Per il momento, il grande calciomercato dell’Arabia Saudita è stato un fallimento

Gli stadi meno pieni rispetto a un anno fa, e ora la famiglia reale vuole «ridurre le perdite», ha scritto Bloomberg.
di Redazione Undici 21 Marzo 2024 alle 12:59

L’Arabia Saudita ha deciso che, nel prossimo calciomercato, spenderà molti meno soldi rispetto al 2022. La notizia l’ha riportata Bloomberg, che probabilmente è il media più influente dentro il mondo della finanza. E quindi c’è da crederci. Al di là della cosa in sé, ora è interessante capire perché la famiglia reale di Riyadh abbia fatto questa scelta. Secondo Bloomberg, l’obiettivo è quello di «ridurre le perdite», in modo da «costruire un calciomercato interno più sostenibile». In effetti gli 800 milioni di euro spesi la scorsa estate – in Saudi Pro League sono sbarcati Benzema, Neymar, Milinkovic-Savic, Koulibaly, Gabri Veiga e tanti altri – erano davvero troppi. Non perché il fondo PIF – che ha acquisito la proprietà delle quattro società più prestigiose del Paese: Al-Ahly, Al-Hilal, Al-Ittihad, Al-Nassr – abbia esaurito la sua disponibilità, figuriamoci, ma perché evidentemente non c’erano le condizioni perché questi investimenti potessero fruttare. Una prima conferma di questa nuova politica, in realtà, è già arrivata: a gennaio scorso, nessun giocatore di alto livello si è trasferito in Arabia Saudita durante la sessione invernale di calciomercato.

Un altro aspetto piuttosto importante toccato da Bloomberg riguarda l’impatto di questa campagna acquisti sul pubblico locale. La famiglia reale aveva l’obiettivo di costruire un campionato competitivo e appetibile, partendo da un ampio seguito interno, da una profonda cultura calcistica. L’equazione, in effetti, era stata inventata e scritta in modo semplice: i tanti appassionati sauditi sarebbero diventati tantissimi con l’arrivo di grandi calciatori dall’Europa. E quindi, come dire, almeno una parte dell’investimento sarebbe stata “giustificata” dalla crescita della fanbase. Ecco, questo piano è sostanzialmente fallito: già a inizio stagione – la Saudi Pro League ha un calendario che segue la stessa temporalità dei campionati europei – erano circolati i primi numeri relativi alle presenze negli stadi, ed erano numeri deludenti. Ora, come spiega Bloomberg, la situazione è addirittura peggiorata: l’affluenza media di questa stagione supera di poco le 8mila persone a partita, in calo di circa il 10% rispetto all’annata 22/23.

Nel frattempo, naturalmente, continuano a circolare indiscrezioni completamente diverse. Sia nel tono che nel contenuto. Solo qualche giorno fa, per dire, Amanda Staveley – comproprietaria del Newcastle e quindi emanazione diretta e credibile del Fondo PIF – ha dichiarato che «presto vedremo un club dell’Arabia Saudita in Champions». Non pensiamo che Staveley sia all’oscuro di quanto riportato da Bloomberg, semplicemente sta difendendo gli investimenti fatti un anno fa dal regime di Riyadh. Dove però, nel frattempo, devono essersi reso conto che il progetto della Saudi Pro League non ha funzionato alla grande, almeno per come è stato impostato finora. È chiaro che la controprova definitiva arriverà solo tra tre mesi, all’inizio del calciomercato estivo, ma il fatto che inizino a circolare certe notizie è un segnale piuttosto chiaro.

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