altra squadra in giro per il mondo, un evento che ormai si ripete con continuità. Basta scorrere la classifica della Premier per rendersi conto della portata del fenomeno: il Manchester City capolista, l’abbiamo detto, è a capo di una babele calcistica composa da undici società controllate e altre due partner in tutti i continenti; la famiglia Kroenke, proprietaria dell’Arsenal, gestisce anche i Colorado Rapids, in MLS; il Newcastle appartiene al Fondo PIF e quindi all’Arabia Saudita, un Paese in cui l’Al-Nassr – il club che ha acquistato Cristiano Ronaldo – è gestito più o meno direttamente dal Ministero dello Sport, e che è costantemente alla ricerca di nuove occasioni per mettere le mani sul calcio mondiale; Tony Bloom, proprietario del Brighton, guida anche l’Union SG, club di prima divisione belga; stessa cosa per Matthew Benham, presidente del Brentford e azionista di maggioranza del Midtjylland, in Danimarca; il co-proprietario del Crystal Palace, John Textor, possiede anche il Botafogo (Brasile), il Molenbeek (Belgio) e il 40% delle quote del Lione (Francia); la famiglia dei Srivaddhanaprabha gestisce il Leicester e dal 2017 ha rilevato le quote dell’Oud-Heverlee Leuven, club della prima divisione belga; Evangelos Marinakis è il presidente del Nottingham Forest e anche dell’Olympiacos Pireo, mentre invece la holding Sport Republic ha la maggioranza azionaria del Southampton e del Göztepe, squadra della seconda divisione turca.

Persino alcune squadre di Championship, la seconda divisione, hanno delle società satellite in altri Paesi: il Watford è di proprietà della famiglia Pozzo, da una vita alla guida dell’Udinese, mentre il Birmingham Sports Holdings possiede il Birmingham City e delle quote del Western Melbourne, club della A-League australiana; il Berjaya Group, proprietario del Cardiff, gestisce direttamente il Kortrijk (Belgio), il Sarajevo (Bosnia) e ha una partecipazione nel Los Angeles FC, in MLS; Jason Levien, infine, è co-proprietario dello Swansea e anche dei DC United, sempre in MLS. Una volta si parlava di club satelliti, ma qui siamo di fronte a qualcosa di diverso: qui si tratta di un Paese calcistico che sta costruendo un vero e proprio impero coloniale.

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