La sconfitta contro la Lazio ha certificato ufficialmente l’inizio di una crisi profonda, per il Milan di Sergio Conceição. Basti pensare che siamo alla terza partita persa di fila in campionato dopo quelle contro Torino e Bologna, e che la squadra rossonera ha vinto solo una delle ultime sei gare tra campionato e Champions League (quella casalinga contro il Verona del 15 febbraio). L’arrivo del tecnico ex Porto aveva portato una ventata di freschezza e di speranza, e non solo per la vittoria della Supercoppa: sembrava che il Milan avesse cambiato volto, passo, sia a livello emotivo che tattico. E invece le cose sono tornate subito nei ranghi. Anzi, i numeri dicono che il Milan di Conceição ha un rendimento peggiore rispetto a quello di Fonseca. A dirlo sono tutti gli indicatori.
Il primo, quello più determinante, è ovviamente la media punti. Se guardiamo solo al campionato, il Milan di Conceição ha messo insieme quattro vittorie, due pareggi e quattro sconfitte, quindi 14 punti in 10 partite (media 1,4). Con Fonseca in panchina, il ruolino di marcia era stato di sette vittorie, sei pareggi e quattro sconfitte in 17 partite, per una media punti di 1,5. Se allarghiamo l’analisi a tutte le competizioni, Fonseca aveva messo insieme 12 vittorie, sei pareggi e sei sconfitte in 14 partite, con il 50% di gare vinte; per Conceição il dato si abbassa al 47%: otto vittorie, tre pareggi e sei sconfitte in 17 partite. E il vero problema è che due di queste otto vittorie sono arrivate in Supercoppa, nelle prime due gare della sua gestione. Per il resto, poi, Conceição è andato decisamente peggio in campionato e soprattutto in Champions League: Fonseca ha lasciato il Milan con una striscia aperta di cinque vittorie di fila, il nuovo allenatore ha messo insieme due sconfitte (a Zagabria e a Rotterdam contro il Feyenoord) e l’amaro pareggio casalingo contro la squadra olandese.
Se tutti questi numeri non dovessero bastare, ci sono quelli dei gol segnati e subiti. Con Fonseca in panchina, il Milan ha messo insieme 44 reti fatte e 27 incassate in 24 partite, per una media offensiva di 1,8 e una media difensiva di 1,1: da quando c’è Conceição, la squadra rossonera segna di meno (1,43 gol per match) e subisce più (1,25). Certo, Conceição ha tantissime attenuanti: è arrivato in una squadra in evidente difficoltà, ha dovuto gestire anche tutti i movimenti legati al mercato di gennaio. Però va anche detto che proprio il mercato ha portato dei colpi importanti, basti pensare a Giménez e a João Félix, e che il Milan ha perso la qualificazione agli ottavi e poi il playoff di Champions League contro due avversarie nettamente inferiori, la Dinamo Zagabria e il Feyenoord. In virtù di tutto questo, si può dire che l’impatto iniziale di Sergio Conceição – quello che, per intenderci, ha portato al successo in Supercoppa – non ha avuto un reale seguito. Oggi il Milan è una squadra che non funziona, che non è efficace, che non fa risultati. Quando è così chiaro, così evidente, è inevitabile fare una riflessione anche sul lavoro dell’allenatore.
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