Juventus 2019/20 • La tavola rotonda

Tre firme presentano la stagione della squadra di Sarri.

Continua la nostra serie di tavole rotonde per presentare la nuova stagione al termine del calciomercato. Dopo quella sul Napoli con alcune firme del Napolista, oggi tocca alla Juventus. Abbiamo chiesto a Massimo Zampini e Giancarlo Liviano D’Arcangelo, autori di Juventibus, e al direttore di Studio Federico Sarica di raccontarci le loro impressioni sull’arrivo di Sarri e il suo significato, sul calciomercato estivo, poi ovviamente anche una previsione sulla stagione dei bianconeri in campionato e Champions League.

 

La rivoluzione Sarri

Non aspiro a una rivoluzione.
Le rivoluzioni le auspico in anni poco felici:
qui semmai c’è da aggiungere agli stratosferici successi
un maggior dominio dell’avversario.
(Massimo Zampini)

Sarri porta un fatto nuovo,
ovvero l’idea che un gioco dominante
diventi il fattore primario per la vittoria.
Questo approccio rappresenta una piccola rivoluzione.
(Giancarlo Liviano D’Arcangelo)

Tocca chiarire un paio di equivoci.
Il primo: alla Juve non serve nessuna rivoluzione,
non le cerca, è la forza tranquilla per antonomasia,
un club abituato alla gestione della responsabilità,
nato per cercare con cura quotidiana di centrare i risultati,
sul campo e fuori, fungendo spesso da apripista in Italia.
Secondo: Sarri non arriva per redimerci, arriva perché, al di là dei retroscena,
evidentemente è stato considerato la persona giusta per proseguire quanto sopra.
(Federico Sarica)

I giocatori della Juventus esultano dopo il successo contro il Napoli: un confronto diretto tra bianconeri e azzurri non finiva con 7 gol totali dalla stagione 1992/93 (Emilio Andreoli/Getty Images )

MZ: Non ho nascosto alcune mie riserve iniziali su Maurizio Sarri, più per ragioni caratteriali (in primis l’insistita ricerca dell’alibi dietro ogni sconfitta) che tecniche (al più l’impiego di pochi giocatori e la ripetitività dei cambi, ma come non apprezzare gli straordinari 91 punti di Napoli e la positiva stagione al Chelsea?). Tenendo conto anche dei suoi problemi di salute (auguri!) proprio all’inizio della stagione più importante della sua carriera, il nuovo tecnico sta mostrando intelligenza nel cercare di applicare i propri princìpi senza stravolgere ogni residuo di ciò che lo ha preceduto: fiducia a chi ha giocato tanto con il precedente allenatore, graduale inserimento dei nuovi e contestuale tentativo di una squadra più consapevole e sfacciata, che non indietreggi per gestire il vantaggio. Nelle prime due partite è riuscito tutto bene per un’ora, in entrambe la mezz’ora finale è stata ben meno brillante, con troppi rischi e gol assurdi presi a palla inattiva.  La sua (e quindi la nostra) stagione dipenderà dalla capacità di juventinizzarsi, senza rinunciare a sarrizzare la Juve.

GLD: C’è un cortocircuito in questa nuova Juventus di Sarri, una scintilla positiva che mi auguro possa diventare un incendio. Aldilà della cattiva retorica che si porta dietro, Sarri vuole vincere, è motivatissimo a vincere. Viene da una lunga gavetta e ha covato dentro di sé, per molti anni, il sogno di trionfare al livello più alto. In questo è perfettamente allineato alla Juventus, alla società, alla storia bianconera. Non una rivoluzione tout-court, visto che la Juventus più bella e vincente del post Platini, la prima di Marcello Lippi, era una squadra contundente, sempre padrona del gioco. La Juventus degli ultimi anni sapeva gestire e soffrire alla grande, basando le proprie certezze sulla difesa e sulla lettura dell’avversario: la sfida di Sarri sarà quella di creare una Juve dominante che sappia divertire divertendosi, pur salvaguardando la capacità di soffrire e di restare concentrata. L’equilibrio, il punto di fusione tra universo Juve e mondo Sarri dovrà però essere appunto perfetto: né la Juventus dovrà inglobare Sarri totalmente, snaturandolo o normalizzandolo, né Sarri (ma questo è impossibile) dovrà reprimere del tutto lo spirito operaio e testaccino che fa parte del DNA bianconero.

FS: Personalmente, aborro il derby tutto teorico fra “giochisti” e “risultatisti”, ho ammirato e gioito con Allegri, un grandissimo allenatore, e sono pronto a fare lo stesso col nuovo mister, con fiducia ed entusiasmo. Per capirci, godo a guardare il City di Guardiola così come l’Atleti di Simeone quando mettono in pratica quanto pensato e promesso. Per me il calcio è una questione che ha che fare soprattutto con gli uomini, con la loro serietà, la loro perseveranza, la loro applicazione, il loro talento, la loro fortuna e il loro intuito. Come quello di cambiare prima di essere obbligati a farlo, in campo e fuori.

Il mercato di Paratici

Per me, da tifoso, la domanda principale è
se ha rinforzato la squadra e la risposta, dunque, è chiara:
sì, al netto della brutta botta
del grave infortunio di Chiellini.
(Massimo Zampini) 

La squadra esce da questa sessione rinforzata e arricchita.
Con un appunto: la maglia numero nove rimasta libera lascia intendere
che vi sia almeno un progetto mancato nel mercato bianconero.
(Giancarlo Liviano D’Arcangelo)

Questo mercato ci dice che siamo lì,
nell’olimpo ormai, dove tutto è più bello
ma tutto terribilmente più difficile:
le cessioni, gli acquisti, le idee nuove.
(Federico Sarica)

Mathijs de Ligt è il difensore più caro nella storia della Serie A: la Juventus ha versato 75 milioni di euro all’Ajax per rilevare il suo cartellino (Emilio Andreoli/Getty Images )

MZ: Qui la domanda deve essere chiara, per capire bene come giudicare una sessione di calciomercato: è riuscito a prendere un grandissimo giocatore anche quest’anno? Sì, de Ligt lo voleva mezzo mondo.  Per farlo ha dovuto cedere i big della squadra? No, Cancelo è tecnicamente eccellente e ha fatto molti assist, ma verosimilmente Sarri cercava un terzino con caratteristiche diverse. Per il resto, non ha ceduto nessuno (come ben sappiamo).  Oltre a de Ligt, si sono aggiunti anche Rabiot e Ramsey, è tornato Higuaín, Demiral prende il posto degli ultimi Caceres e Barzagli.  Al di là della questione esuberi (premesso che per esempio Lichtsteiner si riprese il posto Champions con la consueta abnegazione, avere nello spogliatoio dei grandi calciatori delusi o frustrati non è mai positivo), la punta di amaro che rimane, dunque, secondo me è legata soprattutto a due fattori: quello temporale (se la Juve avesse chiuso la campagna acquisti comprando Ramsey il 22 agosto e de Ligt il 31 dopo l’infortunio di Chiellini, le impressioni positive avrebbero sovrastato le riserve) e quello “comunicativo” (la continua sensazione che si stesse cercando di vendere per poi puntellare la rosa con gli ultimi colpi è stata poi smentita dai fatti, visto che da inizio agosto non è più accaduto nulla).

GLD: Fare mercato in un top club nel calcio di oggi – fatto di sperequazioni tra un ristretto gruppo di società ricche e globale e tutti le altre – è molto difficile. La maggior parte dei calciatori che arriva alla Juventus, per stipendio e costi può spostarsi solo in altri club di pari livello, club che spesso vivono la stessa identica situazione, con tanti giocatori che si vorrebbero cedere nei fatti impossibili da piazzare. Paratici in ogni caso ha fatto molto bene secondo me: ha incassato moltissimo attraverso le cessioni di calciatori non centrali nel progetto tecnico e si è assicurato dei parametro zero di altissimo profilo internazionale come Ramsey e Rabiot, mentre la forzata esclusione di due campionissimi come Emre Can e Mandzukic dalla lista Champions si doveva evitare. Le regole in vigore si conoscono da sempre, e una dirigenza perfetta deve fare il possibile per non creare situazioni difficili intorno alla squadra e allo staff tecnico.

FS: Le pagelle al mercato, no grazie. Come giudicare una cena dalla spesa, prima che si cucini, si apparecchi, si conoscano gli invitati, si abbinino i vini. Facciamolo pure, certo, ma non conta nulla. Detto questo: de Ligt, Rabiot, Ramsey, Danilo, arrivano rispettivamente da Ajax, PSG, Arsenal, City. Se siamo qui è merito del lavoro svolto da Paratici, prima come punta di diamante di un team, ora come capo di esso. Sempre e solo grazie, per quanto mi riguarda.

Campionato e Champions League

La squadra ha tantissimi ricambi, è davvero forte,
direi anche fortissima se avessi la certezza
che almeno uno tra Higuaín e Dybala possa rendere
almeno al 70-80 per cento del proprio potenziale.
(Massimo Zampini)

Il grande calcio degli ultimi anni mi pare dica questo:
più le squadre si abituano ad alti ritmi,
più riescono a ripetere nel lungo periodo
quel livello di prestazioni.
Mi aspetto dunque un campionato più allenante.
(Giancarlo Liviano D’Arcangelo)

Divertiamoci e aiutiamo i ragazzi
a regalarci l’unica cosa che conta davvero per noi,
come recita il motto meno compreso della storia dello sport.
(Federico Sarica)

Gonzalo Higuaín è tornato alla Juventus dopo una stagione divisa tra Milan e Chelsea. Con i bianconeri ha segnato 56 gol in 107 partite (Emilio Andreoli/Getty Images )

MZ: Il ciclo sta diventando davvero infinito e ogni anno, almeno qui in Italia, ci sentiamo inevitabilmente più appagati; si aggiunga che le rivali hanno un desiderio di vincere sempre più feroce e Conte e Ancelotti sono due grandi tecnici: noi siamo sempre ai nostri livelli, ma quest’anno potrebbe effettivamente esserci una corsa a tre. Sulla Champions fare pronostici non ha alcun senso: intanto cerchiamo di fare meglio al Wanda Metropolitano, campo infernale. Poi siamo nel solito gruppo, con il Barcellona sempre più forte, le solite Bayern e Real, le inglesi ormai eccellenti, il Psg che prima o poi andrà avanti, le italiane che crescono. Noi siamo nel gruppo, l’importante è questo. E se resteremo sempre lì, forse, prima o poi…

GLD: Nelle ultime stagioni il campionato italiano ha espresso per lo più duelli ad alto punteggio – la Roma di Spalletti fece 87 punti, il Napoli di Sarri ben 91 – e probabilmente anche in questa stagione una delle tre favorite (Juventus, Inter e Napoli) dovrà superare quota 90 per riuscire a prevalere sulle altre. Questo significa sbagliare poco o nulla con le piccole e assestarsi su una grande regolarità di gioco e di risultati. La nuova Juve di Sarri, e questo mi sembra il punto di maggiore interesse, avrà però l’attitudine a gestire meno e a pensare più a se stessa che agli avversari senza limitarsi a vincere con il minimo sforzo, e proverà a vincere le gare imponendo ritmi più alti. Proprio come è accaduto nei primi sessanta minuti delle prime due giornate. E questo potrebbe e dovrebbe aiutare la squadra ad abituarsi a prestazioni pro-attive di alto profilo tecnico e fisico, da replicare anche in Europa. Intravedo un torneo nazionale serrato che possa sostenere e favorire un percorso lungo e indimenticabile in Champions, competizione in cui il peso degli episodi è sempre enorme. Se poi quella scintilla tra Sarri e la Juve diventerà il fuoco che spero… chissà che il prossimo maggio non possa divampare l’incendio.

FS: Ci aspetta una battaglia in questo campionato. Vera. La voglia che la Juve non vinca monta nei cuori dei tifosi che ci avversano, raggiungendo livelli forse mai toccati prima, e tracima nelle squadre cui si affidano per scardinare il nostro dominio. Basti pensare che la più grande speranza di tutti loro si chiama Antonio Conte, e sarebbe già fantastico così. Ma sarà ancora più bello battersi e provare a batterli, dev’essere una festa, mi aspetto un mondo juventino più compatto, con meno borbottii, ne abbiamo davvero bisogno. Sulla Champions non mi pronuncio, vale il discorso sull’olimpo accennato nella risposta precedente. Tutto quello che viene in più sarà leggenda, cui ha notoriamente accesso un’élite ristrettissima. Dove la Juve c’è, eccome.