La Serie A si è davvero messa alle spalle la Liga?

Mentre il campionato spagnolo vive anni di decadenza, il nostro manda segnali di vitalità. E soprattutto in campo europeo potrebbe realizzarsi il definitivo sorpasso.

L’ultima volta che due squadre italiane sono arrivate a giocarsi alla pari uno scontro a eliminazione diretta contro le big di Spagna, la Serie A non aveva ancora conosciuto la sua banter era e la Liga non aveva ancora attraversato la sua epoca d’oro. C’era stato quasi un doppio upset nel 2018, quando la Roma eliminò il Barcellona e la Juventus rischiò di ribaltare uno 0-3 al Real Madrid, ma fu una sorpresa, un imprevisto, nulla di immaginabile al momento dei sorteggi. Invece oggi, agli ottavi di Champions League, l’Inter affronta l’Atlético Madrid da favorita, o almeno sapendo di avere tutti gli strumenti per vincere; domani il Napoli ospiterà il Barcellona con un allenatore nuovo e qualche possibilità di passare il turno, di certo non è sconfitto in partenza. È vero che l’Atleti non è il Real Madrid, e il Barça è la brutta copia della squadra che ha rivoluzionato il calcio quindici anni fa. Ma è proprio questo il punto: se la Liga non è più quella della golden age, e la Serie A è tornata credibile anche nelle competizioni internazionali, forse stiamo per entrare in una fase storica in cui il campionato italiano supera quello spagnolo nella classifica dei migliori campionati europei, diventando capofila dei campionati normali – cioè quelli che guardano da dietro la ricchezza irraggiungibile della Premier League.

I risultati in campo internazionale non dicono tutto, non esauriscono il discorso sulla qualità di un campionato. Possono però fornire qualche indicazione. Un esempio: l’anno scorso la Serie A ha portato tre finaliste nelle coppe europee. Si è trattato di un’eccezione in qualche modo, perché i calendari, le coincidenze, gli stati di forma e i sorteggi devono aver contribuito a quei risultati. In più sappiamo che superare la casualità del calcio c’è bisogno di dare continuità ai risultati positivi di una singola stagione. Ma qualcosa in questo senso si è già visto: delle squadre italiane presenti a inizio stagione ai gironi delle coppe, solo il Milan è stato eliminato, dalla Champions League, peraltro con il salvagente della retrocessione in Europa League. In generale, l’ultima fase a gironi nella storia delle coppe europee, per le squadre italiane, è andata benissimo. Il ranking Uefa stagionale, prima di queste due settimane europee, diceva che la Serie A è una delle due leghe – l’altra è la Ligue 1 francese – a non aver perso squadre per strada, con lo score più in alto in assoluto tra tutti i campionati. E quest’anno le due leghe migliori del ranking Uefa stagionale otterranno un ulteriore posto nella Champions League 2024/25. Questo dato si intreccia con un trend di più lungo periodo che intreccia i risultati della Serie A con quelli della Liga. Il prossimo anno molto probabilmente la Spagna perderà il suo posto privilegiato nella top-2 del ranking Uefa – che conta le ultime cinque stagioni – per la prima volta dal 1998, proprio a vantaggio dell’Italia, perché nel prossimo computo si perderanno i punti totalizzati nel 2019/20 in cui le squadre della Liga avevano fatto oltre 4.000 punti in più di quelle della Serie A.

Il buon lavoro delle squadre italiane si legge anche in altri dettagli, probabilmente anche più rilevanti dei ranking Uefa. Nel 2024 una squadra può riconoscere di aver lavorato bene sullo sviluppo dei propri talenti – prodotti in casa o acquistati da mercati minori – se la Premier League si interessa a loro, quindi arriva a comprarli. Perché la Premier è il campionato più ricco e l’unico polo attrattivo del talento, fatta eccezione per poche altre squadre in Europa. Nell’ultimo anno, quindi nelle ultime due sessioni di mercato – estate 2023 e gennaio 2024 – i club di Liga hanno ceduto 12 giocatori in Premier League, per 137,5 milioni di euro di spesa, con Matheus Cunha, Nico Jackson e Pau Torres sul podio degli acquisti più costosi. Nello stesso periodo, quelli di Serie A hanno venduto in Inghilterra 16 giocatori, per 358 milioni totali, con Rasmus Højlund, Sandro Tonali e André Onana pagati più di 50 milioni l’uno. Tra le squadre che possono investire come le grandi della Premier League c’è ad esempio il Paris Saint-Germain, che secondo alcune voci di mercato – valgono quel che valgono, ma sono verosimili – potrebbe rimpiazzare Kylian Mbappé con Rafael Leao e Victor Osimhen, cioè due dei migliori attaccanti della Serie A.

Da qualche anno il campionato spagnolo sta vivendo un impoverimento tecnico-tattico cui fa eccezione praticamente solo il Real Madrid. Un calo inevitabilmente legato alle difficoltà economiche vissute in parte dallo stesso Real Madrid, ma soprattutto dal Barcellona in seguito al Covid. I risultati europei non sono più quelli di qualche anno fa, c’è un’evidente carenza di idee, una pessima gestione finanziaria di molte società, oltre al fatto che il campionato è praticamente scomparso dal calciomercato che conta. La Serie A invece dal punto di vista tecnico e tattico dimostra sempre maggior varietà e riesce a offrire uno spettacolo di buon livello più spesso di quel che si dice in giro (a giugno ad esempio raccontavo i meriti degli allenatori della middle-class italiana). È una crescita che per ora riguarda solo il campo, ma questa sapienza puramente calcistica mostrata dalle squadre di Thiago Motta, Vincenzo Italiano, Raffaele Palladino, Gian Piero Gasperini può diventare – e forse sta già diventando – una spinta anche per i dirigenti delle società nella costruzione di progetti in grado di guardare al futuro.

(Photo by Isabella BONOTTO / AFP) (Photo by ISABELLA BONOTTO/AFP via Getty Images)

Lo status di squadre e campionati non è monolitico, non è eterno, è sempre un flusso, perenne transizione, e quindi il sorpasso della Serie A sulla Liga non è da intendersi come un’affermazione scolpita nella roccia. È un incrocio di trend che si rovesciano, curve di crescita che vanno in direzioni opposte. È sempre così quando si parla della condizione di salute di un movimento calcistico nazionale, delle sue squadre e dei suoi giocatori. Percorsi che inevitabilmente non si fanno in un giorno. Già nell’estate del 2020 Espn definiva l’edizione appena conclusa della Serie A «la più divertente da seguire, pure rispetto alla Premier League». Per El País, la Serie A stava «vivendo un’ondata di trasformazioni calcistiche volte a produrre un gioco più sofisticato, più offensivo, così da recuperare due decenni perduti, attirare nuovi tifosi e aumentare le entrate dei diritti televisivi». Mentre SoFoot si chiedeva se fosse iniziata davvero «una nuova era, se finalmente le squadre di Serie A stanno iniziando a porsi le domande giuste, se stanno sacrificando l’ossessione italiana per i risultati, e si stanno facendo sedurre da una tentazione: piacere attraverso il gioco».

Sarebbe sbagliato leggere in tutto questo una rinascita del sistema calcio italiano: la Serie A è ancora un campionato di secondo piano per tutto quel che riguarda le questioni extrasportive, dagli aspetti economici alla condizione degli stadi, fino alla qualità del prodotto televisivo. Per fare un paragone, la Premier League è il motore del calcio europeo perché funziona come sistema, nonostante club che si muovono in maniera caotica e sbagliano scelte societarie e di mercato; i meriti della Serie A intesa come lega, invece, sono praticamente nulli, i risultati positivi sono tutti dei club – speriamo che possano ripetersi nel tempo, non è scontato. Anzi, bisognerà vedere cosa accadrà ai club italiani con lo stop alla proroga del Decreto crescita, che negli ultimi anni ha aiutato le società a fare mercato su giocatori dallo status – e dallo stipendio – fuori portata.

Il confronto tra Serie A e Liga ha senso nell’ottica in cui la Premier League fa storia a sé – come una Superlega tra i campionati europei – mentre Bundesliga e Ligue 1 sono ancora staccate dietro. Nella contesa per quel secondo posto, allora ci sono Italia e Spagna. Ma i diritti di trasmissione della Liga valgono ancora di più sul mercato, perché tra i due è anche quello con più spettatori nelle tv di tutto il mondo, e se parliamo di trofei internazionali le squadre spagnole hanno ancora qualcosa in più, almeno così dicono le bacheche. Se a febbraio 2024 la Serie A sembra un campionato in salute e in crescita, mentre la Liga sembra il malato d’Europa attorcigliato nella sua decadenza, non possiamo dimenticarci che il calcio è liquido in tutte le sue declinazioni e i vantaggi di oggi domani potrebbero non esistere più. Il Barcellona che sembra fragile come una farfalla di carta è a un’estate dal tornare una superpotenza del calcio. L’Atlético Madrid con Simeone ha dimostrato che se c’è da infastidire le grandi d’Europa i colchoneros hanno sempre un proiettile d’argento nascosto da qualche parte nel cartucciera. Forse la cosa migliore da fare è godersi il momento, le partite, festeggiare le vittorie quando arrivano. In attesa di trovare il modo per rendere sostenibili, quindi ripetibili, i successi grazie a una crescita dell’intero sistema calcistico italiano.