E così, a partire dal primo luglio 2024, Sávio diventerà un nuovo calciatore del Manchester City. L’annuncio di Fabrizio Romano, arrivato a calciomercato formalmente chiuso, apre di fatto un nuovo scenario per il City Football Group. E anche per il calcio delle multiproprietà, se vogliamo ragionare in modo esteso. Perché la storia di Sávio Moreira de Oliveira, noto semplicemente come Sávio o Savinho, è già un unicum assoluto: prima di lui, infatti, nessun giocatore è arrivato nella prima squadra del Man City dopo aver militato in uno dei club satelliti del CFG. Per capire cosa intendiamo, basta rileggere lo storico degli acquisti della società inglese: tutti i calciatori arrivati (o ritornati) dai vari Girona, Troyes, Melbourne City e New York City sono sempre stati di passaggio, e comunque non sono mai riusciti a ritagliarsi uno spazio nel roster di Guardiola. Alcuni sono stati rivenduti. Qualche esempio? Pedro Porro, Jack Harrison, Pablo Maffeo.
Savinho in questo momento gioca nel Girona, dove si sta affermando come uno dei talenti più scintillanti e decisivi della Liga. Eppure, almeno dal punto di vista formale, arriverà al City direttamente dal Troyes. Sì, avete letto bene: in questo momento, anzi fin da quando il ragazzo è sbarcato in Europa, il cartellino di Sávio è di proprietà di un club di seconda divisione francese. Ai tempi del suo arrivo, cioè un anno e mezzo fa, la storia andò in questo modo: il Troyes annunciò il suo acquisto per 6,5 milioni di euro e subito dopo lo girò in prestito al PSV Eindhoven, club esterno al City Football Group; secondo Luc Arrondel, economista specializzato nel segmento calcistico intervistato da So Foot, la società francese aveva formalizzato l’acquisto più oneroso della sua storia eppure «non aveva alcun interesse diretto in questa operazione: se fossimo in un’industria si parlerebbe di integrazione verticale. È possibile che tutto sia legato al Fair Play Finanziario: il Manchester City magari non avrebbe rispettato i parametri con questo affare, e allora ha usato una delle sue squadre di proprietà per concludere l’operazione. Una procedura che, a oggi, è perfettamente legale».
Da allora, le cose sono andate in modo più “lineare”, almeno da un certo punto di vista. Dopo un’annata anonima nei Paesi Bassi, Savinho è infatti rientrato al Troyes; poi l’estate scorsa è stato girato in prestito al Girona, società che invece è di proprietà del City Football Group. E che, ma questo lo saprete, sta disputando una stagione incredibile. Anche per merito dello stesso Sávio, autore di sette gol e sette assist in 27 gare ufficiali disputate finora. Le sue prestazioni devono aver convinto la dirigenza del CFG a puntare su di lui, quantomeno a testarlo nella squadra-ammiraglia della multiproprietà, e allora l’affare è stato formalizzato in vista dell’estate 2024. Vedremo come andrà, ma intanto la svolta storica si è già verificata. Perché, ripetiamo, Savinho diventerà il primo calciatore a giocare nel Manchester City dopo aver passato diversi step all’interno del City Football Group. In passato anche Taty Castellanos sembrava un candidato adatto per la rosa di Guardiola, solo che poi è finito alla Lazio dopo un lungo percorso di formazione vissuto tra Uruguay (Montevideo City Torque), Stati Uniti (New York City) e Spagna (Girona). Nel caso dell’attaccante argentino, il CFG ha generato un’enorme plusvalenza: acquistato dall’Universidad de Chile per 150mila euro, alla fine ha fruttato un incasso di 15 milioni di euro.
Con Sávio, la stessa identica procedura potrebbe/dovrebbe portare a un guadagno diverso, di tipo puramente tecnico: nel caso dell’esterno brasiliano, acquistato per una cifra non così elevata quando aveva 18 anni, è come se il Manchester City avesse allevato in casa – aggiungendo un anno di prestito al PSV – un talento che ora è potenzialmente spendibile in Premier e Champions League. Tutto giusto, tutto perfetto, tutto consentito dagli attuali regolamenti FIFA e UEFA in materia di trasferimenti e multiproprietà calcistiche. Il problema, forse, riguarda i tifosi: il Troyes, l’abbiamo detto, è stato usato come società-ponte per concludere un’operazione di mercato; il Girona, da parte sua, ha interpretato il ruolo di puro e semplice club satellite, nonostante sia in lotta per vincere la Liga e sia praticamente certo di partecipare alla prossima Champions League – anche se qui ci sono ancora dei dubbi regolamentari. E allora viene da chiedersi: il pubblico di Troyes e quello di Girona saranno disposti ad accettare per sempre questa subalternità assoluta alle dinamiche del CFG? Oppure, ancora meglio: la FIFA dovrebbe intervenire per limitare i vasi comunicanti tra i vari club di una multiproprietà? Sono domande retoriche, naturalmente.