Alla fine, fumata bianca è stata. Betis-Antony parte due, stavolta senza termini di scadenza: un ritorno inseguito, accarezzato per tutta l’estate e realizzato proprio negli ultimi giorni di calciomercato. Suspense più happy ending, come richiedono le grandi storie di calcio. E il brasiliano, in appena sei mesi in Andalusia, ha davvero riacceso la propria carriera – fino ad allora incappata in un profondo smarrimento tecnico e mentale –, proiettando verso nuove frontiere le sorti del club. Per adesso la finale di Conference League, persa contro il Chelsea. Ma domani chissà. Da oggi nemmeno il Manchester United si mette più di traverso: come rivela Fabrizio Romano, l’accordo per il trasferimento a titolo definitivo è stato trovato per 25 milioni complessivi, più il 50% della futura rivendita a favore degli inglesi. Il futuro di Antony sarà solo in maglia biancoverde.
Non era l’unico finale possibile, ma era quello che squadra e giocatore si meritavano. Antony era arrivato a Siviglia a gennaio, dopo un triennio da incubo fra i Red Devils – da acquisto record, costato 100 milioni di euro nel 2022, a esubero in rosa. La squadra di Pellegrini cercava un innesto di freschezza e fantasia da affiancare all’esperienza di Isco, mettendolo subito nelle condizioni di essere protagonista come già era riuscito a fare con tanti altri suoi giocatori. Piazza e premesse ideali: il classe 2000 non si è fatto attendere. E nemmeno la sua classe. 9 gol e 5 assist in 26 presenze, che hanno trascinato il Betis al sesto posto in campionato e alla sua prima finale europea di sempre. Ma soprattutto, è scoccata una scintilla immediata tra giocatore, spogliatoio e tifosi. Niente più sguardo triste: Antony diventa un altro, rigenerato sotto il profilo psicologico e delle prestazioni. A luglio ritrova anche la convocazione della Seleção. Senza scendere in campo, ma ci sarà tutto il tempo per tornare a farlo.
“Questo è il momento migliore della mia vita, voglio fare la storia del Betis”, diceva lui verso l’ultimo atto di Conference. Lo strapotere dei Blues, futuri campioni del mondo per Club, si rivelerà troppo anche per gli arrembanti biancoverdi. Ma è stata la prima pietra di un progetto di medio-lungo termine, che alla fine coinvolgerà anche Antony. “Avevo bisogno di ritrovare me stesso ed essere di nuovo felice: ho sempre amato giocare a calcio, ma allo United ho avuto un periodo molto difficile. E non sono più riuscito a trovare quella gioia”. Lo scorso giugno il prestito secco al Betis era scaduto. Ma come restare a Manchester, alla luce di questa e altre dichiarazioni?
Lo sa pure il club della famiglia Glazer, anch’esso reduce da una finale europea persa – ma dal sapore diametralmente opposto, nel momento più buio della gloriosa storia societaria – e alla continua ricerca di un’identità sportiva. Per ora invano, con Amorim in panchina (anzi, sempre peggio). Durante l’estate, Antony non ha mai fatto parte di questo de profundis: nessuna convocazione nelle amichevoli di precampionato, nessuna in questo avvio di stagione. Tutti erano al corrente di come stessero le cose. L’ultimo scoglio da superare era la comprensibile resistenza economica del Manchester United, che con questa cessione sancisce il fiasco dell’investimento – ridotto di fatto a un terzo dell’originario valore d’acquisto. Ma la ferrea volontà del Betis e di Antony – che in Spagna si ridurrà lo stipendio, e non poco, per far rientrare il club entro i parametri finanziari richiesti dalla Liga – hanno pesato più di ogni altra cosa. E pure la clausola sulla futura rivendita, che in qualche modo andrà a tutelare anche lo United. Perché se Antony continua a giocare così, tornerà a volare anche il suo cartellino. Tutti contenti, quindi. Come da favola calcistica che si rispetti. Al Betis ne hanno da scriverci un libro.